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«In campo economico, Obama sarà pragmatico»

Crisi economica e finanziaria: a Barack Obama non mancherà certo il lavoro. Keystone

Oltre ai due conflitti in corso in Iraq e Afghanistan, Barack Obama dovrà occuparsi della crisi economica. Cosa aspettarsi dal nuovo presidente? swissinfo lo ha chiesto all'economista ginevrino Cédric Tille.

Ex collaboratore della Federal Reserve (la Banca centrale statunitense) e professore all’Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo di Ginevra, Cédric Tille sottolinea un dato di fatto: Barack Obama è stato eletto per difendere gli interessi degli Stati Uniti.

Ed è quello che farà, pur privilegiando un approccio più multilaterale rispetto a quello dell’amministrazione uscente.

swissinfo: L’elezione di Barack Obama è una buona notizia per l’economia mondiale?

Cédric Tille: Sì, soprattutto alla luce dei collaboratori che lo aiuteranno. Non conosciamo ancora i loro nomi, ma già durante la campagna Obama si è avvalso di numerosi ottimi consiglieri. Tra questi, Paul Volker, l’ex presidente della Fed che negli anni Ottanta aveva sconfitto l’inflazione. Oppure Bob Rubin e Larry Summers, i due segretari al tesoro dell’era Clinton. La squadra di McCain, invece, era più piccola e i suoi membri meno conosciuti.

swissinfo: Lo slogan di Obama è il cambiamento. Cosa cambierà sul piano economico?

C.T.: A livello strutturale, uno dei mutamenti principali riguarderà il panorama finanziario negli Stati Uniti. La crisi ha infatti mostrato che la struttura attuale di regolazione non è più adatta. Ciò non significa necessariamente che vi debba essere una maggiore regolamentazione. Ma quest’ultima dev’essere adeguata all’evoluzione dei mercati finanziari.

Negli Stati Uniti, per esempio, molte agenzie [la Fed, il Tesoro, ecc.] operano in parallelo. Di fronte a questa situazione confusa si deve razionalizzare, adottando se necessario un modello simile a quello britannico, nel quale una sola agenzia sorveglia tutto il settore finanziario. Anche se questa soluzione non costituisce la panacea – basti pensare al fallimento di Norther Rock –, è sicuramente più efficace.

Assisteremo dunque a un cambiamento strutturale delicato da gestire per Obama. In virtù della forte maggioranza democratica al congresso, subirà infatti una pressione molto forte a favore di una sovraregolamentazione. Wall Street, invece, andrà nella direzione opposta, una volta superata la crisi: non sarà dunque facile trovare un equilibrio.

swissinfo: I democratici sono tendenzialmente protezionisti. Cosa ci si deve attendere per quanto concerne il libero scambio e i negoziati in seno all’Organizzazione mondiale del commercio?

C.T.: In questo settore, vedo un rischio. Il partito democratico è molto grande: vista la sua forte maggioranza alla Camera e al Senato, rischia di essere prigioniero dei suoi estremi. Se così fosse, il partito privilegerebbe il protezionismo, spinto dai rappresentanti della regione industriale del nord-est («Rust belt»), particolarmente in difficoltà.

Un’altra ala del partito, quella a cui appartiene Bob Rubin, è più cosciente dei rischi che il protezionismo comporta per l’economia mondiale. Infatti, una guerra commerciale aggraverebbe soltanto la recessione mondiale. Quest’ala dei democratici tenterà dunque di resistere alla pressione, ma il rischio è reale: Barack Obama dovrà riuscire a contenere certe frange del suo partito, per non pagare dazio tra quattro anni.

swissinfo: Come vede il nuovo presidente di fronte a questo genere di problematica economica?

C.T.: Obama non si è impegnato su aspetti puntuali. A mio parere, sarà essenzialmente pragmatico, limitando le pressioni protezioniste. Ma nulla è certo…

swissinfo: Il governo svizzero da qualche anno cerca di avvicinarsi agli Stati Uniti sul piano commerciale. In tale prospettiva, Obama costituisce una buona notizia per la Svizzera?

C.T.: A priori, non vedo differenze sostanziali tra i repubblicani e i democratici in materia di libero scambio con la Svizzera. Il prossimo futuro ci dirà qualcosa di più.

swissinfo: Sul piano fiscale e del segreto bancario, Obama eserciterà davvero una pressione più forte sulla Svizzera, come aveva lasciato intendere?

C.T.: Non necessariamente. L’UBS era in conflitto con l’amministrazione fiscale americana negli ultimi mesi. Alcuni comitati del Congresso hanno dedicato delle sedute a questo tema. Non penso che la pressione si allenti. Ma non è neppure sicuro che i democratici la intensifichino decisamente.

L’argomento non figura palesemente fra le priorità. In questo momento c’è in vista una recessione ed è in corso una crisi finanziaria. Le questioni di fiscalità internazionale sono d’interesse secondario.

swissinfo: Fra quattro o otto anni, gli Stati Uniti saranno meno indebitati?

C.T.: Con il piano di rilancio, il debito aumenterà. Occorre rammentare che, in proporzione all’economia del paese, il livello del debito pubblico non è molto allarmante. È per esempio molto meno elevato che in Italia o in Giappone. Gli Stati Uniti sono ben lungi dalla bancarotta.

Quando sarà superata la recessione, tuttavia, nella fiscalità occorrerà operare cambiamenti legati al deficit strutturale instaurato sotto l’amministrazione Bush, che non è più sostenibile.

Il deficit estero negli ultimi due o tre anni si è invece abbassato. Gli Stati Uniti possono tranquillamente sostenere un piccolo deficit commerciale, che peraltro sarà inferiore nei prossimi anni a causa del forte rallentamento economico. Quando il consumatore cessa di importare, il problema si risolve da solo.

Intervista swissinfo, Pierre-François Besson
(Traduzione di Andrea Clementi e Sonia Fenazzi)

Gli Stati Uniti sono il principale partner commerciale della Svizzera fuori dall’Europa.

Nel 2007, le esportazioni elvetiche si sono situate a 18,322 miliardi di franchi, le importazioni a 9,4318 miliardi.

Gli USA sono anche il primo paese di destinazione degli investimenti diretti svizzeri.

I due paesi hanno istituito nel 2006 un Forum di cooperazione sul commercio e gli investimenti.

In questo ambito, il 10 ottobre 2008, è stata una dichiarazione congiunta sul commercio elettronico. L’obiettivo è di agevolare e promuovere il commercio elettronico, evitare misure discriminatorie, garantire agli utenti una maggior sicurezza giuridica e un clima di fiducia favorevole agli scambi elettronici.

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