Svizzeri in Albania per eliminare le armi chimiche
L'Albania ha ereditato dalla guerra fredda grandi quantità di armi chimiche. Il problema che si pone attualmente è quello della loro eliminazione. Il Dipartimento della difesa e la Divisione per lo sviluppo e la cooperazione svizzeri hanno dato avvio ad un progetto pilota per aiutare il paese balcanico a liberarsi, nel rispetto dell'ambiente, delle sostanze tossiche.
È entrato in una fase operativa il progetto svizzero di eliminazione di armi chimiche dell’esercito albanese. Un convoglio di autocarri con il materiale e l’infrastruttura necessari è attualmente in viaggio verso il paese balcanico.
L’iniziativa è finanziata in comune dal Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) e dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), indica giovedì in una nota del DDPS. Il progetto è coordinato dal Laboratorio AC di Spiez (ACLS), un istituto del DDPS che si occupa della gestione dei rischi atomici, biologici e chimici.
Hans-Ruedi Indermühle dell’ACLS ha spiegato all’ats che si tratta di «un’esperienza pilota» che potrebbe costituire un modello per ulteriori iniziative simili. I costi diretti dell’eliminazione delle sostanze velenose risalenti ai tempi della guerra fredda dovrebbero ammontare a due milioni di franchi. Attualmente, visto il carattere sperimentale dell’operazione, è ancora difficile stimare le spese dovute ad imprevisti o ai trasporti, ha aggiunto.
Il trasporto del materiale, che avverrà su gomma, rotaia e su nave, dovrebbe essere concluso tra due settimane. In seguito comincerà la costruzione delle istallazioni in loco: l’infrastruttura sarà probabilmente operativa in agosto/settembre, ha detto Indermühle. Tutti i veleni saranno eliminati in Albania nel rispetto dell’ambiente.
Il Consiglio federale aveva autorizzato il progetto nel 1998 e l’anno successivo era stato approvato un accordo tra Svizzera ed Albania per regolare lo statuto del personale elvetico attivo sul posto.
swissinfo e agenzie
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