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“Siamo ben integrati nel sistema giudiziario internazionale”

Grazie alla Corte Penale internazionale (CPI) non sarà più necessario istituire un tribunale speciale per ogni caso, come è invece accaduto con Slobodan Milosevic (nella foto) nell'ex Jugoslavia ed i genocidi in Ruanda Keystone

Crimini internazionali, istituzioni per combatterli e integrazione della Svizzera. Intervista a Heinrich Koller, direttore dell'Ufficio federale di giustizia.

Le guerre nell’ex Jugoslavia, nel Ruanda e nell’Afghanistan, assieme all’aumento della criminalità organizzata e del terrorismo, hanno reso necessario un rafforzamento rapido della collaborazione internazionale in materia di giustizia; l’isolazionismo dei singoli Stati non è più ammissibile. Come ha reagito la Svizzera? Quali sforzi ha intrapreso per offrire il proprio contributo alla giustizia internazionale.

Heinrich Koller, come valuta il grado d’integrazione della Svizzera nel sistema internazionale di collaborazione giudiziaria?

La Svizzera è bene integrata in questo sistema. In particolare, il nostro Paese ha ratificato tutti gli accordi europei che riguardano le collaborazioni internazionali in materia di giustizia. Si tratta, ad esempio, dell’accordo sull’assistenza giudiziaria, l’estradizione e il riciclaggio di denaro.

Ma si può ancora migliorare. La Confederazione deve soprattutto rispondere alle nuove esigenze nell’ambito della lotta contro la truffa.

Non essere membri dell’ONU e dell’UE è penalizzante?

Già ora la Svizzera può partecipare all’elaborazione delle convenzioni dell’ONU. Ad esempio, un anno fa abbiamo firmato a Palermo la Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale. Non bisogna poi dimenticare la nostra collaborazione con il Tribunale dell’ONU contro i crimini di guerra.

La situazione, tuttavia, è ben diversa per quanto riguarda l’UE. Per questa ragione il Consiglio federale desidera, nel quadro del secondo round dei bilaterali, integrare la Svizzera nei trattati di Schengen e di Dublino. Due accordi che offrono un’occasione privilegiata per rafforzare la collaborazione con gli Stati dell’UE in materia di giustizia, polizia, asilo e immigrazione.

Parliamo della collaborazione con l’Italia. È soddisfatto? C’è qualcosa che va migliorato?

La collaborazione fra Italia e Svizzera è buona e intensa. Ma è necessario rafforzarla. Abbiamo perciò firmato con l’Italia un accordo supplementare al fine di semplificare e di accelerare la procedura di assistenza giudiziaria. In particolare, verrà creata una centrale comune che permetterà di combattere con maggior efficienza la criminalità organizzata e la corruzione.

Tuttavia, il fatto che allo stesso tempo il Parlamento italiano abbia accettato una legge di ratifica e di attuazione di tali accordi pone non poche domande, perché hanno colto l’occasione per modificare la procedura. Infatti, l’inasprimento delle esigenze formali rischia di complicare la procedura relativa all’assistenza giudiziaria.

Vorrei però sottolineare che – contrariamente a quanto è stato riferito dai media e malgrado alcuni punti che vanno ancora chiariti – la collaborazione fra i due Paesi in materia di assistenza giudiziaria funziona.

Il Parlamento svizzero ha recentemente accettato l’adesione della Svizzera alla Corte penale internazionale (CPI). Quali sono i vantaggi della CPI?

Considerata la sua tradizione umanitaria, la Svizzera ha fortemente appoggiato i lavori per l’istituzione di una Corte internazionale indipendente e stabile. Il 12 ottobre 2001, il nostro Paese ha quindi ratificato lo Statuto di Roma sulla creazione della CPI. Occorre avere l’adesione di almeno 60 Stati affinché la Corte possa cominciare a funzionare.

La CPI sarà chiamata a pronunciarsi su dei crimini particolarmente gravi: genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra. Il procedimento penale resta però in primo luogo compito delle autorità nazionali. La CPI interviene solo quando le autorità nazionali competenti non vogliono, o non possono, perseguire i responsabili di tali crimini.

Una corte permanente, infine, ha importanti vantaggi rispetto ai tribunali ad hoc: non sarà più necessario creare per ogni nuovo conflitto un tribunale speciale e perciò il guadagno del tempo è notevole. Inoltre, i tribunali ad hoc che vengono creati solo in seguito a un conflitto non hanno un effetto dissuasivo.

Intervista a cura di Nenad Stojanovic

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