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“Le diatribe personali non sono proficue”

Il nuovo presidente dell'UDC Toni Brunner ottimista sul futuro del suo partito Pixsil

Toni Brunner dal primo marzo è il nuovo presidente dell'Unione democratica di centro (UDC). Il 33enne parlamentare, di professione contadino, non vuole focalizzare l'attenzione sugli attacchi personali.

In un’intervista a swissinfo parla della sua nuova funzione alla testa del più grande partito della Svizzera, del suo ruolo di opposizione, di libera circolazione delle persone e di calcio.

swissinfo: Alle sue spalle c’è un periodo molto tumultuoso: la vittoria dell’UDC alle elezioni federali, la sua mancata elezione alla Camera alta, l’estromissione di Christoph Blocher dal governo, la sua elezione alla presidenza del partito. Come valuta la situazione?

Toni Brunner: I periodi intensi sono interessanti. La politica è avvincente proprio perché non è pianificabile, è spesso imprevedibile.

Con una quota del 29%, alle elezioni parlamentari dell’autunno 2007 l’UDC ha conseguito una vittoria storica. All’elezione del governo i perdenti delle legislative hanno deciso chi deve rappresentarci nell’esecutivo. Ciò non sarebbe accaduto in alcun altro paese. Siamo così stati costretti all’opposizione, poiché con l’esclusione di Christoph Blocher è stata buttata fuori dal governo la politica dell’UDC.

swissinfo: Il ruolo di opposizione dell’UDC è veramente una novità? In passato il partito si è già schierato contro la “straniata classe politica”.

T.B.: La novità è che non abbiamo più alcun nostro rappresentante in governo. Adesso dobbiamo adattare il nostro mandato in parlamento. A seconda dei casi, per svolgere il nostro compito dobbiamo anche utilizzare il referendum o l’iniziativa, agendo insieme al popolo.

swissinfo: In occasione della sua elezione a presidente dell’UDC è stato descritto dai media come il “figlio politico” di Christoph Blocher. Come si vede lei stesso?

T.B.: Come contadino ho i piedi per terra. Per chi è legato alla terra ci sono meno probabilità di perdere il contatto con la realtà. La naturalezza, abbinata a una certa semplicità, è un vantaggio, poiché posso rivolgermi alla gente più apertamente e senza preconcetti.

Mi ritengo una figura integratrice all’interno e un rappresentante del partito all’esterno. Come presidente voglio guidare il partito verso il futuro ed esporre chiaramente le sue posizioni, in particolare sulle politiche d’asilo, degli stranieri, estera ed europea, ma anche su quella finanziaria ed economica.

swissinfo: Con Christoph Blocher l’uomo più forte dell’UDC siede nel nuovo presidio di cinque membri. Qual è precisamente il suo ruolo di presidente?

T.B.: Ho la responsabilità generale. Ma non sarò in alcun caso un “one-man-show”. Il partito negli ultimi anni è cresciuto fortemente. Perciò è stato necessario adeguare le strutture e formare una direzione efficace.

Sono felice che possiamo contare anche sull’ex ministro Christoph Blocher come vicepresidente. Grazie alla sua esperienza in governo, ci porta, per esempio, conoscenze sull’amministrazione.

swissinfo: Il suo predecessore Ueli Maurer ha duramente attaccato il ministro Samuel Schmid, superando anche i limiti della buona educazione e del rispetto. Lei che toni intende assumere?

T.B.: Io cerco di integrare piuttosto che gettare benzina sul fuoco. Preferisco discutere di temi fondamentali di politica piuttosto che di questioni personali. Le diatribe personali non sono proficue e non portano al raggiungimento di obiettivi. Per questo motivo non mi sono mai lasciato coinvolgere.

swissinfo: Un grande banco di prova per l’UDC come partito di opposizione sarà la votazione sull’estensione della libera circolazione delle persone alla Romania e alla Bulgaria. Con il vostro “no” non vi avventurate su un campo minato? In caso di rifiuto, l’Unione europea (UE) minaccia di disdire gli accordi bilaterali.

T.B.: La libera circolazione delle persone è una questione delicata. L’UDC non dice semplicemente “no”: a determinate condizioni è disposta a dire di “sì”. L’UE vuole che l’estensione alla Romania e alla Bulgaria sia accompagnata da un contributo di coesione supplementare di 350 milioni e da un accordo sull’elettricità. È dunque normale che anche la Svizzera presenti richieste, poiché il bilateralismo comporta un dare e un avere per entrambe le parti.

Siamo disposti a negoziare sui dossier. Ma devono cessare le pressioni dell’UE sulle questioni fiscali, che si scontrano sempre con l’autonomia dei cantoni. In questo campo non c’è nulla da negoziare.

swissinfo: Cambiando completamente argomento, come giudica, in qualità di tifoso di calcio, la nomina di Ottmar Hitzfeld alla successione di Köbi Kuhn come allenatore della squadra nazionale svizzera? L’UDC è dell’opinione che in Svizzera ci siano troppi tedeschi.

T.B.: Non è assolutamente un problema (ride). La nazionale rossocrociata non potrebbe avere un allenatore migliore di Ottmar Hitzfeld. È praticamente svizzero: è cresciuto appena fuori dal confine e ora vive in Svizzera.

Hitzfeld conosce il mondo calcistico elvetico ed è proprio qui che è riuscito a sfondare in modo da poter poi intraprendere la brillante carriera internazionale. Il cerchio si chiude, poiché ora ha ancora davanti a sé la conquista di grandi successi con la nazionale svizzera!

swissinfo: La prossima sessione delle Camere federali, in giugno, si accavalla con l’Euro 2008 in Svizzera. Non si sentirà combattuto fra desideri opposti? Si troverà nell’aula della Camera bassa o allo stadio?

T.B. (ride di nuovo). Dovrò superare conflitti di coscienza incredibili! Per me è già quasi un tabù organizzare una manifestazione politica in una serata calcistica. Ciò nonostante, il mandato di rappresentante del popolo è prioritario.

Sovrapposizioni sono praticamente inevitabili. Ma cercherò di seguire tutte le partite possibili, alla televisione nel Palazzo federale o in qualsiasi altro posto.

Già alla Coppa del mondo 2006 sono andato spesso negli stadi in Germania a guardare le partite. L’ambiente mi entusiasma e spero che ci sia una festa analoga in Svizzera.

swissinfo, intervista di Renat Künzi
(traduzione dal tedesco di Sonia Fenazzi)

Di professione contadino, il 33enne vive a Ebnat-Kappel, nel canton San Gallo.

Nel 1995, all’età di 21 anni, è eletto per la prima volta al Consiglio nazionale (Camera bassa del parlamento svizzero) quale rappresentante dell’UDC sangallese. È il più giovane membro della Camera.

Brunner presiede la Commissione dell’ambiente, la pianificazione del territorio e l’energia del Consiglio nazionale.

Dal 1998 è presidente dell’UDC del canton San Gallo.

Dal 1. marzo 2008 è presidente dell’UDC svizzera.

Le sue più grandi sconfitte politiche: nel 2004 i delegati sconfessano le sue scelte di candidature per le elezioni cantonali. Brunner minaccia di dimettersi. Nel novembre 2007 fallisce la corsa al Consiglio degli Stati (Camera alta).

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