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Svizzera zona di transito per i clandestini

Un gruppo di gitani rumeni fermato dalla polizia elvetica. Keystone Archive

Le polizie vallesane e vodesi subiscono l’esclusione della Svizzera dallo spazio di Schengen. Dalla fine di febbraio hanno respinto 253 immigrati clandestini.

A Vallorbe l’inasprimento dei controlli della Francia mette fine al viaggio degli stranieri in situazione irregolare.

Sono più di duecento, molto presto trecento, e il loro numero dovrebbe crescere ulteriormente. Provengono dalla Cina, dal vicino Oriente, dal Maghreb, dai Balcani, alcuni anche dall’Africa.

E per molti di loro il viaggio verso l’Europa, e in particolare la Gran Bretagna, si è fermato alla frontiera franco-svizzera. Specialmente in queste ultime settimane.

Desiderosi di frenare, o perlomeno di ridurre, il considerevole afflusso delle persone che transitano in Svizzera senza validi visti, il 22 febbraio scorso la Francia ha deciso di moltiplicare e rafforzare i controlli alle sue frontiere.

Alla stazione di Vallorbe, ultima tappa dei treni in provenienza da Venezia o Roma prima dell’ingresso sul suolo tricolore, la polizia sorveglia, scruta, controlla con attenzione.

Un accordo ratificato dai due paesi nel 1960, consente ai doganieri e ai poliziotti di controllare le linee ferroviarie del vicino territorio. E, se del caso,di rifiutare l’ingresso degli immigrati in situazione illegale.

I contribuenti vodesi chiamati alla cassa

L’avvio di questa operazione in grande stile da parte delle autorità francesi, ha evidentemente avuto degli effetti sulle polizie cantonali di Vaud e Vallese.

“Alla frontiera con la Francia, i poliziotti svizzeri – annuncia la Radio della Svizzera romanda – si trovano confrontati con una marea di clandestini”. E in un mese e mezzo hanno respinto verso l’Italia circa 253 immigrati.

“Abbiamo dovuto organizzare un imponente servizio d’ordine – precisa Jean-Christophe Sauterel, portavoce della polizia cantonale vodese – per assicurare il rinvio dei clandestini”. Le cifre, del resto, sono esplicite: 113 collaboratori, 450 ore di lavoro, 12 mila chilometri con l’auto di servizio. E tutto ciò sulle spalle dei contribuenti vodesi.

Un asse altamente strategico

Circondata dalla Francia e dall’Italia su un asse altamente strategico, la Svizzera paga un pesante tributo per il suo isolamento in seno allo spazio di Schengen. “Ogni persona in provenienza da questo spazio – spiega Sauterel – deve essere in regola se ne vuole raggiungere un altro”.

E, a dipendenza del visto rilasciato dalle istanze europee, il passaggio da un capo all’altro della frontiera può bruciare. “Da un lato ci sono gli immigrati senza autorizzazione alcuna e, d’altro lato, ci sono coloro che hanno dei permessi limitati, come un solo ingresso nello Spazio di Schengen”.

In entrambi i casi, queste due categorie di immigrati che transitano dalla Svizzera, non passano più dai controlli francesi. Pertanto le polizie svizzere non hanno altra soluzione che quella di assicurare il loro rinvio.

Insomma, un vero e proprio rompicapo kafkiano se si considera che spesso è addirittura impossibile vietare l’ingresso in Svizzera alle persone non in regola. “Tra Briga e Domodossola – assicura Renato Kaldermatten, della polizia cantonale vallesana – tutti i treni vengono passati al setaccio”.

“Del resto – aggiunge il funzionario –non possiamo rifiutare l’ingresso ad un immigrato in regola con la Svizzera, ma illegale per lo Spazio di Schengen”.

Il transito dei clandestini in Svizzera continuerà a far scorrere fiumi di inchiostro. E, soprattutto, a causare problemi e grattacapi alle polizie vodesi e vallesane.

swissinfo, Raphael Donzel
(traduzione e adattamento Françoise Gehring)

13 stati membri dell’Unione europea hanno firmato, il 19 giugno 1990, la Convenzione di applicazione dell’Accordo di Schengen sulla libera circolazione.
Si tratta di: Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Svezia.
2 paesi, Norvegia e Islanda, sono associate allo spazio di Schengen attraverso un accordo.

Gli Accordi di Schengen prevedono la soppressione del controllo delle persone alle frontiere interne degli stati firmatari. Previsto, di conseguenza, anche il rafforzamento dei controlli alle frontiere esterne. L’esclusione della Svizzera dal cosiddetto Spazio di Schengen sta creando numerose difficoltà.

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