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Vecchiaia: le sfide del modello previdenziale

Quanto solidi sono i famosi tre pilastri della previdenza svizzera? imagepoint

Spesso citato come esempio, il sistema previdenziale elvetico per la vecchiaia ha sofferto parecchio a causa del tonfo delle borse mondiali. È però sopravvissuto.

Ma è chiaro che fintanto che il problema di base non sarà risolto, anche il famoso modello dei tre pilastri resterà vulnerabile.

Fedeli alla loro reputazione, gli svizzeri sono il popolo più assicurato al mondo nel settore privato.

Questo alto grado di copertura si integra in un sistema di assicurazioni sociali molto ben sviluppato che copre anche vecchiaia, invalidità e decesso. È il cosiddetto sistema dei tre pilastri.

Il primo pilastro, obbligatorio per tutti, rappresenta la previdenza organizzata dallo Stato. È costituito da due assicurazioni gemelle: l’assicurazione vecchiaia e superstiti (AVS) e l’assicurazione invalidità (AI).

Il secondo pilastro riguarda la previdenza professionale, ossia le casse pensioni. Questa assicurazione copre ugualmente i rischi legati a vecchiaia, invalidità e decesso. È obbligatorio per tutti i salariati che dispongono di un reddito minimo.

Il terzo pilastro, infine, concerne la previdenza individuale, negoziata e stabilita su base volontaria.

Valore e funzione dei tre pilastri

Il primo pilastro è un’assicurazione sociale nel vero senso del termine. È infatti obbligatorio a partire dall’età di vent’anni per tutte le persone domiciliate in Svizzera. L’AVS e l’AI sono, inoltre, gestite e sovvenzionate dallo Stato.

I contributi versati sono proporzionali al reddito, ma le prestazioni – rendita vecchiaia o superstite – sono limitate ad un livello piuttosto basso, ossia 2’150 franchi al mese per persone sole e 3’225 franchi per coppie sposate.

Questo tetto massimo permette all’AVS di ridistribuire i fondi ricavati dagli alti stipendi in favore dei meno benestanti. Si tratta, in qualche modo, di un’imposta di solidarietà in favore dei pensionati più poveri.

L’AVS è basata sul principio “di ripartizione”. Finanzia cioé le rendite dei pensionati di oggi con le quote versate dalle persone attive.

Il secondo pilastro, ossia la previdenza professionale, completa il primo e deve permettere ai beneficiari di raggiungere circa il 60% del loro ultimo salario al momento della pensione, per un massimo di 77’400 franchi all’anno.

Contrariamente al primo pilastro, la previdenza professionale è organizzata secondo il sistema della capitalizzazione. Ognuno versa i propri contributi in vista della costituzione di un capitale che servirà da base per il calcolo delle proprie rendite future.

Il terzo pilastro, ovvero la previdenza individuale, è costituito da un insieme di vettori d’investimenti: conto risparmio, investimenti in borsa, assicurazioni. A certi condizioni, questi prodotti beneficiano di importanti vantaggi fiscali.

Buon equilibrio

“Il sistema svizzero dei tre pilastri – commenta l’esperto Meinrad Pittet, direttore generale di Pittet Associés SA a Ginevra – è caratterizzato da un buon equilibrio tra sistemi di ripartizione e capitalizzazione”.

L’organizzazione della previdenza svizzera si discosta quindi da sistemi basati sulla ripartizione, come per esempio la sicurezza sociale in Francia. Il vantaggio della soluzione svizzera è la sua maggior resistenza agli effetti dell’invecchiamento demografico.

Nei prossimi anni la programmata riduzione del numero delle persone attive rispetto ai pensionati inciderà molto, infatti, sui sistemi di ripartizione.

Il sistema dei tre pilastri svizzeri è stato per molto tempo considerato un modello anche dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico in Europa (OCSE).

Il tonfo delle borse mondiali avvenuto tra il 2000 e il 2002 ha tuttavia scosso alcune certezze. Tanto più che nemmeno il sistema di capitalizzazione può sottrarsi completamente alle conseguenze dell’invecchiamento demografico.

La maggiore longevità si traduce in effetti anche in un differimento dei versamenti delle rendite su tempi sempre più lunghi, che vanno pur finanziati.

Questa realtà è stata a lungo mascherata dagli utili delle casse pensioni ottenuti grazie al buon andamento dei mercati finanziari.

Soluzioni a lungo termine

Dopo una grande crisi di fiducia, la situazione si è ora nuovamente calmata, anche grazie al nuovo vigore riacquistato dalla borsa. Il problema di fondo, tuttavia, rimane.

Alla ricerca di soluzioni sono attualmente allo studio diverse misure: l’obiettivo è di ridurre la vulnerabilità del sistema, in particolare anche attraverso una progressiva riduzione delle rendite.

Una prospettiva che tuttavia preoccupa Pittet. Potrebbe infatti “spingere un numero sempre maggiore di persone in prossimità della pensione a scegliere di riscattare il capitale accumulato, invece della rendita mensile fino alla fine dei loro giorni. Con il rischio che il pensionato spenda più rapidamente il denaro finendo poi nelle maglie dell’assistenza sociale”.

Secondo Pittet “bisognerebbe mantenere le rendite ad un livello attrattivo, per invogliare gli assicurati a privilegiare l’opzione della rendita”.

swissinfo, Pierre Novello
(traduzione e adattamento: Françoise Gehring)

Nel caso in cui un beneficiario del secondo pilastro voglia diventare proprietario immobiliare, può riscattare prima della pensione il capitale accumulato.

Questa possibilità è molto apprezzata, tanto più che permette di scongiurare il rischio di una riduzione delle rendite.

Tuttavia va considerato che anche questo tipo di investimento non è privo di rischi. Ad esempio nel caso in cui il bene immobiliare viene rivenduto in perdita.

I beneficiari del primo pilastro in Svizzera e all’estero sono 1 milione e 885mila persone.
Il totale delle rendite AVS versate ogni anno supera i 2.5 miliardi di franchi.
Il governo prevede che, se non interverranno importanti riforme, le riserve dell’AVS saranno prosciugate entro il 2017.
Per quel che riguarda il secondo pilastro, nel 2004 gli iscritti erano più di 3 milioni di lavoratori.

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