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Retata nelle filiali tedesche del Credit Suisse

L'ombra dell'evasione fiscale è planata sul Credit Suisse AFP

Nel quadro di un'indagine su presunti evasori fiscali con conti in Svizzera, gli inquirenti tedeschi hanno perquisito mercoledì 13 filiali e rappresentanze del Credit Suisse in Germania.

La notizia è stata comunicata da un portavoce della Procura pubblica di Düsseldorf.

In base ai dati esaminati dalla Procura, il tribunale di prima istanza di Düsseldorf ha ordinato perquisizioni nei confronti di dipendenti della banca elvetica, senza specificarne il nome. Alle operazioni condotte a Berlino, Monaco, Düsseldorf e in altre città tedesche hanno partecipato 140 funzionari.

Il Credit Suisse ha confermato le perquisizioni e ha indicato di «cooperare con le autorità». «Si tratta di un’indagine in corso – ha affermato il portavoce Marc Dosch – e quindi non possiamo fornire ulteriori informazioni».

Indagini su 1’100 persone

Alla base della retata ci sarebbero le informazioni relative a presunti evasori fiscali contenute in un cd acquistato nel mese di febbraio dal governo del Land tedesco Nord-Reno Vestfalia.

Johannes Mocken, procuratore pubblico di Düsseldorf, ha comunicato che la Germania sta indagando su 1’100 persone sospettate di aver evaso il fisco. Nel mirino delle autorità, ha aggiunto, vi sono pure alcuni collaboratori del Credit Suisse, sospettati di aver favorito tali operazione illecite.

Secondo il procuratore responsabile dell’indagine, il patrimonio complessivo non dichiarato al fisco tedesco ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro.

Accordi internazionali

Negli ultimi 18 mesi le due principali banche elvetiche – Credit Suisse e UBS – sono state messe sotto pressione in diversi paesi per il loro presunto ruolo nel favorire l’evasione fiscale.

UBS, recentemente al centro di una vertenza fiscale tra Svizzera e Stati Uniti, è ad esempio sorvegliata da vicino dall’autorità tedesca di sorveglianza del settore finanziario.

Per evitare di finire sulla lista nera dei paradisi fiscali, Berna è stata costretta a rivedere gli accordi contro la doppia imposizione stipulati con una decina di Stati.

Quello con la Germania è stato parafato nel mese di marzo dai ministri delle finanze dei due Paesi. Non è però ancora stato sottoscritto, ciò che ne impedisce l’entrata in vigore.

Contro il mercato dei dati bancari

Ci sono infatti ancora alcuni aspetti che vanno regolamentati, in particolare in merito al controllo degli averi tedeschi depositati in Svizzera. Un gruppo di lavoro presenterà le sue conclusioni in autunno.

«Partiamo dal principio che i negoziati con la Svizzera continuino a essere costruttivi e a svilupparsi in un contesto di fiducia reciproca», ha detto il portavoce del Ministero tedesco delle finanze, interrogato sull’eventuale impatto delle perquisizioni di mercoledì.

L’obiettivo di queste discussioni – ha puntualizzato – è proprio di «rendere obsoleto» il furto e la vendita dei dati personali dei clienti di banche svizzere, come avvenuto per il cd acquistato da una fonte anonima dalle autorità del Nord-Reno Vestfalia.

swissinfo.ch e agenzie

Aprile 2009: l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) inserisce la Svizzera nella cosiddetta lista grigia dei paesi non cooperativi per quanto riguarda lo scambio d’informazioni e l’assistenza amministrativa in caso d’evasione fiscale.

Settembre 2009: la Confederazione viene stralciata dalla lista grigia dopo aver sottoscritto 12 convenzioni contro la doppia imposizione rinegoziate secondo gli standard OCSE.

Ottobre 2009: lo scudo fiscale italiano crea tensioni fra Berna e Roma.

Dicembre 2009: Contenzioso con la Francia, che vuole utilizzare i dati rubati alla banca ginevrina HSBC per individuare presunti evasori.

Gennaio 2010: il Tribunale amministrativo federale giudica priva di base legale la procedura di assistenza amministrativa prevista dall’accordo extragiudiziale firmato nell’agosto 2009 con Washington.

Febbraio 2010: la Germania annuncia la sua intenzione di trattare con un informatore in possesso di dati bancari sottratti illegalmente in Svizzera.

Giugno 2010: il parlamento svizzero approva le nuove convenzioni di doppia imposizione concluse con una decina di paesi.

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