Rendite invalidità: in Svizzera non sono più numerose
Secondo uno studio comparativo internazionale, il tasso di beneficiari di rendite AI nella Confederazione rientra nella media europea. La Svizzera ha però un elevato tasso di rendite invalidità per malattie psichiche.
Lo studio presentato venerdì dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali (UFAS) confronta i tassi di beneficiari di rendita e la loro evoluzione dal 1990 al 2007 in Svizzera, Germania, Austria, Paesi Bassi, Gran Bretagna, Norvegia e Svezia. L’analisi si basa soprattutto sui dati dell’OCSE e include tutti i sistemi che scattano in caso di cessazione prematura dell’attività lavorativa in seguito a invalidità.
Sebbene dagli anni Novanta fino al 2003 il numero delle nuove rendite abbia registrato un aumento significativo e superiore alla media, a livello internazionale la Svizzera si situa a metà classifica per quanto concerne la percentuale dei beneficiari di rendita sul totale della popolazione in età lavorativa (5,4% nel 2007). Anomala, invece, l’elevata percentuale di nuove rendite dovute a malattie psichiche.
Rispetto agli altri Stati considerati, la Svizzera è infatti il paese con la quota più elevata di rendite invalidità concesse per malattie psichiche: esse sono passate dal 25% del 1992 a oltre il 40% del 2007. Il fenomeno colpisce in particolare le fasce di età più giovani. Per affrontare la questione, il Dipartimento federale dell’interno ha deciso di organizzare una conferenza internazionale, che si terrà nel marzo dell’anno prossimo.
In altri paesi, soprattutto in Svezia, il dato riguardante le malattie psichiche è comunque aumentato in misura nettamente superiore. Secondo l’UFAS, la quinta revisione dell’Assicurazione invalidità (AI) – entrata in vigore il 1° gennaio del 2008 per promuovere la reintegrazione delle persone con malattie psichiche – nonché i provvedimenti tempestivi costituiscono «la risposta adeguata» al problema.
swissinfo.ch e agenzie

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