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Traffico pesante: è scontro tra Ticino e Lombardia.

Se il Ticino non è contento, non lo sono neppure i camionisti Keystone

Duro attacco del capo del Dipartimento del Territorio, Marco Borradori, alla Regione Lombardia che avrebbe lasciato il Ticino solo a gestire l'emergenza Tir.

Ma al Cantone non piace nemmeno la “Fase rossa” decisa da Berna per fermare i camion in eccesso alla frontiera. Tra code chilometriche in autostrada e polemiche, per il Ticino la gestione del traffico pesante sembra diventata un problema senza possibili soluzioni. Intanto, gli autotrasportatori italiani e ticinesi sono sul piede di guerra e minacciano azioni di protesta.

Si teme il caos

Lunedì mattina Borradori ha incontrato i Gran Consiglieri del Mendrisiotto, la regione che subisce le conseguenze più gravi del transito dei Tir, per fare il punto della situazione. Ebbene, secondo Borradori il dosaggio al tunnel del San Gottardo, con il senso unico alternato, ha rivelato molte pecche: ” Fino adesso ha funzionato bene o male – ha sottolineato – grazie alle favorevoli condizioni meteorologiche e per lo scarso afflusso di traffico leggero. Ma gli autotrasportatori ticinesi sono stati penalizzati da questo sistema, soprattutto per quel che riguarda il trasporto di merci deperibili”.

Secondo il Direttore, se avesse nevicato come gli altri anni, tutta l’autostrada sarebbe andata in tilt. Tuttavia, a preoccupare oggi è il previsto aumento del traffico per le festività pasquali. Difficile prevedere cosa succederà sulle strade del Cantone.

Critiche alla Regione Lombardia

Per l’emergenza traffico pesante, ha lamentato Borradori, manca la collaborazione della Regione Lombardia, o meglio dell’assessore alle Infrastrutture e alla Mobilità Massimo Corsaro: “Ho tentato di contattarlo a più riprese, ma invano. Finora, i rapporti con il presidente della Regione, Roberto Formigoni, sono stati ottimi, ma Corsaro non si è degnato nemmeno di risponderci. Così ci troviamo a dover gestire da soli un problema che è anche loro. Berna, comunque, ha chiesto un incontro con la Regione e la Provincia di Como”. Per il Governo ticinese, ha ribadito Borradori, il divieto di transito notturno è irrinunciabile, quindi non ci sarà nessuna revoca su cui insistono, invece, i trasportatori italiani.

Proposte radicali

Edo Bobbià, deputato del Partito liberale radicale e segretario cantonale della Società impresari costruttori, ha sottolineato, che i transiti dei camion ticinesi verso la Lombardia sono rallentati a dismisura in territorio italiano, quasi a voler esercitare una “ritorsione o una forma di ricatto verso la Svizzera”. E Bobbià ha pure avanzato una proposta radicale: “Liberalizzare completamente il traffico pesante. Sarà il caos, ma così, forse, Berna e Milano finalmente ci ascolteranno”.

Situazione illegale

Stando agli ultimi dati, attualmente stanno transitando in Ticino 3600-3700 Tir al giorno, mentre di notte nelle aree di sosta ne vengono parcheggiati sino a 1100. Nelle ultime settimane si sono avute ripetutamente colonne sino a dieci chilometri con tre-quattro ore di attesa al portale sud per attraversare il tunnel del Gottardo.

A conti fatti, ha rilevato Borradori, siamo nell’ordine di circa 26mila camion a settimana, quindi 3 mila in più di quanto previsto dalla legge di accompagnamento all’accordo sui trasporti tra Svizzera e Ue, che impone di restare al livello di due anni fa. Una situazione illegale rimarcata anche dall’inosservanza delle misure di sicurezza nel tunnel. I camionisti non rispettano affatto la distanza obbligatoria dei 150 metri. Né si spera che la riapertura del traforo del Monte Bianco possa alleggerire il traffico sui valichi alpini svizzero-italiani. Difatti l’attraversamento del Bianco costa 360 franchi contro i 160 da pagare in Svizzera, quindi, ha osservato Borradori, è inevitabile che i camionisti continuino a scegliere i nostri valichi.

Critiche a Berna

Ma dall’incontro coi deputati sono pure venute pesanti critiche a Berna per la decisione sulla “Fase rossa”, ovvero la possibilità per la polizia ticinese di far cambiare itinerario ai camion per non farli passare dal Gottardo o dal San Bernardino, qualora si superi una certa soglia di transiti. ” Una presa in giro” l’hanno definita i Gran Consiglieri. Una misura, ha rimarcato Borradori, sui cui è mancata del tutto un’adeguata informazione da parte dell’Ufficio federale delle strade.

Un provvedimento che è pure di difficile applicazione. Infatti, i Tir potrebbero arrivare sino a Bellinzona per poi da qui essere dirottati su altri percorsi. Ma dovendo però ripassare in dogana e rifare tutti i documenti di sdoganamento. Insomma un bel pasticcio. Per venirne a capo Borradori e i tecnici del Dipartimento, il 22 marzo saranno a Berna, con la speranza di avere altre indicazioni su come coordinare la “Fase Rossa”.

Autotrasportatori sul piede di guerra

Ma “la Fase rossa” non piace nemmeno alle aziende di trasporto italiane né a quelle ticinesi. Le prime l’hanno giudicata una misura senza senso che complicherà del tutto le cose, e che sarà al centro – assieme ad altre rivendicazioni di carattere nazionale – di uno sciopero della categoria programmato per il 25 marzo.

L’Astag, l’associazione svizzera del settore, riunirà venerdì prossimo i suoi delegati a Svitto per decidere il da farsi. Per il 20 marzo è previsto, invece, un incontro della sezione cantonale dell’Astag con il Governo ticinese. Dall’esito di questi due appuntamenti dipenderà un eventuale azione dimostrativa degli autotrasportatori ticinesi che per protestare contro “la Fase rossa” sono decisi a bloccare l’autostrada a Chiasso e al Gottardo.

Libero D’Agostino

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