Una Corte d'appello californiana ha respinto il ricorso di Roman Polanski, che chiedeva di poter essere giudicato in contumacia nel processo che lo vede accusato di rapporti sessuali con una minorenne. La decisione apre la strada a un'estradizione negli Stati Uniti.
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Doppia sconfitta per Roman Polanski, agli arresti domiciliari in Svizzera dal dicembre 2009. Oltre a respingere la richiesta di un processo in contumacia, la Corte d’appello del secondo distretto della California ha pure rifiutato di sospendere la procedura giudiziaria, come chiesto dalla vittima.
La richiesta del regista polacco era già stata rifiutata il 22 gennaio da un giudice di Los Angeles. Il magistrato aveva dato ragione al procuratore, secondo cui Polanski «deve essere considerato un fuggitivo e non può quindi dettare condizioni» al tribunale.
Polanski sembra quindi alle strette, anche perché la corte californiana non intende sospendere la procedura giudiziaria, come invece chiesto da Samantha Geimer per porre fine a quello che è un secondo supplizio, dopo i fatti del 1977.
Per la corte, i crimini di cui è accusato il regista sono troppo gravi per tener conto dei motivi personali della vittima.
Ora è attesa la reazione della Svizzera, la quale aveva fatto sapere che avrebbe aspettato la decisione della giustizia americana prima di confermare o meno l’estradizione.
Polanski, 76 anni, era stato arrestato il 26 settembre scorso all’aeroporto di Zurigo, dove era giunto per ritirare un premio alla carriera assegnatogli dallo Zurich Film Festival. Negli Stati Uniti, Polanski è accusato di aver avuto rapporti sessuali nel 1977 con Samantha Geimer, allora minorenne.
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