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“Interrompere la collaborazione militare con Israele”

Un palestinese seduto tra le rovine di alcune case e la carcassa di un auto nel campo profughi di Jenin, in Cisgiordania Keystone

La richiesta al Consiglio federale giunge da oltre 50 organizzazioni umanitarie, confessionali e pacifiste. Secondo loro urge una moratoria immediata.

Dall’occupazione dei Territori palestinesi di Cisgiordania e Gaza nel 1967 Israele viola in modo massiccio il diritto umanitario internazionale e i diritti umani, affermano le organizzazioni in un appello al governo presentato lunedì alla stampa a Berna.

Nelle ultime settimane in particolare, aggiungono, l’esercito dello Stato ebraico ha violato in modo grossolano i requisiti minimi della Quarta Convenzione di Ginevra a protezione della popolazione civile.

“La Svizzera, depositaria e cofirmataria della convenzione, non può più continuare una stretta cooperazione con un esercito di cui condanna decisamente le violazioni del diritto internazionale umanitario”, ha affermato Matthias Hui, del Forum per i diritti umani in Israele e Palestina.

La richiesta moratoria, riguardante sia la collaborazione tecnica in fatto di armamenti sia quella tra servizi segreti, dovrebbe restare in vigore fino al ritiro israeliano dai Territori occupati entro i confini del 1967 e fino a che saranno trovate soluzioni alle questioni aperte sulla base del diritto internazionale.

Danni a opere di soccorso

Christoph Stückelberger, presidente della Comunità di lavoro degli enti assistenziali svizzeri, ha rilevato che organizzazioni statali e private elvetiche sostengono da anni progetti in Palestina le cui infrastrutture l’esercito israeliano ha ora sistematicamente distrutto. Un motivo di più per interrompere la collaborazione militare: “Non possiamo distruggere con la sinistra quel che abbiamo costruito con la destra”, ha affermato Stückelberger.

Il Consiglio federale è invitato a prendere in considerazione le voci che si elevano in Svizzera contro questa collaborazione. “Speriamo che correggerà la sua posizione”, ha detto Stückelberger, rilevando che lo scopo della richiesta è di far pressione sul governo Sharon affinché cessi la sua politica bellicosa. Nello stesso tempo si tratta di mostrare solidarietà con la popolazione palestinese sofferente e con le forze di pace in Israele e in Palestina.

Tutte le violazioni contro i diritti umani vanno denunciate, è stato sottolineato nella conferenza stampa: sia per gli attacchi israeliani sia per gli attentati suicidi palestinesi contro la popolazione civile.

Appello multicolore

Fra le organizzazioni firmatarie dell’appello figurano la sezione elvetica di Amnesty International, l’Associazione Svizzera-Palestina, il Gruppo per una Svizzera senza esercito, l’Aiuto delle Chiese evangeliche della Svizzera (ACES), il Sacrificio quaresimale, Pane per i fratelli, la Missione Betlemme di Immensee e la Dichiarazione di Berna.

Hui ha rilevato che diversi parlamentari, anche borghesi, hanno manifestato il loro appoggio all’appello, sostenuto da PS e Verdi. Il radicale ginevrino John Dupraz, membro della Commissione esteri del Consiglio nazionale, ha manifestato personalmente il suo sostegno durante la conferenza stampa.

Affari milionari

Nel 2001 la Svizzera ha acquistato in Israele materiale militare per circa 80 milioni di franchi e nei primi tre mesi del 2002 per 27 milioni. Le ordinazioni per il resto dell’anno e per il 2003 ammontano a 177 milioni, di cui 100 per munizioni e 45 per sistemi di guida per l’artiglieria.

Lo scorso 10 aprile, il Consiglio federale aveva chiesto il “ritiro immediato” dell’esercito israeliano dai Territori e aveva incaricato il capo del Dipartimento della difesa Samuel Schmid di riesaminare le relazioni con Israele per quanto riguarda gli acquisti di materiale bellico e la cooperazione militare. In ossequio alla legge sull’esportazione di materiale bellico, la Svizzera non fornisce armi allo Stato ebraico.

swissinfo e agenzie

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