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Speculazioni sulla successione

Sono donne, per ora, le candidate più quotate per la successione di Ruth Dreifuss. La frazione socialista si esprimerà a proposito a metà novembre.

E intanto si specula anche sui possibili avvicendamenti alla testa dei dicasteri.

Due dati sembrano certi, nella successione di Ruth Dreifuss al Consiglio federale. Il primo è che il Partito socialista (PSS) saprà difendere il suo seggio, nonostante una probabile candidatura simbolica dell’Unione democratica di centro (UDC).

Il secondo che chiunque siano i candidati del PSS, difficilmente proverranno dalla Svizzera tedesca. La nuova Costituzione federale prescrive infatti che nel governo le diverse regioni e componenti linguistiche del Paese debbano essere “equamente rappresentate”.

Probabile poi che il 4 dicembre, giorno dell’elezione da parte dell’Assemblea federale, i socialisti vogliano portare in governo una donna. Christiane Brunner, presidente del partito, ha già espresso la sua preferenza per una rappresentante della Svizzera latina.

Quindi ci sarà certamente almeno una donna nella doppia candidatura che la frazione parlamentare socialista designerà il 15-16 novembre.

Le candidature virtuali

Fra le candidature citate spesso vi è quella della consigliera di stato ticinese Patrizia Pesenti. La 44enne, ex-giudice dei minorenni, è capo del dipartimento delle opere sociali ed è considerata un’esponente dell’ala destra del partito.

Altra candidata autorevole ad un posto nel governo federale è la consigliera di stato ginevrina Micheline Calmy-Rey, 56 anni, capo del dipartimento delle finanze del suo cantone.

Fra i nomi possibili circola inoltre quello di Liliane Maury Pasquier, la levatrice 45enne attualmente presidente del Consiglio nazionale. Nella sua funzione istituzionale si è conquistata molte simpatie, ma gli osservatori danno poche possibilità alla sua candidatura.

Fra gli altri candidati menzionati dalla stampa negli ultimi giorni vi sono inoltre la consigliera di stato neocastellana Monika Dusong e, unico uomo, il consigliere agli stati Jean Studer, anche lui di Neuchâtel.

Quanto ad una candidatura UDC, il presidente del partito Ueli Maurer non ha voluto esprimersi sui nomi. Vi potrebbe essere un nuovo tentativo di Cristoph Blocher, già messosi in lizza nel 1999 contro Ruth Dreifuss, oppure dello stesso Maurer.

Il valzer dei dicasteri

Le dimissioni di Ruth Dreifuss potrebbero condurre anche ad un avvicendamento alla testa dei dipartimenti. Da tempo i partiti borghesi desiderano riappropriarsi del dicastero degli interni, tradizionalmente un loro feudo.

Dall’epoca delle dimissioni di Hans-Peter Tschudi nel 1973 – Tschudi è deceduto poche ore prima delle dimissioni di Dreifuss, che l’ha ricordato nel suo discorso – Ruth Dreifuss è stata la prima socialista a capo del dipartimento degli interni e quindi della politica sociale della Confederazione.

Pascal Couchepin, attuale ministro dell’economia, non ha mai nascosto il suo desiderio di cambiare dipartimento. E anche il ministro degli esteri Joseph Deiss potrebbe essere una candidato agli interni.

Ai socialisti, a cui difficilmente i partiti borghesi concederebbero il dipartimento dell’economia, potrebbe perciò toccare il dipartimento degli esteri, un ministero che dopo il 1960 hanno spesso controllato.

Christiane Brunner, dal canto suo, ha detto che il PSS vorrebbe mantenere il dipartimento degli interni, senza però farne una questione di fede. “Tutti i dipartimenti sono importanti”, ha concluso.

swissinfo e agenzie

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