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“Blue Card” europea: la Svizzera è tranquilla

Circa il 40% degli alti dirigenti in Svizzera proviene dall'estero. imagepoint

L'Unione europea desidera attirare specialisti e alti dirigenti di altri continenti grazie a un nuovo tipo di permesso di lavoro: la "Blue Card".

Autorità e imprenditori elvetici non temono minimamente la progettata procedura accelerata europea. Ritengono che la Svizzera sia già ben preparata per affrontare la concorrenza.

Nessuna ondata migratoria

Il numero annuale delle “Blue Card” che potranno essere rilasciate verrà fissato dai singoli stati. “Bruxelles non può infatti decidere ad esempio di quanti ingegneri hanno bisogno la Francia o l’Olanda.

Anche il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso ha voluto rassicurare contro i timori di un massiccio afflusso di migranti. “Non apriamo le porte a venti milioni di lavoratori specializzati”, ha sottolineato.

Il disegno di legge presentato dalla Commissione europea il 23 ottobre prevede che solo specialisti, cui viene offerto un posto di lavoro per almeno un anno in un paese dell’Unione, abbiano diritto alla “Blue Card”.

Analogamente a quanto già avviene in Svizzera, anche i datori di lavoro europei dovranno inoltre dimostrare di non avere trovato nessuna persona disponibile, qualificata per l’impiego in questione, all’interno dell’Unione.

“Se un’azienda domanda un permesso di lavoro per un dipendente proveniente da un paese terzo, prima di rilasciarglielo le autorità nazionali devono verificare che non ci siano candidati di stati membri dell’Ue”, ha spiegato il commissario europeo dell’interno Franco Frattini.

Legge sugli stranieri invece di una “Blue Card”

In Svizzera l’introduzione di una “Blue Card” non è considerata urgente. “La nuova legge sugli stranieri consente alle imprese di assumere dipendenti altamente specializzati raramente disponibili sul mercato elvetico o europeo”, ha spiegato a swissinfo il portavoce dell’Ufficio federale della migrazione Jonas Montani.

Un parere ampiamente condiviso dal direttore dell’Unione padronale svizzera Thomas Daum. “Siamo coscienti che c’è una competitività a livello internazionale per accaparrarsi personale altamente qualificato. Seguiamo la situazione e valutiamo se i bisogni delle nostre imprese sono soddisfatti nell’ambito del vigente diritto sugli stranieri. Resta aperta la questione se una “Blue Card” possa rappresentare un’altra soluzione”.

Ricongiungimento familiare agevolato

Il disegno di legge dell’Ue prevede che la domanda di una “Blue Card” debba essere evasa rapidamente: di regola entro 30 giorni e al massimo nel giro di 90 giorni.

Quando un candidato ottiene il permesso, in linea di principio la sua famiglia può raggiungerlo nel paese dove lavora. Le decisioni sulle richieste in merito dovranno essere adottate al più tardi entro sei mesi dall’inoltro.

Il diritto svizzero regola la questione in modo analogo: chi ottiene un permesso di lavoro può far venire la famiglia nella Confederazione. Ciò è importante per l’integrazione, osserva Jonas Montani.

Altre mete di migrazione

Le classiche destinazioni dei migranti asiatici e africani altamente qualificati finora erano gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia. La Commissione europea ha illustrato questa situazione con l’esempio del Nordafrica: in quella regione l’87% dei migranti senza o con scarsa formazione va a cercare lavoro in Europa, mentre fra coloro che sono altamente qualificati più della metà sceglie gli Stati Uniti o il Canada.

Sempre stando ai dati forniti dalla Commissione, nell’Ue soltanto l’1,7% di tutti i dipendenti altamente qualificati provengono da paesi terzi. A titolo di paragone, in Svizzera questa quota è del 5,3%, in Australia del 9,9%.

D’altra parte, secondo uno studio pubblicato lo scorso settembre, in Svizzera il 40% dei dirigenti è straniero.

L’esempio: la “Green Card”

Il modello della “Blue Card” è l’americana “Green Card”. Ma mentre quest’ultima dà diritto a un permesso permanente di lavoro e di soggiorno negli Stati Uniti, quella europea dovrebbe essere limitata a due anni con possibilità di rinnovo.

La “Blue Card” non è “un assegno in bianco, ma piuttosto un approccio orientato ai bisogni”, ha affermato José Manuel Barroso.

La nuova normativa consentirebbe ai detentori del permesso anche il trasferimento all’interno dell’Ue. A questa disposizione si oppongono tuttavia la Germania e l’Austria.

Se il progetto sarà approvato dagli Stati membri, segnerà l’inizio di una politica migratoria comune dell’Ue.

swissinfo, Etienne Strebel
(Traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

La Commissione Ue ha proposto il 23 ottobre d’introdurre una “Blue Card” per gli immigrati altamente qualificati.

I candidati devono avere un contratto o un’offerta di lavoro per almeno un anno. Il permesso è inizialmente rilasciato per una durata limitata di due anni. Alla scadenza vi sono possibilità di rinnovarlo.

Lo stipendio deve corrispondere almeno al triplo del salario minimo in vigore nel paese in cui viene rilasciata la “Blue Card”.

Se i detentori di una “Blue Card” perdono l’impiego, il permesso resta valido ancora per tre mesi dopo il licenziamento.

Dopo cinque anni di residenza nell’Ue, i detentori di “Blue Card” possono chiedere un permesso di soggiorno illimitato.

Dopo almeno due anni di soggiorno in un paese dell’Ue, i detentori di “Blue Card” possono trasferirsi con la famiglia in un altro stato membro, a condizione di avervi un posto di lavoro.

Se la domanda di trasferimento è bocciata, lo Stato in cui è stata rilasciata la prima “Blue Card” deve riprendere il richiedente e la sua famiglia.

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