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Una politica estera neutrale ma più attiva

La ministra degli affari esteri Micheline Calmy-Rey ha aperto la Conferenza 2004 degli ambasciatori. Keystone

Lunedì, durante l'annuale Conferenza degli ambasciatori, la responsabile della diplomazia elvetica ha auspicato una politica estera incentrata sulla sicurezza.

Micheline Calmy-Rey ha inoltre sottolineato l’importanza geostrategica dell’Unione europea e la necessita di una riforma del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

“Il modo migliore per impedire che un conflitto tocchi la Svizzera è di evitare che esso scoppi”.

Queste le parole della responsabile del Dipartimento degli affari esteri (Dfae) Micheline Calmy-Rey, che ha aperto lunedì a Berna la Conferenza annuale degli ambasciatori elvetici.

Nel suo discorso, la consigliera federale si rammarica inoltre delle ripercussioni dei tagli finanziari sull’aiuto svizzero allo sviluppo.

Europa importante, ma non sufficiente

“La filosofia secondo la quale “se non mangiamo nessuno, nessuno ci mangerà”, non garantisce più la nostra sicurezza”, afferma la ministra del Dfae, che definisce un “esercizio a rischio” la prospettiva in materia di politica estera, tema principale della conferenza di quest’anno.

L’Unione europea (Ue), prosegue Calmy-Rey, è un «partner geostrategico» e anche in futuro rimarrà una priorità della politica estera elvetica. Ma un’adesione all’Ue, finora priva di una politica di potenza, non basterà ad assicurare la sicurezza del paese.

“Ci vuole una politica estera neutrale, ma più attiva, fondata sul diritto e la riforma delle organizzazioni internazionali”, ricorda agli ambasciatori Calmy-Rey.

ONU da rivedere

La prima giornata, battezzata “Il mondo nel 2015”, è stata un’occasione per ricordare la fruttuosa riunione della Direzione dello sviluppo e della cooperazione nel 1988.

Durante l’incontro al castello di Hüningen (canton Berna), furono infatti intravisti i futuri cambiamenti internazionali.

L’unica cosa che i partecipanti non avevano potuto prevedere, è stata la caduta del muro di Berlino, un anno più tardi.

“La rapidità dei cambiamenti e la complessità del mondo impongono di pensare all’avvenire a lungo termine”, stima Calmy-Rey.

La domanda che si pone il governo svizzero, è di sapere se il dominio esercitato attualmente dagli Stati Uniti verrà frenato dal continente asiatico e se Washington farà maggiormente ricorso al multilateralismo.

La consigliera federale rinnova inoltre le sue critiche verso l’intervento americano in Irak, sottolineando le debolezze del Consiglio di sicurezza dell’ONU.

“L’intervento militare della coalizione senza l’approvazione da parte dell’ONU, ha generato una crisi nel sistema di sicurezza collettiva”, indica Calmy-Rey.

Una riforma del Consiglio delle Nazioni Unite è stata definita come “una tappa obbligatoria”, anche per la politica di sicurezza svizzera.

Sforzi insufficienti



Gli sforzi della Svizzera per contribuire agli obiettivi fissati dalla Dichiarazione del Millennio sono, secondo le parole della consigliera federale, insufficienti.

La Dichiarazione prevede di dimezzare la povertà entro il 2015, quando il 90% della popolazione mondiale vivrà nei paesi in via di sviluppo.

“Berna avrà però delle difficoltà a consacrare, nel 2010, lo 0,4% del prodotto interno lordo all’aiuto allo sviluppo”, rileva Calmy-Rey.

Questo settore della politica estera, già toccato dai tagli budgetari decisi dal governo per il periodo 2004-2006, sarà privato di 81 milioni di franchi nel 2007 e di 66 milioni nel 2008.

Ambasciate minacciate



I tagli finanziari avranno conseguenze anche sul personale diplomatico e la consigliera federale non esclude la chiusura di alcune rappresentanze svizzere all’estero, senza per questo diminuire il ruolo degli ambasciatori.

“Stiamo tutt’ora analizzando questo aspetto”, precisa Calmy-Rey.

La giornata d’apertura della conferenza è stata un’occasione per felicitare il lavoro del segretario di Stato Franz von Däniken, dimissionario dopo 28 anni trascorsi al Dfae.

Gli altri temi che saranno affrontati dai 100 ambasciatori e dai 30 responsabili di uffici della cooperazione presenti, comprenderanno la comunicazione, le risorse umane, la politica economica estera o ancora l’impegno del Centro di competenza culturale del Dfae e l’azione di Presenza Svizzera.

Oltre alla già citata Micheline Calmy-Rey, interverranno alla riunione il presidente della Confederazione Joseph Deiss e altri consiglieri federali.

swissinfo e agenzie

Un centinaio di ambasciatori e 30 responsabili di uffici della cooperazione sono riuniti fino a giovedì per la tradizionale Conferenza degli ambasciatori.

Il tema principale di quest’anno è la prospettiva in materia di politica estera.

Il presidente della Confederazione Joseph Deiss e altri consiglieri federali interverranno per discutere anche di comunicazione, risorse umane e politica economica estera.

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