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Perché un improvviso interesse per il passaporto svizzero?

Una volta conclusa la cerimonia di giuramento, le foto di rito: un "neosvizzero" si fa immortalare con Pierre Maudet (al centro), capo del Dicastero cantonale della sicurezza e dell'economia, cui competono le questioni del diritto di cittadinanza. swissinfo.ch

Le domande di naturalizzazione in Svizzera hanno fatto un balzo del 19% nel 2015 rispetto all'anno precedente. Tra incertezze sull'immigrazione e inasprimenti legislativi, si prevede che anche il loro numero elevato rimarrà elevato. Per saperne di più, swissinfo.ch è andata a una cerimonia collettiva di giuramento per i nuovi cittadini a Ginevra, dove le naturalizzazioni nel 2015 sono triplicate.

Circa 300 persone vestite a festa sfilano in silenzio nella storica sala comunale di Plainpalais a Ginevra mentre vanno a prendere posto per la cerimonia di giuramento dei nuovi cittadini svizzeri.

Per molti, questo evento altamente simbolico è il culmine di un lungo percorso. Mentre aspettano pazientemente, alcuni sono concentrati sugli schermi dei loro telefonini, mentre altri guardano le decorazioni rosse e bianche in materiale traslucido che l’aria dei ventilatori fa volteggiare, facendoli quasi sembrare un’installazione artistica.

Infine, entra il maestro di cerimonia e il pubblico si alza.

“Desidero darvi il benvenuto solenne. Questo è un passo importante nella vostra carriera di cittadini”, dichiara Pierre Maudet, il capo del dicastero della popolazione e l’immigrazione del cantone di Ginevra.

In un discorso solenne, ricorda ai presenti le loro nuove responsabilità e diritti. “Alcune persone pensano che comparire qui oggi sia solo una formalità per prendere un passaporto e poi andarsene. No, non è così: oggi prendete un impegno per conto della comunità. Vogliamo cittadini che possano portare nuove idee, siano esse economiche, sociali o culturali”, sottolinea Maudet.

“Vi mettiamo subito al lavoro. C’è già una votazione in arrivo con una dozzina di diversi temi su cui decidere. Alcuni di voi potrebbero provenire da Paesi in cui non si dispone della possibilità di votare”.

Poi legge lentamente il nome di ogni persona, inciampando su qualche pronuncia balcanica o africana complicata. Il mix esotico riflette il melting pot di Ginevra, dove oltre il 40% della popolazione residente è straniera.

Ogni persona interpellata si mette in piedi e alza la mano, dichiarando solennemente “lo giuro” o “lo prometto”. C’è anche chi non riesce a contenere l’emozione e si asciuga qualche lacrima. Poi c’è la prova finale: cantare l’inno nazionale all’unisono, con l’aiuto di uno schermo di karaoke.

Le candidature alla cittadinanza nel 2015 hanno segnato una vera e propria impennata. A Ginevra è stato stabilito un primato, con un totale di 5’971 naturalizzazioni, contro 2’238 nel 2014. In tutta la Svizzera le naturalizzazioni sono progredite in modo significativo schizzando da 32’988 nell’anno prima a 40’588.

Altri sviluppi

Alla cerimonia di giuramento, segue un aperitivo tradizionale svizzero con parenti e amici.

“Questo passaporto è molto importante per me”, dice raggiante Rim Bitar, una giovane siriana proveniente da una località tra Damasco e Homs, esibendo con orgoglio il suo certificato di cittadinanza svizzera.

“Mi piace vivere qui pur amando anche la Siria”, dichiara. “Sono una studentessa di economia, ma con la nazionalità siriana non sono accettata ovunque. Spero che la cittadinanza svizzera ora mi sia di aiuto nella ricerca di lavoro. Spero di poter trovare un buon lavoro in una società privata, oppure alle Nazioni Unite, o in una organizzazione umanitaria. Voglio essere utile alla società”.

Yvonne Reid è tutta sorrisi. Indossa un vestito nel tradizionale colore rosso vivo della Svizzera e tiene in mano tre bandiere: ginevrina, elvetica e giamaicana. “È stato un processo lungo, durato quattro anni. Perciò oggi dico solo: alleluia! Grazie alla Svizzera”, racconta la giamaicana, che ha chiesto la cittadinanza anche per il figlio. 

“Sono arrivata 22 anni fa, quindi qui mi sento a casa mia”, aggiunge. “La cittadinanza mi aiuterà in termini di sviluppo educativo personale. Intendo andare in una università di lingua francese per studiare qualcosa nel campo della prima infanzia o dei disabili oppure degli anziani”.

Normalmente, a Ginevra ad ogni cerimonia prestavano giuramento o promessa un centinaio di persone. Ma dallo scorso anno il numero dei partecipanti è notevolmente aumentato. La procedura di naturalizzazione è stata ridotta da 38 a 18 mesi e l’amministrazione cantonale ha lavorato sodo per concludere le procedure delle candidature arretrate.

Più tardi, nel pomeriggio, altre 300 persone presteranno giuramento o promessa; nelle prossime settimane sono in programma sette cerimonie collettive.

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Maudet ritiene che molte persone che hanno i requisiti per ottenere la cittadinanza abbiano deciso all’improvviso di compiere il passo. Ciò è in parte dovuto all’inasprimento della legge federale sulla cittadinanza svizzera, che dovrebbe entrare in vigore nel 2017.

Secondo le nuove disposizioni, i candidati alla cittadinanza devono essere residenti in Svizzera da dieci anni anziché da 12 come ora, ma devono essere rimasti nello stesso Cantone tra 2 e 5 anni (a seconda della regione). Inoltre devono superare anche un esame scritto di lingua, in più di quello orale già esistente.

Gli stranieri con permesso B (residenti), L (breve durata) o con la cosiddetta ‘carta di legittimazione’ per i funzionari internazionali e i loro familiari, possono ancora candidarsi alla cittadinanza dell’entrata in vigore della nuova legge. In seguito si potrà candidare solo chi è in possesso di un permesso di domicilio C, che viene concesso dopo 5-10 anni di residenza, a seconda dei Paesi di provenienza.

“Molti colleghi che lavorano in organizzazioni internazionali si stanno candidando”, afferma Hans-Peter Werner, un funzionario tedesco-canadese dell’Organizzazione mondiale del commercio (WTO), con sede a Ginevra, che ha appena ricevuto il passaporto rossocrociato.

Maudet stima che circa 5’000 funzionari internazionali e membri delle loro famiglie possano essere interessati a fare il passo prima della fine del 2016.

Motivazioni diverse

Altri sviluppi

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La lunga trafila per la naturalizzazione

Questo contenuto è stato pubblicato al I candidati devono sapere che formaggi si utilizzano per fare la fondue e le date delle principali battaglie storiche. Nel film di Lyssy, un poliziotto viene inviato a casa dei candidati al passaporto svizzero per controllare come vivono, scoprire come sono integrati nella società ed eventualmente il pericolo che rappresentano per l’ordine e la pulizia…

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Secondo il vice-presidente della Commissione federale della migrazione, Etienne Piguet, incertezze sull’immigrazione – in particolare l’iniziativa ‘Contro l’immigrazione di massa’ approvata in votazione popolare il 9 febbraio 2014, con il previsto sistema di contingentamento – possono anche incoraggiare più persone a domandare il passaporto svizzero.

“È possibile che degli stranieri si sentano insicuri e che temano di perdere il permesso di soggiorno nel caso in cui diventassero disoccupati”, ha detto il professore dell’università di Neuchâtel all’agenzia di stampa svizzera Ats.

Maudet concorda: “Se si dispone di un passaporto svizzero, si ha la garanzia di poter lasciare il Paese e poi tornare indietro. Se si dispone di un passaporto straniero e sono introdotte quote, invece, si potrebbe avere un problema”.

Guillaume Lejoindre, che insieme alla moglie ha ottenuto la cittadinanza nel 2014, dopo aver vissuto a Ginevra per 16 anni, dichiara che il voto del 9 febbraio 2014 è stato sicuramente un fattore determinante. “In questo momento tutti i paesi hanno una leggera tendenza a chiudersi e la questione della nazionalità è diventata più importante che in altri tempi”, osserva.

Mentre la necessità di un luogo di residenza e di un posto di lavoro sicuri può essere l’elemento che spinge taluni a candidarsi, motivi più radicati sono all’origine della decisione di molti altri.

“Vivo a Ginevra da molto tempo. Ho un permesso C e un posto di lavoro. L’ho fatto soprattutto per sentirmi rassicurata. Mi sentivo svizzera e di Ginevra, ma ora questo è stato confermato. Per me è una questione di sentimenti”, spiega Maria José Rey Otero, che ha anche la nazionalità spagnola.

Appello sindacale ai “secondos”: naturalizzatevi!

L’Unione sindacale svizzera (USS) il 29 febbraio, all’indomani del voto popolare sull’iniziativa per l’applicazione dell’espulsione degli stranieri condannati per determinati reati, ha lanciato un appello a tutti gli stranieri di seconda generazione, affinché considerino seriamente la questione della naturalizzazione.

Malgrado la chiara bocciatura dell’iniziativa popolare, “i ripetuti attacchi contro quanto già acquisito” creano una situazione incerta, ha affermato il presidente dell’USS Paul Rechsteiner. Ricordando i successivi inasprimenti del diritto sugli stranieri degli ultimi vent’anni, il senatore socialista ha sottolineato che le persone che non hanno la nazionalità svizzera, se commettono delitti non rischiano solo una condanna penale, ma anche l’espulsione verso il Paese d’origine, che probabilmente nemmeno conoscono.

Secondo la presidente del sindacato Unia, Vania Alleva, in Svizzera ci sono circa 900mila persone che rispondono ai criteri della naturalizzazione. A suo avviso, è nell’interesse di una democrazia convincerle a diventare cittadini a tutti gli effetti, e rafforzare così la società civile.

(Traduzione dall’inglese: Sonia Fenazzi)

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