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Un’uscita dal nucleare tra entusiasmo e scetticismo

Uscire dal nucleare... e dopo? Keystone

La decisione della Camera del popolo di abbandonare anticipatamente l'energia nucleare rappresenta una svolta storica per la Svizzera, sottolinea la stampa elvetica. Diversi quotidiani sono tuttavia scettici di fronte alle sfide del futuro.

«Non è una vittoria della paura sulla ragione. È un trionfo della fiducia nelle proprie forze». Per il Blick, la svolta anti nucleare rappresenta una grande opportunità per la Svizzera. Ad approfittarne saranno in particolare le aziende e l’economia.

Anche per la Tribune de Genève la decisione di mercoledì del Consiglio nazionale (Camera bassa del Parlamento) costituisce «un’uscita verso il futuro».

È una svolta spettacolare, scrive, che se confermata anche nelle prossime tappe legislative farà della Svizzera il primo paese d’Europa, assieme alla Germania, a staccarsi anticipatamente dall’atomo.

La Svizzera, ritiene il giornale ginevrino, «possiede le migliori carte» per imporsi sul mercato delle energie rinnovabili.

Il peso delle elezioni

Secondo Le Matin, il voto di mercoledì è «storico» per due ragioni. La Svizzera di domani sarà innanzitutto senza atomo, uno scenario «impensabile soltanto qualche mese fa». La svolta ha poi fatto apparire «un nuovo equilibrio delle forze politiche».

L’alleanza tra la sinistra rosso-verde, il Partito popolare democratico (PPD, centro) e il Partito borghese democratico (PBD, centro destra) si è rivelata vincente, sottolinea pure La Liberté.

La scelta di schierarsi contro il nucleare è tutt’altro che casuale, puntualizza il Tages Anzeiger, che spiega la decisione politica con l’avvicinarsi delle elezioni federali (ottobre). Prima di Fukushima, rammenta il giornale zurighese, PPD e PBD erano infatti favorevoli a nuove centrali.

Dalle intenzioni ai fatti

Per il Tages Anzeiger, l’interrogativo è quindi di sapere cosa succederà dopo le elezioni. Il Consiglio degli Stati (Camera alta), che si esprimerà sulla proposta anti nucleare del governo in settembre, potrebbe infatti «lasciare aperta l’opzione del nucleare».

Il «dibattito attorno all’abbandono dell’atomo entrerà nel vivo nel 2012», quando il Parlamento sarà chiamato ad esprimersi sulla nuova politica energetica del Consiglio federale, sottolinea il Tages Anzeiger.

Mercoledì c’è voluto parecchio coraggio per decidere l’uscita dal nucleare, osserva il romando 24 Heures, per il quale ce ne sarà però bisogno «il doppio» per rimanere sulla strada imboccata.

Alle intenzioni dovranno seguire i fatti, auspica la Neue Zürcher Zeitung, che critica il riserbo dei partiti di centro quando si tratta di stabilire misure concrete per ridurre il consumo energetico. Per il foglio di Zurigo si sta assistendo alla medesima inattività osservata nella politica climatica di riduzione delle emissioni. Di principio si è favorevoli, scrive, ma concretamente si è contro, come evidenziano le centrali a gas.

Ambientalisti sotto pressione

Tra i quotidiani più scettici, Le Temps rammenta che la via di uscita dal nucleare è ancora lunga e ricca di incognite. «L’elettricità generata dalle energie verdi rappresenta una parte infinitesimale della produzione totale».

Per rimpiazzare i cinque reattori della Svizzera e seguire la direzione delle energie rinnovabili bisognerà poi superare diversi ostacoli, avverte il quotidiano romando. Primo tra tutti: il progetto di innalzamento della diga del Grimsel, bloccato da anni dalle opposizioni degli ambientalisti.

Manifestando l’intenzione di voler sopprimere il diritto di ricorso delle organizzazioni, annota Le Temps, il Consiglio nazionale manda un segnale chiaro: anche gli ecologisti devono fare dei sacrifici e mostrarsi più cooperativi nella ricerca di alternative al nucleare.

Bisognerà ancora fare moltissimo, conclude La Liberté, per permettere alla Svizzera di rinunciare all’atomo «senza mettere in pericolo il suo approvvigionamento energetico e senza far esplodere i costi dell’elettricità».

La Svizzera dispone di 5 impianti nucleari: Beznau I (1969), Beznau II (1971), Mühleberg (1971), Gösgen (1978) e Leibstadt (1984).
 
Queste centrali atomiche producono quasi il 40% dell’energia elettrica
consumata a livello nazionale. La parte rimanente proviene quasi esclusivamente da impianti idroelettrici.
 
Le nuove energie rinnovabili
(sole, vento, biomassa, ecc.) forniscono soltanto il 5%dell’energia elettrica e meno del 2% dell’energia complessiva consumata in Svizzera.

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