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Zurigo e Berna si aprono ai gay

Agli omosessuali si prospetta il riconoscimento di alcuni diritti connessi al matrimonio Keystone

I due cantoni hanno approvato proposte per ufficializzare le coppie omosessuali, che pur non essendo riconosciuta come sposate, potranno tuttavia ottenere alcuni diritti.

La condizione delle coppie omosessuali, sia maschili che femminili, è particolarmente difficile perché nega ai partner tutta una serie di diritti che vengono riconosciuti ai coniugi nel matrimonio.

Gli omosessuali conviventi non beneficiano dei vantaggi fiscali della comunione domestica; non possono adottare bambini; non possono ottenere informazioni sulla salute del partner o fargli visita se si trova in ospedale; non possono ereditare (prima, per esempio, del coniuge legale, ed eventualmente separato o divorziato, del partner defunto); sono obbligati a testimoniare l’uno contro l’altro in tribunale.

Nuova sensibilità anche tra i politici

Le stesse disparità si riscontrano con le assicurazioni in generale e con quelle sociali in particolare. Se poi un componente della coppia omosessuale è straniero, i problemi aumentano, con difficoltà nei permessi di soggiorno e di lavoro, fino all’impedimento di fatto della convivenza.

A questa situazione oggettivamente ingiusta – se non altro perché le coppie omosessuali, pur non riconosciute legalmente, sono una realtà sociale accettata – vorrebbe porre rimedio in primo luogo lo stato federale, con la registrazione delle coppie omosessuali. Un esempio di questa nuova sensibilità è stato il discorso che l’anno scorso, per la prima volta, un presidente della Confederazione (Moritz Leuenberger) ha tenuto ad un raduno gay. Ma il dibattito sul piano nazionale non è ancora neppure cominciato.

Con maggiore tempestività si sono mossi invece i cantoni di Zurigo e di Berna. Ma non senza incontrare resistenze. A Zurigo, lunedì il parlamento cantonale ha approvato con 93 voti contro 43 una legge sulla registrazione all’Ufficio di stato civile delle coppie omosessuali la cui convivenza sia stata annunciata per iscritto almeno 6 mesi prima, con l’impegno dei partner di prestarsi reciproca assistenza.

Percorso molto contrastato

A questo provvedimento si sono opposti i Democratici Svizzeri, l’Unione democratica federale (un suo rappresentante ha parlato di “promozione di un comportamento decadente”), il partito evangelico e l’Unione democratica di centro. È già stato annunciato un referendum contro questa legge: 45 deputati cantonali, più di quelli che hanno votato contro, hanno già firmato.

Lo stesso giorno, il Gran Consiglio bernese ha discusso un’iniziativa parlamentare che chiede l’elaborazione di una legge cantonale per il riconoscimento delle coppie omosessuali. A sorpresa, l’alleanza tra Prd e socialdemocratici ha prodotto una svolta positiva, con 98 voti favorevoli, 65 contrari e 15 astenuti. Anche qui le resistenze sono state forti e il dibattito s’è rivelato particolarmente acceso.

Omosessualità, malattia da curare?

In difesa delle ragioni degli omosessuali s’è levato Bernhard Pulver, autore dell’iniziativa, che è riuscito a convincere la maggioranza. Pulver ha sostenuto in sostanza che “l’omosessualità è una varietà del genere umano”.

Tra gli oppositori, le stesse formazioni politiche che a Zurigo (i Democratici Svizzeri hanno sostenuto che l’omosessualità è una malattia, che va curata da medici e psicologi), con l’eccezione di alcuni membri dell’Udc. Di questo partito, anzi, lo stesso presidente del gruppo parlamentare, Werner Lüthi, s’è espresso a favore dell’iniziativa di Pulver: “Chi sono io”, ha detto Lüthi, “per poter decidere che cos’è un vero, prezioso, giusto amore?”

Una questione di giustizia

Nella tribuna del pubblico, molti gli omosessuali, uomini e donne, che hanno seguito il dibattito. Per una loro rappresentante, Brigitte Rössli, s’è trattato di “un ulteriore passo verso la parificazione delle coppie omosessuali in Svizzera”. E un pastore protestante, Gregor Tolusso, pure presente tra il pubblico, ha commentato: “In via generale, per me si tratta di una più giusta applicazione della legge”.

Una proposta di legge verrà ora elaborata da una commissione parlamentare; e quando tornerà in aula, la discussione sarà ripetuta. Ma non è detto che l’esito debba essere lo stesso.

Silvano De Pietro

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