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«Sono giovani del tutto normali»

Black Block in marcia: della reattività di questi giovani ne approfitta la destra nazionalista, sostiene Imhof Keystone

I giovani d'oggi non sono più propensi alla violenza rispetto al passato, sostiene il sociologo Kurt Imhof. Gli atti di vandalismo sono dei riti di passaggio.

I Black Block individuano i loro nemici nei gruppi di estrema destra e nell’Unione democratica di centro, il partito nazional conservatore che associano a schieramenti nazisti.

Dopo i disordini avvenuti il 6 ottobre a Berna a margine della manifestazione pacifica dell’Unione democratica di centro (UDC) – alla quale hanno partecipato alcune migliaia di persone – i Black Block sono nuovamente al centro delle discussioni.

Con Kurt Imhof, sociologo all’Università di Zurigo, tentiamo di capire chi sono questi giovani incappucciati che frantumano tutto ciò che incontrano sul loro cammino.

swissinfo: Questi manifestanti violenti seguono un’ideologia ben definita?

Kurt Imhof: La base ideologica è molto sottile. Si rifà ad una comprensione specifica della critica fondamentale che affonda le proprie radici nel marxismo, peraltro poco capito. Per i giovani si tratta di un sistema carico di significato: il vandalismo è l’espressione concreta delle loro convinzioni marxiste radicali. I giovani hanno la sensazione di compiere qualcosa di significativo.

I giovani tra i 17 e i 25 anni sono particolarmente soggetti a valori di stampo religioso o politico. Un fenomeno vecchio quanto la modernità.

swissinfo: Chi sono questi giovani?

K.I.: Si tratta di un gruppo piuttosto eterogeneo, formato da apprendisti, liceali, studenti e da ragazzi della seconda generazione.

Sono giovani del tutto normali, che a volte tornano a casa con un mazzo di fiori per la mamma. Conducono semplicemente una doppia esistenza, come fanno molte persone alla loro età.

swissinfo: Gli studenti non dovrebbero mostrare una maggiore conoscenza politica?

K.I.: In generale, la comprensione della politica è piuttosto limitata, anche tra quei giovani che si sentono molto politicizzati. Una situazione che trova origine anche nel peggioramento dell’insegnamento scolastico in materia di educazione civica e storia.

Dalla seconda metà degli anni ’90, i giovani manifestano una consapevolezza politica poco sviluppata. Si lasciano coinvolgere solamente da una politica radicalmente polarizzata, specialmente se questa è accompagnata da un pizzico di avventura, come possono essere gli atti vandalici.

swissinfo: Qual è l’influsso su questi giovani esercitato dall’UDC, un partito cha ha decisamente polarizzato la politica elvetica?

K.I.: L’estrema polarizzazione e l’inasprimento della campagna elettorale dell’UDC sul tema degli stranieri corrisponde esattamente all’immagine che questi giovani si fanno della Svizzera. Un’immagine secondo cui l’elite elvetica sta trasformando il paese in uno Stato xenofobo e repressivo.

Agli occhi di questi giovani, il messaggio veicolato dall’UDC conferma che la Confederazione è una piazza finanziaria che spalanca le porte al denaro sporco e ai ricchi, ma le chiude in faccia ai rifugiati.

swissinfo: L’UDC raccoglie quindi ciò che ha seminato…

K.I.: Sì, ma non in termini negativi. I sostenitori dell’UDC sono ben desiderosi di raccogliere quello che hanno seminato. La reazione violenta alla manifestazione di Berna tornerà loro utile.

Questi giovani sono molto prevedibili e quindi possono essere sfruttati a fini politici. Una manovra che ha funzionato alla perfezione: adesso tutti difendono la libertà di espressione dell’UDC e i democentristi sono ancora una volta al centro dell’attenzione.

swissinfo: L’UDC ha strumentalizzato gli estremisti di sinistra?

K.I.: “Strumentalizzare” è una parola forte. L’UDC aveva ciò nonostante considerato che la sua manifestazione avrebbe potuto suscitare una reazione vandalica. Era pure consapevole che l’attenzione mediatica sarebbe stata grande e che avrebbero potuto approfittarne in vista delle elezioni.

swissinfo: I disordini di Berna non sono forse stati anche l’espressione di una collera contro l’impotenza degli altri partiti di fronte alle campagne del ministro Christoph Blocher e dell’UDC?

K.I.: È evidente che questi giovani non prendono troppo sul serio gli altri partiti. I loro nemici sono l’UDC, uno schieramento politico che associano a gruooi nazisti, e i gruppi di estrema destra, peraltro presenti tra i partecipanti al corteo svoltosi nella capitale.

swissinfo: Si sente spesso dire che i giovani sono più violenti di una volta…

K.I.: Si sta esagerando, sebbene sia un’opinione comprensibile, in particolare quando la polizia viene attaccata.

Oggi siamo di fronte ad una ritualizzazione marcata della violenza, sia da parte dei giovani di estrema destra che di estrema sinistra. Se però si considera la propensione alla violenza nel corso della storia, non si constata alcun deterioramento.

Negli anni ’30 si è assistito a intense ondate di violenza da parte dell’estrema destra. Nemmeno la gioventù del ’68 e i movimenti giovanili degli anni ’80 sono scesi nelle strade con intenzioni pacifiche…

swissinfo, intervista di Corinne Buchser
(traduzione: Luigi Jorio)

Kurt Imhof (1956) è professore ordinario in sociologia e pubblicistica, nonché responsabile del settore di ricerca «Pubblico e Società» all’Università di Zurigo.

All’ateneo zurighese Imhof ha seguito una formazione in storia, sociologia e filosofia. Ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento accademico con una tesi intitolata «Gli avvenimenti mediatici come indicatori dei mutamenti sociali. Un contributo alla fenomenologia dell’opinione pubblica».

Il movimento anarchico, autonomo e antifascista dei Black Block è un fenomeno internazionale. In Europa si manifesta soprattutto durante le manifestazioni contro la globalizzazione (contro il vertice dei G8 o il WEF di Davos).

Vestiti di nero o camuffati, sono pronti ad entrare in azione contro altri dimostranti, forze dell’ordine e avversari politici (di destra). In Italia, sono balzati all’onore della cronaca nel 2001, quando misero a ferro e a fuoco Genova in occasione del G8.

Secondo la polizia federale, i movimenti di estrema sinistra in Svizzera, da cui provengono anche i Black Block, possono contare su circa 2’000 persone.

La Fedpol divide i Black Block in quattro categorie: lo zoccolo duro (una cinquantina di leader), i gruppi locali (un centinaio di attivisti), i militanti (circa 700, non tutti mossi da motivazioni politiche) e i gregari, inclini alla violenza ma spesso apolitici (un centinaio).

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