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Melbourne, il 24 settembre 1855

2600 ore in mare

Carissima mia madre e tutti a casa!

Ora che Iddio ci ha messi al nostro destino tutti noi cinque di Giumaglio e che finalmente arrivammo qui in questa bella città assieme agli altri patriotti sani e disposti, salvo quelli che vi dirò, e che con grande desiderio possiamo darvi novelle della nostra perfetta salute e disposizione per la partenza per le miniere, tanto più per le buone novità di speranza che dai cittadini di Melbourne si sente. Ieri ebbi ricevuto una lettera dall’Alessandro dicendomi che le miniere vanno sempre come andavano, chi fa bene e chi non fa bene, e ch’essi quest’inverno non hanno fatto gran cosa ma che sperano di far fortuna, come tanti ne fanno e che stanno assai bene di salute, come pure i cugini Sartori e fratelli Bonetti.

Oh! Quanto è lunga la coda dell’oro, ma eppure con la pazienza ne abbiamo trovato la fine, ma adesso chi sa quanto ci vorrà per possedere la bestia; io spero però devesi impiegare più pazienza a scavalcare la coda che la bestia, perché vi devo darvi dei dettagli del bastimento per farvi conoscere la meschina vita che abbiam dovuto fare e non così tanto noi come hanno dovuto passarla gli altri passeggeri: in questo mi divertirò di più con voi a farvi conoscere come fummo stati in generale barbaramente trattati.

Ed ecco. Siam partiti da Amburgo il 31 maggio col Bareuz o bastimento di nome Agen Heinrich, col capitano Oldejans (il quale si somiglia molto a Vanoni Pietro) e siamo arrivati a Porto Filippo il 19 settembre in 169 coi marinai e tre di Vallemaggia che son morti i quali sono Guglielmoni Giacomo fu Giov. Carlo di Fusio abitante in Niva, morto il 3 settembre in lunedì e d’anni 55, Filippini Giuseppe di Cevio, il 6 settembre morto, d’anni 31. Il terzo è Baroggi Antonio fu Giov’ant d’anni 27 morto il 13 settembre, di Cerentino. Musci e Guerra ed il suo piccolo sono qui con me, Musci nel bastimento non ha sofferto nemmeno il mal di mare.

In tutto eravamo sul bastimento in 172 passeggeri i quali sono 2 Verzasca, 120 Valmaggesi, 10 Luganesi, 8 Piemontesi, 15 Tedeschi e 13 Marinai col capitano, due porchi che fan 15 e due cani che fan 17. Il bastimento lungo 56 braccia, largo 12 ½ a tre alberi, il maggiore grosso 28 e ¾ di circonferenza, il secondo 26 ed il terzo 21 ½ misurati sopra e sul piano per discendere nel salone. Da Amburgo fino a Melbourne vi sono 2600 ore.

Dunque il girono 19 siamo arrivati a Porto Filippo là è venuta la polizia di sanità a visitare i passeggeri perché sono rigorosissimi ed ha preso 7 Valmaggesi ammalati per trasportarli alla destra del canale, dove che essi non pagheranno niente, i quali sono due giovani Pedrazzi di Cerentino, un certo Antognoli figlio dell’usciere in Cevio, ed un altro di Cevio un certo Damonte, il Rottanzi maestro, ed un piccolo di Cerentino. Il giorno 21 siamo arrivati al porto di Melbourne alle ore 6 antimeridiane e siamo stati fermi là fino il 22 alle ore 4 pom. Il capitano non voleva lasciarci partire senza fargli il buon certificato, ma nessuno l’ha voluto fare, indi dopo 48 ore ci ha dovuto lasciare andare, di là siamo arrivati a Melbourne alla sera del 22, con un battello a vapore venuto su pel fiume che passa 5 o 6 minuti presso Melbourne.

Dormire si dorme a 4 per letto. I letti sembrano una bigatteria. L’acqua è tristissima passando l’Equatore, Capo di Buona Speranza non l’abbiamo veduto. Sul bastimento per qualunque danaro e bisogno non si poteva comperar niente. Abbiamo potuto ottenere di fare il pancotto col biscotto, dando il tutto durante due mesi tre volte alla settimana. Nella seconda piazza non si riceve diversamente dalla terza, ma io però ho sempre avuto di più zucchero, butirro e di tutto ma che mi serviva i viveri cotti, non poterli mangiare, solamente che un poco ed il resto lo davo via.

Quattro in un letto

Sul bastimento si starà male (così lo credo) quando si tratta bene, ma ancor peggior quando si tratta male. Osserverete il contratto e quello che abbiamo ricevuto, le 5 libbre di pane furono scritte ma mai eseguite, burro 7 once, zucchero 5 once, carne 4 o 5 once cotta al giorno, biscotto 5 libbra alla settimana; adesso mattino caffè nero (di nome) alla sera thè, con questo si mangiava del biscotto (mi diceva sovente di Gioan che quel thè e quel caffè era eccellente per lavare il due d’agosto). Alla domenica avevamo a mezzogiorno la carne, cotta anche quella poca in acqua del mare e sempre cruda, che io non ne ho potuto mangiare un terzo durante tutto il tempo e podingo (è una pasta preparata come pel pane, un po’ più tenera, ci mettono dei prugni e poi mettono questa pasta in dei sacchetti appositi per farla cuocere, cotta che sia danno quel sciroppo pel condimento); il lunedì piselli cotti in acqua dolce e per condirla lavavano la carne dall’acqua salata dopo essere cotta e due terzi la rimettevano dentro insieme ai piselli, così diventava un minestrone, un pasterucco [pasticcio, cibo non ben definibile, ndr]: martedì fagioli fatturati similmente, il mercoledì riso anche quello cotto in quella guisa, quello era il migliore di tutto: il giovedì salcrau [crauti] cotto come i piselli, il venerdì condito solo con sciroppo perché non ci davan carne, ci davan in rimpiazzo dei puzzolenti pesci chiamati arenghi, dovevamo lavarli e mangiarli coll’aceto, ma io non ne ho mai mangiato: ho mangiato molto biscotto quello mi piaceva benché secchi e fatti dolce di sale, il sabato pisello ancora.

Il stimatissimo colendissimo ed imbrogliosissimo signor Müller si ardiva di prendere i passeggeri ingannandoli col dire che aveva un bastimento apposito per i passeggeri e che c’era la comodità di comperare di tutto in caso di bisogno, ma ora posso dire egli è un vero venditore di carne umana, il bastimento nel sotto coperta era, non so qual figurare una stalla è meglio, almeno ha chiaro. Ma quei poveri diavoli che hanno dovuto starci era penibile per loro (oscuro) niente per assiedersi, quando il bastimento bollicava [ondeggiava] dovevano mangiare molti nel loro letto, la soffitta era d’assi posticci, ma poi il bastimento era costrutto forte, in gamba esteriormente. Noi di sopra stavamo meglio, dove eravamo era come una stanza, ma troppa gente, Michele, Carlo, Giuseppe, Giovanni ho ottenuto di metterli di sopra. Noi non abbiamo sofferto niente anzi Giovanni, Carlo e Giuseppe sono più grassi di quando sono partiti, io e Michele tale quale come eravamo, abbiamo trovato un metodo di far suppa col biscotto con thè e caffè mettendovi del butiro [burro] a delenguar [sciogliersi] dentro, così mangiavamo questa zuppa come roba eccellente non ci faceva nemmen male, ne facevamo delle panciate. Giovanni la ha avuta dura nel mese di giugno, in tutto il mese ha avuto la malattia del mare. Giuseppe è stato due giorni vomitando e poi è sempre stato bene così pure Carluccio, ed io ed il Michele poca cosa anch’egli.

A bordo coi pidocchi

Si vedeva di spesso bastimenti prima del Capo di Buona Speranza e dopo, pochi. I venti quando vengono per traverso il bastimento marcia meglio che quando è tutto favorevole, e quando è tutto contrario va avanti istessamente e tutto a zig-zag. Donne c’era solamente quelle di Cevio, i viveri non erano di mala qualità ma ciunamente cotti. I marinai vegliano tutta la notte. Il mio berretto è cascato nel mare dalla cima dell’albero maggiore. Musci non da consiglio al figlio di venire qui perché temi che si ammali sul bastimento. Quando ho mai desiderato d’aver meco del formaggio per mangiare col biscotto e nel minestrone, dei liquori anche per beverne almeno 3 volte la settimana. Si è veduto vari grossi pesci.

Se parte qualcheduno prego di mandarmi in una lettera una copia della ricetta per la tempera delle lime che è scritta in un libretto che c’è assieme ai miei effetti, la copierai tu Celestino tale e quale, per marcare le once vi sono lettere e non numeri, troverai in principio un piccol alfabeto di numeri e lettere, questo libro è un libretto scritto in stampa in tedesco. Mi copierai anche le altre tempere. Vi raccomando di aver cura dei miei effetti. Dal bastimento fummo trasportati a bordo dai pidocchi! Col mangiare sul bastimento per star sani si deve star cauti con tutto. A Capo di Buona Speranza non si ha preso acqua fresca. Molti bastimenti ci passavano davanti.

Qui a Melbourne abbiamo trovato il Bonaventura Lafranchi che è venuto in città dalle miniere. Ho inteso che quelli di Vallemaggia se ne sono venuti vari a casa. Ora mi sembra d’avervi detto tutto, ma ben sicuro qualche cosa dimentico, perché sono così balordo che non so più dove che ho la testa per incomodi per l’uno o per l’altro. Abbiamo potuto trovare di prendere i nostri denari per vivere qui a Melbourne quantunque scarsa la lingua, 30 persone sono con me. Ho inteso che Righetti Giuseppe o Pep è venuto qui dalla California. Quelli che son paurosi che stiano a casa perché pel mare son sempre inquieti, facile d’ammalarsi. Noi tutti partiamo per le miniere. Frattanto vi salutiamo e io sono sempre l’affezionato vostro.

Leonardo

(fonte: L’emigrazione ticinese in Australia, Giorgio Cheda, Armando Dadò Editore, 1979).

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