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Nubi oscure si addensano sull’Afghanistan

Un ragazzo pakistano fuggito dalla Valle dello Swat, nel Nord-Est del Paese. (Keystone) Keystone

In Pakistan, l'offensiva scatenata contro i talebani ha costretto centinaia di migliaia di persone alla fuga. Le conseguenze per il vicino Afghanistan sono sotto gli occhi di tutti. Willi Graf, capo dell'ufficio della DSC a Kabul, segue la situazione con grande apprensione.

swissinfo: Quali conseguenze potrebbero avere i recenti sviluppi in Pakistan per il vicino Afghanistan?

Willi Graf: Valutare la situazione è difficile. Tuttavia, se i talebani perdono terreno sul fronte pakistano, vi è il rischio che oltrepassino il confine in forze e riprendano il controllo di intere zone dell’Afghanistan.

La situazione in Afghanistan è già oggi molto tesa e temo che gli scontri militari si intensificheranno ulteriormente. Su questo sfondo, è evidente che i problemi devono essere affrontati con una prospettiva regionale.

swissinfo: Nel contesto attuale, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) è ancora in grado di portare avanti i suoi progetti in Afghanistan?

W.G.: Per quanto ce lo consentono le difficili condizioni sul terreno, facciamo il possibile per svolgere il nostro lavoro normalmente. E in parte ci riusciamo anche. Tuttavia, sul cielo afghano si stanno addensando nubi oscure e il fattore sicurezza diventa sempre più spesso prioritario.

Alcune zone del Paese sono già oggi in stato di guerra e nessuno sa che cosa accadrà nei prossimi mesi. Non è escluso che dovremo ritirarci da determinate regioni.

swissinfo: Quali sono i progetti messi a repentaglio dai recenti sviluppi?

W.G.: A essere in forse sono soprattutto i diversi progetti di sviluppo rurale nel Nord del Paese. La loro realizzazione, infatti, dipende dalla via di approvvigionamento che collega le repubbliche dell’Asia centrale a Kabul.

Poiché su questa strada vengono trasportati anche i rifornimenti per le truppe internazionali, è probabile che diventerà il bersaglio privilegiato di attacchi, ragione per cui il transito non sarà più garantito.

swissinfo: La DSC finanzia una trentina di progetti in Afghanistan. Quali sono le priorità?

W.G.: La DSC si impegna per l’instaurazione del buongoverno e il coinvolgimento della società civile. Ad esempio, ha svolto un ruolo determinante nella creazione di un’organizzazione mantello delle associazioni civili.

Un altro aspetto importante riguarda il miglioramento delle condizioni di vita nelle zone rurali. In alcune regioni, un bambino su quattro muore durante il parto. I progetti madre-bambino consentono di ridurre sensibilmente il tasso di mortalità.

swissinfo: In generale, come valuta il ruolo della Svizzera in Afghanistan?

W.G.: Per l’Afghanistan, la Svizzera è un partner minore se si considera l’entità degli aiuti. Tuttavia occupa una posizione particolare, perché a differenza dei grandi Paesi donatori non vi ha inviato truppe.

Con la DSC siamo presenti anche in luoghi che altri preferiscono evitare. Per questo motivo godiamo di grande credibilità sia presso il governo che tra la società civile.

swissinfo: Gli Stati Uniti hanno annunciato una nuova strategia per l’Afghanistan. Concretamente, quali cambiamenti si possono già intravedere e quali sviluppi si aspetta?

W.G.: Tra i rappresentanti statunitensi si osserva una crescente disponibilità a collaborare con gli altri Paesi donatori. E questo è senz’altro un segnale positivo.

Anche l’avvicendamento al vertice del comando militare potrebbe innescare alcuni cambiamenti. Washington ha inoltre dichiarato di voler fare di tutto per evitare vittime civili.

swissinfo: Ad agosto il popolo afgano sarà chiamato alle urne per eleggere il suo presidente. Viste le condizioni vigenti, è realistico attendersi elezioni corrette?

W.G.: È possibile che, in vista dell’appuntamento elettorale, la situazione sul fronte della sicurezza peggiori.

Ma in una prospettiva a lungo termine, è estremamente importante che le elezioni si svolgano come previsto.

Al momento, è impossibile azzardare previsioni sullo scenario che si presenterà ad agosto.

Charlotte Walser, Infosud/swissinfo.ch
(traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)

L’inizio della cooperazione svizzera allo sviluppo in Afghanistan risale ai primi anni 1970.

Dopo la caduta del regime dei talebani, nel 2002, la Direzione per lo sviluppo e la cooperazione (DSC) ha aperto un ufficio di coordinamento a Kabul.

Da allora, ogni anno destina quasi 18 milioni di franchi alla realizzazione di progetti in loco.

Diversi progetti DSC vengono attuati da ONG svizzere.

Sul posto sono presenti Helvetas, Terre des Hommes e Intercooperation.

Helvetas si concentra prevalentemente su progetti legati all’acqua, Terre des Hommes su progetti per bambini di strada e madre-bambino (in Afghanistan, 2000 parti su 100’000 si concludono con il decesso della partoriente).

Nelle zone rurali, l’80% della popolazione beve acqua non potabile e quasi un bambino su due non va a scuola.

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