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Vaud in cerca della stabilità

Il partito radicale cerca di riaffermarsi con tre candidati: Eric Golaz, Jacqueline Maurer e Pascal Broulis Keystone Archive

Per molti vodesi, le elezioni cantonali del 3 marzo sono un'occasione per ridare stabilità e coerenza a un governo, contrassegnato negli ultimi quattro anni da discordie e conflitti interni.

Questa domenica si svolge il primo turno delle elezioni cantonali nel Canton Vaud per il rinnovo del Consiglio di Stati e del Gran Consiglio. Dappertutto è percepibile il desiderio di cambiare, di avere un governo più stabile, più pacato, meno conflittuale; in breve, di ritornare al “courant normal”.

I radicali vogliono un nuovo inizio

Il desiderio di normalità è manifesto soprattutto in casa radicale. Per il Partito radicale democratico vodese (PRDV) gli anni novanta sono stati un vero e proprio incubo: numerosi scandali politici e finanziari hanno provocato una forte crisi d’identità in seno al partito.

Fra il 1996 e il 1998, per la prima volta nella storia, al Governo c’era una maggioranza di sinistra. “I radicali hanno da sempre considerato questo cantone come una loro proprietà e non mancano di sottolineare che sono loro all’origine dello Stato vodese”, afferma Gian Pozzy, già direttore di 24 Heures. Ecco perché il PRDV spera che quest’anno possa esserci un “nuovo inizio”.

Una forte identificazione con lo Stato

Quest’identificazione con lo Stato si riflette anche nella partecipazione dei radicali vodesi alla politica federale. Da quando esiste la Svizzera moderna, il Canton Vaud ha quasi sempre avuto un “suo” consigliere federale… radicale. E in seno all’esecutivo federale, i radicali vodesi hanno spesso condotto una politica statalista, attenta al sociale e agli interessi della campagna; questo in contrapposizione ai cugini zurighesi, più liberali, più “cittadini” e più legati alla grande finanza.

Pascal Broulis come “rassembleur”

Pascal Broulis, un giovane dirigente della Banque Cantonale Vaudoise, è la vera speranza del PRDV nelle elezioni di domenica prossima. I suoi 37 anni gli permettono di mantenere un certo distacco dagli errori che il suo partito ha commesso nel passato.

Ma Broulis gode soprattutto dell’immagine di “rassembleur”, di “centrista”, di uno cioè capace di trovare compromessi fra la destra e la sinistra. “Ma senza rinunciare alle proprie convinzioni”, ci tiene a precisare. Pascal Broulis è convinto che il suo partito debba “ritrovare la fibra sociale” e impegnarsi in favore di uno “Stato forte e sussidiario”.

Il centro-destra sicuro di vincere

I radicali presentano quest’anno tre candidati per il Consiglio di Stato, inseriti in una rosa di sette politici del centro-destra (assieme ad un UDC, due liberali e un PDC). Accanto a Broulis vi sono l’uscente Jacqueline Maurer-Mayor e Eric Golaz, capogruppo PRDV in Gran Consiglio.

La principale preoccupazione del centro-destra non è quella di vincere – già oggi lo schieramento detiene cinque posti su sette nell’esecutivo vodese e 106 seggi su 108 nel Gran Consiglio – ma piuttosto di governare con maggior armonia e coerenza nel loro interno e quindi anche con il centro-sinistra. “Il governo attuale è caratterizzato da un eccessivo individualismo”, osserva Broulis, riferendosi soprattutto alle relazioni tese fra radicali e liberali.

Il PS spera in un secondo seggio

Nella sinistra, è il Partito socialista ad avere difficoltà ad avvicinarsi al centro: la pressione del Parti ouvrirer populaire (POP) di Joseph Zisyadis è sempre presente. Per il Consiglio di Stato i socialisti ripresentano Francine Jeanprêtre, la cui riforma dell’istruzione pubblica è stata violentemente osteggiata dal corpo insegnante.

Con il consigliere nazionale Pierre Chiffelle, invece, il PS spera di (ri)conquistare il secondo seggio in Governo. Il consigliere di Stato verde Philippe Biéler, apprezzato anche dalla destra, dovrebbe essere rieletto senza difficoltà.

L’UDC in ascesa. Ma di quanto?

Rimane infine l’incognita UDC. Tradizionalmente ancorati nella campagna vodese, i democratici di centro sono in ascesa e hanno cambiato il loro discorso politico tradizionale. L’UDC si è istallata così anche nei centri urbani, assumendo connotazioni e posizioni blocheriane. Il fatto che domenica si voti anche sull’ONU non può che favorire l’ascesa di questo partito che attualmente dispone di 14 seggi su 180 nel Gran Consiglio.

Sette miliardi di debito pubblico

Una cosa è certa: indipendentemente dall’esito delle elezioni, la patata bollente che riceveranno i nuovi governatori vodesi è lo stato delle finanze cantonali. Con sette miliardi di franchi di debito pubblico, per i quali ogni anno occorre sborsare 300 milioni d’interessi, la situazione finanziaria del Canton Vaud è fra le più disastrate in Svizzera.

Nenad Stojanovic

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