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Un manifesto per rilanciare il dibattito sull’UE

Il dossier europeo riappare sulla superficie della politica svizzera Keystone

72 personalità svizzere hanno presentato mercoledì un manifesto che chiede l’avvio di trattative di adesione con l’Unione Europea.

L’iniziativa arriva in un momento difficile: l’ala anti-europeista del parlamento è ancora più forte, dopo le ultime elezioni. E la discussione sul patto di stabilità non aiuta i fautori dell’adesione.

All’origine del testo del manifesto, firmato da 72 personalità della cultura, della società civile e della politica svizzere, ci sono sei persone: gli editorialisti Jacques Pilet e Roger de Weck, lo storico Hans Ulrich Jost e François Cherix, uno dei fondatori di Nomes (il Nuovo movimento europeo Svizzera).

Il Nomes, secondo quanto dichiarato dalla segretaria generale Almut Bonhage, fornirà supporto logistico al manifesto.

I 72 sostenitori dell’adesione all’Unione Europea (UE) chiedono al governo svizzero (Consiglio federale) di avviare l’anno prossimo dei negoziati per l’adesione.

La loro iniziativa segue di poco una presa di posizione della commissione degli affari esteri del Consiglio degli Stati (la camera dei cantoni), che ha definito “sbagliata” la domanda di adesione fatta dalla Svizzera nel 1992.

La commissione ha d’altro canto deciso di non chiedere il ritiro della domanda per non mettere in pericolo la seconda serie di negoziati bilaterali con l’UE, attualmente in corso.

Un dibattito smorzato

“È impensabile che il nuovo parlamento ignori la questione numero uno della politica estera svizzera”, afferma l’editorialista Jacques Pilet. “Pensiamo che sia necessario rilanciare il dibattito su un tema evitato durante la campagna elettorale.”

Il testo del manifesto accusa gli avversari dell’adesione “d’impedire alla Svizzera di difendere i suoi interessi con efficacia e su un piano di parità”. Il paese dipenderebbe sempre più dall’Europa, “senza incidere sui suoi orientamenti politici e sulla sua evoluzione.”

Il manifesto non risparmia critiche al governo, la cui politica avrebbe condotto alla “crescente marginalizzazione della Svizzera in Europa”.

“Più il tempo passa”, aggiunge Jacques Pilet, “più ci si rende conto che la strada dei bilaterali è difficile, aleatoria e a lungo andare condannata al fallimento”.

Pro-europeisti ed ex-scettici

Fra le personalità che hanno aderito al manifesto si trovano gli architetti Jacques Herzog e Mario Botta, lo scrittore Peter Bichsel, quattro ex-ministri (Ruth Dreifuss, Pierre Aubert, René Felber e Rudolf Friedrich), i sindaci di Losanna e Zurigo e l’astronauta Claude Nicollier.

Ben rappresentanti sono anche gli ambienti accademici e scientifici. Tra i firmatari del manifesto vi sono il presidente della Scuola politecnica federale di Losanna Patrick Aebischer e il presidente del Consiglio dei politecnici federali Francis Valdvogel.

Firme di peso sono anche quelle di Jakob Kellenberger, ex-Segretario di Stato per gli affari esteri e oggi presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa, e Bénédict von Tscharner, che ha partecipato ai negoziati per i Bilaterali I.

L’ex-ministro Rudolf Friedrich era invece un tempo piuttosto scettico verso l’UE, anche se aveva sostenuto l’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo.

“Non ho cambiato opinione”, ha dichiarato sulle colonne del quotidiano Le Temps. “Ma oggi non ci sono più alternative ad un’adesione. A lungo termine procedere da soli non è pagante dal punto di vista economico. E la Svizzera ha un interesse vitale alla pace e alla stabilità in Europa.”

Un contrappeso alla destra UDC

Il manifesto intende anche fare da contrappeso alla vittoria elettorale della destra antieuropeista (in particolare l’Unione democratica di centro). Compito difficile, tanto più che anche una parte dei radicali e della Svizzera romanda (tradizionalmente favorevole all’UE) sta volgendo le spalle alla causa europea.

Un’evoluzione che secondo Jacques Pilet è inevitabile se “i politici fanno di tutto per nascondere il problema sotto il tappeto.”

Detto questo, il dibattito attorno al Patto di stabilità europeo e agli sgarri budgetari di Francia e Germania non aiuterà certo chi sostiene la causa europeista.

Il governo svizzero ha dal canto suo promesso che si pronuncerà sulla domanda d’adesione all’UE nel corso della nuova legislatura (2004-2007) e ha chiesto un rapporto sulle conseguenze dell’adesione.

swissinfo, Anne Rubin
(traduzione: Andrea Tognina)

La Svizzera e l’Unione europea stanno negoziando una seconda serie di trattati bilaterali. La prima serie era entrata in vigore nel 2002.

Il governo ha promesso d’esaminare la questione di una domanda d’adesione durante la prossima legislatura (2004-2007).

Nel 1992 il popolo svizzero aveva rifiutato di entrare nello Spazio economico europeo.

Anche nei partiti che nel 1992 avevano sostenuto l’adesione allo Spazio economico europeo sta crescendo il numero di euroscettici.

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