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Una circoscrizione per gli svizzeri all’estero?

Un ventisettesimo cantone virtuale per gli svizzeri all'estero? Keystone

L’Unione democratica di centro vuole una sorta di ventisettesimo cantone virtuale per i votanti che non risiedono in Svizzera.

Secondo l’UDC, la circoscrizione faciliterebbe l’elezione in Parlamento. Ma in più occasioni questi voti sono stati determinanti per i risultati nei cantoni.

Una circoscrizione per gli svizzeri dell’estero: è quanto sta pensando UDC International, che quale primo passo ha appena presentato a Basilea Campagna una lista con candidati esclusivamente appartenenti alla cosiddetta «Quinta Svizzera».

In un’intervista pubblicata giovedì dal quotidiano romando «24 heures», l’idea viene però definita poco realistica dal direttore dall’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) Rudolf Wyder, che teme fra l’altro la ghettizzazione.

Sono circa 600’000 le persone con passaporto rosso che risiedono all’estero, di cui il 70 per cento con doppia nazionalità. Circa 83’000 esercitano il loro diritto di voto, che risulta più agevole dal 1992, anno di introduzione della scheda per corrispondenza.

Chi vuole candidarsi deve iscriversi ad una lista nel cantone di origine o quello di ultima residenza. Un sistema che – riferiscono «24 heures» e «Tribune de Genève» – presenta due inconvenienti principali: il candidato non può raccogliere il sostegno degli altri compatrioti all’estero (il loro voto risulta frazionato in varie regioni) e non ha la possibilità di partecipare alla campagna elettorale.

Nuova circoscrizione

Per sfuggire almeno in parte a questi inghippi la neocostituita sezione internazionale dell’Unione democratica di centro presenta – per la prima volta in Svizzera – una lista che riporta sette canditati tutti «stranieri»: persone residenti in Gran Bretagna, Stati Uniti, Lituania, Sri Lanka e Sudafrica.

Dal continente nero viene anche il capolista, l’imprenditore 59enne Rolf Schudel. Presidente di UDC International, Schudel non ci sta a fare la comparsa o ad essere inserito quale candidato-alibi in fondo ad una lista: mira ad avere le stesse chances dei concorrenti, anche se lui per primo ammette di avere ben poche possibilità di figurare fra i sette deputati che il cantone manderà a Berna.

Schudel ha già però pronto anche un «piano B»: se fallirà l’accesso a Palazzo federale vuole seguire un’idea ben più rivoluzionaria, quella di un 27esimo cantone.

«Non si tratta di creare uno Stato con un governo a sé, quanto piuttosto una circoscrizione elettorale che offra alla Quinta Svizzera la stessa rappresentatività garantita ai cittadini di altri cantoni», ha spiegato a «24 heures» e alla «Tribune de Genève» Aliki Panayides, coordinatrice della campagna UDC.

Modello italiano

Il modello ricorda quello della «Circoscrizione Estero» creata nel dicembre 2001 in Italia: i cittadini residenti fuori dalla penisola votano per eleggere 12 deputati e 6 senatori.

Una conquista ottenuta dopo un dibattito durato 40 anni: va da sé infatti che una maggiore rappresentanza per i «forestieri» equivale a minore spazio per gli «indigeni». In Svizzera, i seggi in Parlamento sono limitati dalla Costituzione a 200.

Guardando al caso elvetico, 83’000 votanti potrebbero aver diritto a due seggi in Consiglio nazionale, ma calcolando tutti i 600’000 stranieri si arriverebbe fino a 17 mandati. Logico quindi che molti cantoni vedrebbero invasi i loro orticelli.

Sostegno limitato

L’Organizzazione degli svizzeri all’estero non sostiene la proposta. «È un’idea interessante dal punto di vista accademico, ma artificiosa sul piano politico», afferma il direttore Rudolf Wyder. «Pensiamo che sia perfettamente normale essere collegati alla vita politica elvetica attraverso un comune».

Non vediamo l’interesse nel mettere gli svizzeri all’estero in un ghetto, di trattarli differentemente». Inoltre bisognerebbe modificare la Costituzione, trovando ben difficilmente il sostegno della maggioranza dei cantoni. «Si può sognare, ma noi non ci crediamo», sintetizza Wyder.

Altre voci indicano inoltre il comportamento di voto degli svizzeri dell’estero come ragione per la proposta UDC. Un sondaggio dello scorso giugno, rileva infatti che i cittadini svizzeri residenti all’estero votano soprattutto a sinistra, spostando il baricentro nei singoli cantoni. Una circoscrizione separata favorirebbe dunque la destra e di conseguenza l’UDC.

swissinfo e agenzie

I quattro partiti di governo (Unione democratica di centro, Partito socialista, Partito liberale radicale, Popolare democratico e socialista) dispongono da alcuni anni di una sezione che si occupa degli svizzeri all’estero.

Dall’introduzione del voto per corrispondenza nel 1992, il peso elettorale di chi non risiede in patria è aumentato sensibilmente. Oggi gli svizzeri dell’estero registrati nelle liste di voto sono circa 82’600. Il loro peso elettorale si avvicina perciò a quello del canton Neuchâtel. Non è molto, ma in alcuni casi il voto dei cittadini residenti all’estero potrebbe anche risultare determinante.

Si pensi alla votazione sull’iniziativa dell’UDC sull’asilo, respinta nel novembre 2002 con solo 3000 voti di scarto. In quell’occasione 6600 votanti all’estero avevano respinto la proposta, 2500 l’avevano approvata.

La cifra si limita a due soli cantoni, dove questi voti sono contati separatamente. A livello federale. L’importanza nei risultati elettorali potrebbe essere ancora più importante.

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