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Il patron della Fiat denunciato dal sindacato UNIA

La proprietà di Sergio Marchionne a Blonay, sul Lago Lemano Keystone

Quest'estate, Sergio Marchionne avrebbe assunto giardinieri italiani per effettuare dei lavori alla sua casa di Blonay, nel canton Vaud, pagandoli un terzo del salario minimo.

Un anno fa, nell’ambito dei controlli sulla libera circolazione delle persone, irregolarità simili erano state constatate sul cantiere della villa del pilota di Formula 1 Michael Schumacher.

Il caso che coinvolge Sergio Marchionne è stato scoperto durante un controllo nel cantiere della sua casa di Blonay, località che sovrasta il Lago Lemano. Gli operai, una mezza dozzina di persone, ricevevano sette franchi l’ora per il loro lavoro.

«Sergio Marchionne ha così risparmiato circa 30’000 franchi», si legge in una nota del sindacato UNIA diffusa mercoledì.

Differenza non pagata

Dopo un controllo, il sindacato e la commissione paritetica hanno chiesto all’amministratore delegato della Fiat e alla società italiana che impiegava i giardinieri di regolarizzare la situazione pagando la differenza.

«Come da loro richiesto, avevamo concesso loro una proroga fino al 31 luglio per versare la somma dovuta. Ma non è successo nulla», ha spiegato Aldo Ferrari, segretario sindacale.

Gli operai italiani sono tornati nella regione di Como senza esser stati pagati correttamente, rileva UNIA. Le autorità vodesi sono state informate della situazione.

La commissione paritetica ha scritto al datore di lavoro italiano chiedendogli di fornirle il conteggio delle ore di lavoro e le distinte allegate alla busta paga. In caso di infrazione, la ditta italiana rischia una multa o, in caso grave, un divieto di lavorare in territorio svizzero.

Violazioni nel 90% dei casi

La vicenda è venuta a galla a un anno circa da un caso simile che ha riguardato la villa del campione di Formula 1 Michael Schumacher a Givrins, sempre nel canton Vaud. Per il sindacato UNIA, ciò dimostra l’importanza dei controlli nel quadro della libera circolazione delle persone.

«Durante queste visite constatiamo violazioni nel 90% dei casi», ha dichiarato Aldo Ferrari, che reclama un rafforzamento dei controlli. Recentemente Berna ha proposto di far passare da 80 a 153 il numero degli ispettori del lavoro in Svizzera. L’ultima parola spetta ai cantoni, i quali finanziano per metà questi posti.

«Il canton Vaud, che si vede attribuire 12,5 posti di ispettore, intende procedere a delle nuove assunzioni», ha aggiunto Ferrari. «Qui c’è la volontà di agire, contrariamente a quel che accade nei cantoni di lingua tedesca come Zurigo o Argovia».

La reazione di Marchionne

In un comunicato pubblicato mercoledì sera, l’avvocato del dirigente della Fiat ha precisato che il suo cliente «non è mai stato responsabile del pagamento dei salari dei lavoratori italiani».

Marchionne, «in piena conformità con le disposizione del trattato bilaterale tra la Svizzera e l’ Unione europea», ha incaricato dei lavori una ditta italiana molto conosciuta nel suo settore, la quale si era impegnata «a portare il salario dei dipendenti ai livelli minimi richiesti dalla legislazione svizzera».

Spettava dunque a quella azienda rispettare le normative. Nonostante ciò l’amministratore delegato della Fiat assicura che «garantirà che il contratto bilaterale venga rispettato».

swissinfo e agenzie

Nel maggio del 2000, il popolo svizzero ha accettato il primo pacchetto di accordi bilaterali con l’Unione Europea, che comprende in particolare la libera circolazione delle persone.

Entrata in vigore nel giugno del 2002, la libera circolazione delle persone con i 15 vecchi Stati dell’UE sarà limitata fino al giugno del 2007 con un sistema di contingenti.

Dal giugno del 2004, le imprese dei 15 vecchi Stati dell’UE possono effettuare dei lavori in Svizzera distaccando il proprio personale senza più limitazioni. Per proteggere i lavoratori elvetici dal rischio di dumping salariale, la legge prevede che chiunque lavori in Svizzera sottostia alle condizioni rimunerative svizzere.

Per controllare il mercato del lavoro ed eventualmente sollecitare delle sanzioni, sono state create delle commissioni tripartite (commissioni paritetiche) composte da rappresentanti delle autorità, dei datori di lavoro e dei sindacati.

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