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Miglior accesso al lavoro con procedure d’asilo più brevi

Procedure di asilo accelerate dovrebbero contribuire a gestire la crisi sul fronte dell'asilo: l'anno scorso sono state inoltrate quasi 40'000 domande di asilo in Svizzera, contro le 23'700 depositate l’anno precedente. Keystone

Lunghi tempi d'attesa durante la procedura di richiesta di asilo in Svizzera peggiorano le opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro per i richiedenti l’asilo riconosciuti. È quanto risulta da uno studio del Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica, pubblicato in "Science Advances". 

“Se un richiedente riceve la decisione di ammissione dopo tre anni invece di due, la sua probabilità di trovare un impiego diminuisce dal 23% al 18%, ossia di oltre un quinto”, indica il politologo Dominik Hangartner dell’Università di Zurigo in un comunicato pubblicato dal Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS)Collegamento esterno.  

Secondo gli autori dello studio l’effetto negativo della lunga attesa forzata è “sorprendente”. E le difficoltà dei richiedenti asilo a trovare un lavoro non possono essere spiegate con altri fattori quali la nazionalità, il sesso e l’età. “Supponiamo che il fatto di dover attendere scoraggi sempre più i rifugiati”, sottolinea Hangartner. 

La ricerca

Lo studio del FNS ha analizzato i dati di circa 17’000 rifugiati, registrati dal 1994 al 2004 nel sistema di informazione della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Oltre alla durata della procedura d’asilo, questi dati riferiscono anche dell’attività lavorativa durante i cinque anni seguenti l’entrata in Svizzera.

Le pratiche più rapide hanno anche un effetto positivo sui costi. Gli autori dello studio calcolano che con un tempo d’attesa ridotto del 10% sia possibile risparmiare cinque milioni di franchi all’anno; ciò grazie a minori spese di prestazioni sociali e a un aumento delle entrate fiscali. 

Revisione della legge utile 

I risultati di questo studio confermerebbero l’utilità della revisione della Legge sull’asilo, accettata con il 66,8% dei suffragi lo scorso 5 giugno, che mira a rafforzare notevolmente la capacità dei centri federali e ad accelerare le pratiche. 

In futuro, le procedure che rientrano nell’accordo di Dublino, ossia per i quali un altro paese è competente, dovrebbero essere regolate in un massimo di 140 giorni. Negli ultimi tempi questi casi corrispondevano a circa il 40% delle domande di asilo. Per quanto riguarda le altre procedure, i casi più semplici (20%) non dovrebbero durare più di 100 giorni, mentre quelli più complessi (40%) dovrebbero essere trattati nel giro di un anno. 

L’anno scorso la durata era in media di 280 giorni affinché una decisione fosse definitivamente passata in giudicato. Da una prova a caso effettuata dai ricercatori del FNS è però risultato che quest’anno la durata d’attesa per una decisione in merito alla richiesta d’asilo è in media di 665 giorni, ossia più del doppio rispetto al 2015. 

Centralizzazione dei compiti 

La riforma approvata in giugno dal popolo, che dovrebbe permettere di risparmiare a medio termine oltre 100 milioni di franchi all’anno, prevede inoltre di centralizzare presso la Confederazione alcuni compiti assunti finora dai Cantoni, che verrebbero così sgravati in parte anche dal profilo finanziario. A tale scopo, un maggior numero di richiedenti l’asilo sarebbero alloggiati in futuro nei centri di accoglienza federali, in modo da riunire sotto lo stesso tutte le persone e le organizzazioni che si occupano della procedura di asilo. 

La revisione della Legge sull’asilo era stata elaborata dal governo svizzero assieme ai Cantoni, all’Unione delle città e all’Associazione dei comuni. Le nuove disposizioni erano sostenute dai partiti di centro e di sinistra. Si erano invece schierati contro i partiti di destra, in particolare l’Unione democratica di centro (UDC), che aveva lanciato un referendum per bloccare l’entrata in vigore della nuova legge. 

Secondo il comitato referendario, la riforma è totalmente superata e controproducente, tenendo conto della nuova emergenza sul fronte dell’asilo e del fallimento dell’Accordo di Dublino. Gli oppositori si erano battuti in particolare contro la messa a disposizione di “avvocati gratuiti” ai richiedenti l’asilo. Ai loro occhi costituirebbe una disparità di trattamento scioccante rispetto ai diritti accordati ai cittadini svizzeri.

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