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La storia dell’informatica rivive a Berna

Il museo della comunicazione di Berna ospita l'esposizione permanente «As time goes byte». swissinfo.ch

Il museo della comunicazione ha recentemente inaugurato un'esposizione permanente intitolata «As time goes byte», che presenta la storia dei computer e della cultura digitale negli ultimi decenni.

La mostra ripercorre, anche grazie a proposte interattive, l’evoluzione che dai primi, enormi calcolatori ha permesso di arrivare al «personal computer» dei giorni nostri.

Dopo pochi passi ci si imbatte in un colosso dal nome inquietante: ERMETH. Si tratta in realtà dell’acronimo di «Elektronische Rechenmaschine der Eidgenössischen Technischen Hochschule», ossia «calcolatore elettronico del Politecnico federale di Zurigo». Questa macchina è il primo computer costruito in Svizzera negli anni Cinquanta; occupa una superficie di circa 50 metri quadrati, necessita di 10 armadi ed è meno potente delle agende elettroniche attualmente in commercio.

Il dinosauro in questione è soltanto uno dei tanti oggetti che si possono ammirare visitando la mostra permanente «As time goes byte» – gioco di parole tra la celebre canzone sullo scorrere del tempo e il «byte», unità di misura di misura utilizzata in informatica – inaugurata al museo della comunicazione di Berna.

Cento anni dopo la nascita dell’allora «museo postale», l’istituzione ospita dunque un viaggio nel tempo che accompagna il visitatore dalla preistoria dell’informatica fino agli apparecchi che utilizziamo quotidianamente, mettendo in evidenza i cambiamenti tecnologici e sociali che hanno caratterizzato questa evoluzione.

Un mezzo di comunicazione

«Oggigiorno, già il computer in sé costituisce un mezzo di comunicazione: per questo motivo rientra perfettamente nelle tematiche del nostro museo. Va poi ricordato che anche gli altri strumenti per comunicare, come i telefoni moderni, sono strettamente legati all’informatica», spiega la curatrice della mostra Beatrice Tobler.

«Inoltre, la nostra istituzione si rivolge segnatamente a un pubblico giovane» continua la responsabile: «Abbiamo quindi ritenuto importante creare in Svizzera un’esposizione di questo genere, in cui i giovani possono fruire dei contenuti in maniera attiva».

E infatti le possibilità sono molteplici: ad esempio, il visitatore ha la possibilità di capire il principio del codice binario grazie a un gioco di destrezza, oppure può cimentarsi con i rudimenti della programmazione facendo muovere una tartaruga sullo schermo.

L’esposizione di Berna costituisce una novità rispeto a iniziative simili in Svizzera e all’estero: «Nel nostro Paese si tratta della prima esposizione aperta al pubblico che considera la storia dell’informatica in una prospettiva globale».

«Il PC per tutto e per tutti»

Attraversando i locali della mostra, al visitatore sono dapprima presentate le invenzioni che hanno consentito ai computer di diventare più piccoli e potenti. Silicio, microprocessori, zero e uno, bit e byte, server, Internet: oggetti, fotografie e pannelli esplicativi spiegano cosa significano questi concetti e quale è stato il loro ruolo nello sviluppo dell’informatica.

L’esposizione illustra poi il cambiamento che ha reso lo strumento sempre più vicino alle esigenze degli utilizzatori: il computer è quindi diventato «personal computer», ossia «il PC per tutto e per tutti». Finestra, mouse, «desktop» (scrivania) hanno semplificato il lavoro sullo schermo; i programmi sono diventati sempre più sofisticati, offrendo una gamma enorme di possibilità. Scrivere, calcolare, inviare e ricevere messaggi, elaborare dati, immagini e suoni: lavorando al pc, si può ormai fare tutto o quasi. E lo si può anche fare ovunque, visto che i moderni elaboratori possono essere trasportati in valigia, o addirittura in una tasca.

Da sfoggiare e per giocare

Ma la macchina non è soltanto un oggetto funzionale: l’estetica ha assunto un ruolo sempre più importante. Dai primi computer grigi e ingombranti si arriva agli eleganti modelli moderni, divenuti in certi casi veri e propri oggetti-culto dal design ricercato.

Anche l’uso dell’elaboratore è cambiato: non è più soltanto uno strumento di lavoro, ma anche ludico. Pure questo aspetto è contemplato dall’esposizione, che ripercorre l’appassionante percorso che dai primi, mitici titoli per l’altrettanto mitico Commodore 64 arriva fino agli sfavillanti giochi dei giorni nostri. Inoltre, vi è la graditissima possibilità di cimentarsi con i classici degli anni Ottanta nella «Game Lounge» del museo.

Cambia la tecnologia, cambia la società

I mutamenti legati ai computer hanno cambiato negli anni il modo di vivere e lavorare; unitamente alle nuove opportunità, si sono presentati nuovi problemi e questioni da affrontare.

«As time goes byte» propone al visitatore di riflettere su questa evoluzione, e su quella che potrebbe verificarsi in futuro. Come colmare il fossato digitale, vale a dire il divario nell’uso e nella diffusione dei computer e di Internet tra varie zone del globo? Il futuro ci riserverà inquietanti scenari di controllo, con nanocomputer inseriti sotto la pelle degli esseri umani? Come conservare la memoria digitale, ovvero la quantità enorme di informazioni prodotte al giorno d’oggi?

La mostra realizzata dal museo della comunicazione si conclude con uno sguardo al futuro, cosciente del fatto che pure i nuovi capitoli nella storia dell’informatica avranno come protagonista, accanto alla macchina, l’uomo e il suo modo di pensare, comunicare e lavorare.

swissinfo, Andrea Clementi

Superficie dell’esposizione «As time goes byte: 600 m2, su due piani;
Costo totale: 2,5 milioni di franchi;
La realizzazione del concetto dell’esposizione è avvenuta tra gennaio 2004 e agosto 2006, i lavori preparatori tra gennaio e agosto 2006, l’installazione vera e proria tra settembre 2006 e aprile 2007;
Il museo colleziona attivamente computer dal 1999; alcuni oggetti dell’esposizione sono stati ottenuti grazie a prestiti e acquisti mirati;
L’esposizione permanente «As time goes byte» è stata inaugurata l’11 maggio 2007;
Il museo è aperto da martedì a domenica, dalle 10 alle 17.

Il museo della comunicazione è l’unico istituto svizzero che si dedica esclusivamente alla comunicazione, alla sua storia e alle ripercussioni sociali e culturali della tecnologia. Nel 1893, l’amministrazione delle Poste svizzere cominciò a collezionare oggetti e documenti legati al servizio postale, ai trasporti e alla filatelia: nel 1907 fu dunque istituito il primo «museo postale». Nel dicembre 1996 il museo delle PTT («Posta, Telefono e Telegrafo», l’ex azienda di proprietà della Confederazione che riuniva questi servizi) è stato trasformato in fondazione e nel marzo 1997 è diventato l’attuale museo della comunicazione.

L’istituto, finanziato da Posta e dall’operatore telefonico Swisscom, dispone oggi di oltre 20’000 oggetti, 200’000 fotografie, una biblioteca di 80’000 volumi ed include gli archivi storici e la biblioteca della Posta nonché una delle maggiori collezioni di francobolli postali del mondo (1,5 milioni di pezzi). Nel 2006, il museo – che impiega una trentina di collaboratori – è stato visitato da quasi 60’000 persone.

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