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Un codice di condotta per le milizie private

Anche le società di sicurezza e i cosiddetti "eserciti privati" devono sottostare al diritto internazionale umanitario e rispettare i diritti umani. È quanto sostiene la consigliera federale Micheline Calmy-Rey, secondo la quale andrebbe istituito un codice di condotta su scala mondiale per regolamentare le attività di queste milizie private.

In caso di infrazioni gli “eserciti privati” devono assumersi le loro responsabilità: omicidi, ad eccezione della legittima difesa, torture e traffico di esseri umani sono reati proibiti e non vi sono deroghe, sottolinea la responsabile del Dipartimento federale degli affari esteri, in un’intervista pubblicata dal giornale domenicale NZZ am Sonntag.

“L’obbiettivo è che questo codice di condotta modifichi le pratiche stesse di tali società”, precisa Micheline Calmy-Rey. I loro clienti – soprattutto gli Stati, le organizzazioni umanitari e le aziende attive nel settore delle materie prime – dovrebbero integrare tale codice nei contratti stessi. “La violazione di una norma costituirebbe una violazione dello stesso contratto: ciò comporterebbe quindi per lo meno una penale”.

Secondo la ministra, numerose associazioni di categoria, che rappresentano un centinaio di queste società private di sicurezza, sono propense all’elaborazione di questo codice di condotta. Un abbozzo è stato elaborato negli ultimi 18 mesi ed è quasi pronto per essere approvato, aggiunge la consigliera federale.

Il tema è balzato alle luci della ribalta in Svizzera dopo la scoperta che lo scorso marzo la società britannica di sicurezza Aegis Defense Services ha costituito una holding a Basilea, con un capitale di 225’000 franchi. Aegis ha sede a Londra ed è uno dei maggiori gruppi di mercenari al mondo. Secondo stime, 20’000 dipendenti sono occupati principalmente in Iraq e Afganistan, in particolare ai servizi del Dipartimento americano della difesa.

Tra i principali punti critici sollevati dall’arrivo in Svizzera della società vi è che una tale azienda possa operare nel paese senza essere sottoposta a controlli dello Stato. La Confederazione, sottolineano in molti,dovrebbe creare le basi legali che permettano di attuare la necessaria vigilanza. Si pone inoltre il problema di una possibile violazione della neutralità elvetica.

swissinfo.ch e agenzie

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