No del Consiglio d’Europa alla politica svizzera della droga
Delusione in "casa elvetica" per il rifiuto europeo del rapporto Flynn che lodava la politica pragmatica della Svizzera.
Berna era pronta a ricevere le lodi dei parlamentari europei per la sua politica in materia di droga, particolarmente sensibile e lungimirante. Invece l’Assemblea del Consiglio d’Europa ha bocciato il rapporto nel quale veniva additato ad esempio da seguire “l’approccio elvetico” alla tossicomania.
Il rapporto, che prende il nome dal suo autore, il deputato laburista britannico Paul Flynn, avrebbe dovuto essere approvato senza storie dall’Assemblea di Strasburgo giovedì sera, visto che le competenti commissioni preparatorie l’avevano accolto all’unanimità.
Non si è però tenuto conto dell’assenteismo e della determinazione dei deputati convinti che l’unico metodo sia quello della repressione. Gli stessi autori del rapporto, di fronte alle modifiche volute dai deputati presenti in aula, hanno finito per votare contro.
“Il discorso dovrà essere ripreso”, dichiara a swissinfo Dick Marty, consigliere agli Stati ticinese, portavoce della commissione giuridica, incaricato di difendere il rapporto.
Italiani, francesi e svedesi contrari
Sulla base delle esperienze fatte in Svizzera e in altri Paesi, Flynn invitava i membri del Consiglio d’Europa ad abbandonare l’approccio puramente repressivo, a fissare “obiettivi realistici” e ad impegnarsi soprattuto nel campo della prevenzione e del “contenimento” degli effetti negativi della tossicomania.
Ma chi sono i “falchi” che hanno affossato questi tentativi liberali? E’ interessante notare che gli oppositori non hanno in comune una visione politica: rappresentanti di destra si sono trovati d’accordo con esponenti socialisti. L’opposizione è venuta da tutta l’Europa.
Si è espressa contro la delegazione socialdemocratica svedese, i deputati di destra francesi ma anche quelli italiani vicini a Silvio Berlusconi e alla Lega di Umberto Bossi, che hanno motivato il loro rifiuto soprattutto con argomentazioni ideologiche.
La politica di repressione è fallita
La delusione, ovviamente, è grande, per il consigliere agli Stati ticinese, Dick Marty: “C’è stata un’operazione organizzata da parte di deputati di Forza Italia e della Lega Nord, con l’apporto di deputati svedesi e del gruppo popolare democratico europeo”.
Paul Flynn aveva illustrato nel suo rapporto di una trentina di pagine, i risultati di due tipi di politica della droga. L’approccio repressivo, praticato da Paesi come la Svezia e la Gran Bretagna e quello più pragmatico, applicato da Berna. Flynn era giunto alla conclusione, dati alla mano, che con i metodi repressivi il fenomeno non è stato nè debellato, nè alleviato.
Nei due Paesi in esame il numero di vittime legate alla droga aumenta costantemente. Non così in Svizzera e in Olanda, l’altro Paese che segue una politica della droga, simile a quella elvetica. La Confederazione è riuscita a stabilizzare il numero dei morti per droga e, dal 1994, perfino a ridurlo. Una realtà di fronte alla quale i “Neinsager” hanno voluto chiudere gli occhi.
Elena Altenburger
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