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Soldati svizzeri contro i pirati: un’idea che fa discutere

Un soldato francese davanti alle coste somale. In gennaio si saprà se anche soldati svizzeri lo affiancheranno Keystone

Impiegare soldati svizzeri per difendere le navi elvetiche al largo della Somalia? Il governo in linea di principio è d'accordo, come ha fatto sapere domenica Pascal Couchepin. Sul tema la discussione si annuncia però controversa. Una decisione è attesa per metà gennaio.

Soldati svizzeri all’estero che difendono navi battenti bandiera rossocrociata? L’idea può sembrare bizzarra, per chi pensa alla Svizzera come paese neutrale e senza sbocchi sul mare. In realtà la Svizzera, fra i paesi senza coste, è quello che ha la flotta più grande. E le sue navi commerciali sono esposte alle minacce della pirateria quanto quelle di altre paesi. La settimana scorsa un’imbarcazione battente bandiera svizzera è stata seguita dai pirati somali.

L’idea di difendere la flotta svizzera con unità delle esercito non è dunque frutto di pura speculazione. Il governo, come ha fatto sapere Pascal Couchepin sulla stampa domenicale, ha già dato il suo accordo di principio, anche se molte questioni rimangono aperte. Intanto l’uscita del presidente della Confederazione, non nuovo a questo genere di operazioni mediatiche, è servita a lanciare il dibattito.

Non da soli

Lunedì la ministra degli esteri Micheline Calmy-Rey ha confermato la notizia alla alla Televisione della Svizzera romanda (TSR), precisando che la proposta è stata avanzata dal suo dipartimento, dopo consultazione con il dipartimento della difesa. All’origine della proposta, discussa dal governo, ci sarebbe una richiesta di aiuto da parte di una compagnia di navigazione elvetica.

La ministra degli esteri ha tuttavia chiarito che la Svizzera non potrebbe garantire da sola la sicurezza delle proprie imbarcazioni. La navi svizzere potrebbero porsi sotto la protezione della missione navale «Atalanta», nata su iniziativa di otto paesi dell’Unione europea, a condizione però che la Svizzera partecipi alle operazioni. A bordo delle navi elvetiche dovrebbero esser impiegati soldati svizzeri.

Secondo Micheline Calmy-Rey, la missione «Atalanta» sarà operativa tra circa tre mesi. La Svizzera è invitata ai lavori preparatori, ha affermato lunedì la ministra degli esteri in un’intervista alla Televisione della Svizzera tedesca (SF). Il dipartimento degli affari esteri ha ricevuto dal governo l’incarico di chiarire gli aspetti giuridici e finanziari dell’impiego di soldati svizzeri in una missione anti-pirateria

Anche il portavoce del governo Oswald Sigg si è espresso lunedì sulla questione. Parlando alla SF, Sigg ha confermato che l’impiego di militi elvetici è immaginabile solo in un contesto internazionale. Il governo ha approvato «in linea di principio» l’impiego, ha detto Sigg. Se l’esame delle varie questioni militari, finanziarie e giuridiche proveranno che l’intervento è necessario, il governo approverà la missione.

Sigg ha precisato che l’intervento sarebbe conforme alle tre risoluzioni sul tema della pirateria adottate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Una decisione non sarà comunque presa prima della prossima seduta del governo in programma il 14 gennaio. L’ultima parola spetterà comunque al parlamento.

Ci si può attendere un dibattito controverso, tanto più che nella prossima seduta del Consiglio federale sarà presente Ueli Maurer, nuovo ministro della difesa e esponente di quell’ala dura del’Unione democratica di centro (UDC) che si è sempre battuta contro le missione dell’esercito svizzero all’estero. Per ora Maurer non si è espresso sulla questione.

Reazioni controverse

Non sono tuttavia mancate le reazioni all’idea del governo. È necessario trovare «una soluzione seria», per esempio far proteggere le navi elvetiche dalle forze navali di altri paesi, ha sottolineato Albert Stahel, esperto di strategia al Politecnico di Zurigo intervenendo alla radio svizzera tedesca DRS. In tal modo le imbarcazioni svizzere potrebbero issare la bandiera di quel paese.

Non la pensa così Reto Dühler, direttore dell’Ufficio svizzero della navigazione marittima, il quale – sempre alla radio DRS – ha detto che la Confederazione non raccomanderà alla flotta di navigare sotto insegne altrui. L’idea di un intervento militare – ha aggiunto – «è degna di venir esaminata», poiché la presenza di militari a bordo ha un effetto dissuasivo sui pirati i quali puntano a ottenere il massimo del riscatto con il minimo sforzo. Israele ha fatto così e finora nessuna delle sue imbarcazioni è stata presa di mira.

Secondo Albert Stahel, invece, le cose sono preoccupanti in quanto i pirati non esiterebbero a far colare a picco un’imbarcazione, a prendere in ostaggio gli occupanti e a uccidere i soldati. Lo ha detto al giornale gratuito «.ch», mentre sul «St. Galler Tagblatt», ha criticato quelli che definito «annunci mediatici a effetto» del governo.

Anche per il presidente della Società svizzera degli ufficiali, Hans Schatzmann, l’annuncio fatto domenica da Pascal Couchepin sull’impiego di soldati nel golfo di Aden, costituisce «un’idea esotica», ma ha riconosciuto sul giornale gratuito «News» che la decisione spetta ai politici.

swissinfo e agenzie

La flotta marittima svizzera è stata creata durante la Seconda guerra mondiale per garantire l’approvvigionamento del paese. Tra il 1941 e il 1945 hanno solcato i mari 14 imbarcazioni battenti bandiera svizzera.

Oggi la Svizzera è il paese senza accesso al mare che può contare sulla flotta più grande. 35 navi cargo e petroliere battono bandiera elvetica, con una capacità di carico totale di 1 milione di tonnellate. Le imbarcazioni appartengono a sei armatori, tre con sede nella Svizzera tedesca, tre nella Svizzera francese.

In tempo di pace le navi svizzere partecipano alle normali attività commerciali internazionali e possono essere affittate da aziende private per il trasporto delle loro merci. In caso di conflitto armato o di crisi, la Confederazione può impiegare le navi per trasporti di importanza strategica per il paese.

swissinfo.ch

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