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Tre generazioni tra Ticino e California

Una pagina non basta a raccontare tutta la storia della famiglia di Silvio Canevascini swissinfo.ch

Nonno Rocco ha lasciato le vigne ticinesi per ritrovarsi tra gli intellettuali californiani dell'Ottocento. Il figlio ne ha tramandato la memoria con racconti attorno al fuoco. Il nipote lo fa rivivere scavando tra gli appunti del suo diario.

Il tavolo al centro della cucina è pieno di fogli, quaderni, lettere scritte a mano. Il treno a vapore della “Beautiful California” – così si legge su una cartolina – nasconde l’elegante calligrafia di un registro contabile oramai ingiallito.

Dalle pagine aperte di un passaporto, Rocco Canevascini – baffi neri e sguardo severo – osserva una fotografia della vecchia casa del fratello a Cordelia. «Un giorno dovrei fare un po’ di ordine. Non so quanti documenti ci sono ancora da leggere con attenzione», dice Silvio Canevascini.

Due volte in “Merica”

Sul legno chiaro del tavolo della casa di Tenero-Contra, affacciata sul Lago Maggiore, c’è buona parte del passato di Silvio e dei suoi avi. Una storia che il docente all’Alta scuola pedagogica cantonale di Locarno è andato a ripescare tra gli antichi documenti del nonno, emigrato in “Merica” (America) nella seconda metà dell’Ottocento.

«Non conosco la data esatta della sua partenza: devo ancora finire di trascrivere il suo diario», ci dice Silvio Canevascini. «So però che in California ci è andato due volte, la prima verso la fine degli anni ’70, l’ultima nel 1892. Nel 1899 ha poi fatto definitivamente ritorno in Ticino».

«Tre settimane in bastimento e poi tutti gli Stati Uniti in treno, da New York a San Francisco. Andata e ritorno e poi ancora… andata e ritorno». Silvio sfoglia le pagine del diario del nonno. Per un attimo rimane in silenzio. «Chissà cosa lo ha spinto ad andare due volte oltreoceano».

Emigrato… verso casa

Rocco Canevascini – “Rock” in America – non partì allo sbaraglio. Raggiunse i fratelli Giovanni e Pietro nella cittadina di Martinez, nella baia di San Francisco. Nei primi tempi lavorò in un ranch, poi in un’importanze azienda vinicola di Martinez.

Curioso destino quello di Rocco: emigrare lontano ritrovarsi praticamente… a casa. «È incredibile: si insediarono nella contea di Contra-Costa», spiega Silvio mentre cerca col dito su una mappa californiana sgualcita. «Vedi? Contra e Costa… sono i nomi del nostro villaggio e della frazione qui accanto!».

«Forse si sono diretti verso quella regione proprio perché attratti dal nome». Le sorprese non finiscono qui, prosegue Silvio, con l’espressione fiera di chi ha scoperto qualcosa di eccezionale.

Alla corte di Swett

Il padrone dell’azienda viticola, racconta, era un tale John Swett. «Ho fatto delle ricerche: Swett fu niente poco di meno che il fondatore della pubblica educazione in California. Un educatore e un insegnante, proprio come me e mio fratello».

La proprietà di Swett, si legge nel diario di nonno Rocco, era spesso frequentata da studenti, ricercatori e uomini di cultura. «L’ospite più famoso – spiega Silvio – è sicuramente stato il vicino di casa John Muir, tra i naturalisti più noti degli Stati Uniti e ispiratore di molti movimenti ecologisti anche in Europa. Grazie a Muir è stato ad esempio creato il parco nazionale di Yosemite».

Silvio non riesce ancora a capacitarsi: come si sentiva il nonno, avvezzo alla semplice vita da contadino, con le sue vigne e le mucche da accudire in Ticino, tra i letterati della California? «Un giorno lo scoprirò». La rispota sta forse nelle molte lettere spedite dall’America. «Mio nonno ha imparato qualche parola d’inglese; ha però sempre scritto in italiano, ciò che mi facilita il lavoro».

La California vista dall’alto

L’avventura americana dei Canevascini è tinta anche di note dolorose. «Un cugino di mio nonno morì, non si sa bene come, in un tino del vino. Un altro è invece morto avvelenato dopo aver ingurgitato dell’arsenico».

Più favorito dalla sorte il nonno, che grazie ai dollari guadagnati in America ha potuto comperare, nel 1900, una casa in Ticino. La stessa che oggi offre riparo al nipote Silvio e ai suoi vecchi documenti.

«Questa casa è speciale: è stata costruita dai Caiocca, un’altra famiglia di emigranti di Contra che si recarono in California, poi riacquistata da un altro emigrante».

Contrariamente al nonno, Silvio non si è ancora mosso. «Un giorno sarò io ad andare in America, anche se soltanto per un paio di settimane. Mi piacerebbe visitare le regioni dove vissero i miei antenati. Grazie a google Map e google Earth ho ritrovato alcuni luoghi significativi».

Attraverso le sue ricerche su internet, Silvio ha scoperto di non essere l’unico sulle tracce della sua famiglia. Dall’altra parte dell’oceano, la californiana Eleanor Weaver – il cui nonno, di nome proprio Silvio Canevascini, partì da Contra verso il 1885 – voleva saperne di più sugli antenati svizzeri emigrati da un piccolo villaggio del Vecchio continente.

«Ricostruendo l’albero genealogico ho scovato che suo trisnonno è mio bisnonno. Ma io ho 47 anni, lei 86!».

La memoria del papà

«La passione per la genealogia – confida Silvio – mi è stata trasmessa da mio padre». Di Primo Canevascini, scomparso qualche anno fa dopo oltre un secolo di vita, è rimasta la voce. Silvio l’ha immortalata nel tempo registrando su nastro le discussioni a carattere storico.

Una «memoria storica incredibile». Silvio lo ricorda così, consapevole che con il papà se ne andato uno degli ultimi testimoni oculari di un’epoca che ha segnato la storia della sua famiglia, di un villaggio, di un intero cantone.

«A volte porto le vecchie fotografie e le lettere a scuola. Alcuni allievi, parlandone poi con i genitori, scoprono con interesse che l’emigrazione non è soltanto un tema di una lezione, ma anche un capitolo della loro passato e del loro presente».

In Svizzera si coltiva e si pigia l’uva sin dall’epoca romana. L’influenza dei paesi confinanti e la diversità delle zone climatiche hanno permesso la coltivazione di diverse varietà.

Verso la fine del XIX secolo, dall’America sono giunte due novità, per il piacere, ma anche per la disperazione dei viticoltori elvetici.

La brutta sorpresa è costituita dall’arrivo della filossera, un afide parassita originario del Nord America che diede origine ad una grave infestazione di vite.

Sempre dal continente americano giunsero però anche ceppi di vitigni resistenti. Alcune varietà di “uva americana” (detta anche “uva fragola”) sono state coltivate con successo, in particolare nel sud della Svizzera.

In Ticino, le uve americane sono utilizzate soprattutto per la produzione di grappa.

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