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“Cari amici, siamo rientrati a casa sani e salvi”

Camarda, così, farà per sempre parte dell'album dei ricordi. Il terremoto ha raso al suolo questo piccolo paese nella misura del 70-80% swissinfo.ch

Di ritorno in Svizzera dall'Abruzzo, Enzo e Maria Alloggia scrivono agli amici. Ancora scossi dal terremoto vissuto sulla loro pelle, parlano della paura, dell'angoscia, ma anche della straordinaria dignità degli abruzzesi.

Domenica 5 aprile, Enzo e Maria Alloggia arrivano a Camarda, un piccolo paese che si trova a 14 chilometri da L’Aquila. Un piccolo paese distrutto dal terremoto che alle 3.15 del 6 aprile, nel cuore della notte, ferisce a morte una parte d’Abruzzo.

“Che dirvi – scrive Enzo agli amici, di rientro a Muttenz (Basilea) dove vive con la famiglia – è stato terribile. Ed io, in cuor mio, non auguro a nessuno, neanche al mio peggior nemico, di vivere una simile esperienza. Siamo vivi per miracolo”.

“Purtroppo, del paese nella foto che vi mando (e che swissinfo pubblica, ndr), non esiste quasi più niente. Neanche la torre millenaria, che era l’orgoglio di Camarda e de L’Aquila. È così che, tutti noi, dovremo ricordare Camarda”.

E mentre questa famiglia abruzzese si porta dentro il ricordo di quella tragica notte e dei giorni seguenti, lunedì 13 aprile alle 23.14 una nuova scossa di terremoto (di magnitudo 4.9 sulla scala Richter) è stata avvertita all’Aquila e in Abruzzo. La terra era tornata a tremare già nelle ore precedenti, dopo un periodo di relativa calma.

Un paese che non c’è quasi più

“Camarda – racconta a swissinfo Enzo Alloggia – è stata distrutta nella misura del 70-80%. Dopo una prima scossa in piena notte, poco dopo l’una, è scattato il passa parola. Così la cinquantina di famiglie che abita nel paese vecchio, ha potuto lasciare le case e dormire all’addiaccio. Grazie a Dio è stata evitata una grande tragedia visto che il nucleo storico è stato quasi tutto raso al suolo. E’ un vero miracolo se ci sono stati solo tre feriti”.

E mentre parlava con un giornalista svizzero al telefono, racconta ancora Alloggia una nuova violenta scossa fa crollare davanti ai suoi occhi due case di vecchia costruzione. Trasformate in polvere e macerie in una manciata di secondi.

Dopo il violento terremoto, la coppia abruzzese ha voluto rendersi utile, come tanti volontari. Parlando con alcuni responsabili della Protezione Civile e della Croce Rossa è stato però comunicato loro “che di volontari ce n’erano anche troppi”.

“Così ho chiesto loro di cosa ci fosse bisogno e mi hanno risposto – aggiunge Enzo Alloggia – viveri e acqua, dal momento che, purtroppo, l’acqua corrente non era potabile a causa dell’infiltrazione del gas metano”.

Il coraggio che nasce dalle rovine

Ancora incredulo per aver avuto salva la vita, ancora impressionato da tanta distruzione e da tanto dolore, Enzo vuole vedere con i propri occhi la sua terra ferita, squarciata, lacerata, come le vite di tanti suoi compaesani.

“Ho fatto un giro, dove è stato possibile, nei paesi colpiti dal sisma e ovunque ho trovato montagne di macerie. Ma in mezzo ai detriti e alle rovine – sottolinea Alloggia – ho visto anche molta dignità. La dignità di gente di carattere forte, come è l’abruzzese, per sua natura”. Con coraggio e forza d’animo, intanto, i terremotati tentano il ritorno alla normalità.

“Le devastazioni più grandi – continua nel suo racconto Alloggia – si sono prodotte a Onna, il paese completamente distrutto dal sisma, e alla Casa dello Studente all’Aquila, che ospita molti studenti stranieri. Ho cercato di sapere se c’erano studenti di origini abruzzesi, ma senza risultato”.

E dal dolore e dallo sconforto, nasce subito la voglia di aiutare. “Quella di destinare i fondi che si raccoglieranno alla ricostruzione della Casa dello Studente – scrive agli amici Enzo – potrebbe essere un’idea, visto che molti nostri giovani di origini abruzzesi di sicuro ne usufruiranno. Sono d’accordo con l’amico Marcello: è meglio consegnare di persona i soldi raccolti ai responsabili del progetto che vorremo sostenere”.

Un grande sentimento di riconoscenza

Frastornato dall’esperienza della terra che ti trema sotto i piedi, Enzo ha vissuto anche un’altra esperienza, vero balsamo sulle ferite: la solidarietà. “Ringrazio tutti per la vostra solidarietà, in particolar modo gli amici, che mi hanno chiamato sul telefonino sin dalle prime ore dopo il sisma”.

“La nostra casa – spiega a swissinfo – ha tenuto, per nostra fortuna, anche se ci sono crepe nelle quali può infilarsi una mano. In base ad un primo controllo da parte dei vigili del fuoco, forse dovrà essere abbattuta. Ma per noi è il male minore visto che, grazie a Dio, ne siamo usciti vivi”.

swissinfo, Françoise Gehring

Ora che tutti gli sfollati hanno trovato un ricovero sicuro nelle tendopoli, le nuove emergenze nelle zone terremotate dell’Aquila e dintorni sono diventate il freddo e la paura di nuove scosse. Una paura che tiene la gente lontana dalle abitazioni, anche se dichiarate agibili dopo i controlli.

Le case, infatti, continuano a restare vuote, soprattutto di notte. Lo sciame sismico non si placa: ben 10mila le scosse registrate in questi sette giorni, alcune delle quali con una magnitudo sempre molto vicina al 3.0, con punte fino al 5.6.

Il personale della protezione civile e i volontari hanno dovuto accelerare le operazioni di completamento delle tendopoli – cresciuto in pochi giorni in modo esponenziale, da 32 a più di 100 – con la fornitura di tutte le attrezzature che le rendano sufficientemente autonome.

Secondo le cifre fornite dall’ambasciata d’Italia a Berna, in Svizzera vivono circa 24mila abruzzesi.

Un decimo (2’860 persone) risiede in Ticino. Circa 150 famiglie provengono dalla provincia dell’Aquila.

Nella zona dell’Aquila sono registrati 104 svizzeri.

Le offerte possono essere effettuate sul conto postale della Catena della solidarietà 10-15000-6 con l’annotazione «Terremoto Italia», oppure direttamente via internet.

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