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“Sono un emigrato di lusso, è vero, ma eterogeneo”

Alexandre Leupin vive dall'inizio degli anni '80 negli Stati uniti alexandreleupin.com

Il ginevrino Alexandre Leupin è installato da diversi decenni a Baton Rouge. Professore di francese all’Università di Stato della Luisiana (Louisiana State University, LSU), insegna letteratura francese, arti, epistemologia e psicoanalisi. Intervista a un intellettuale "occidentale".

Alexandre Leupin ci fa una confidenza: il lavoro del suo amico Edouard Glissant, appena morto, l’aiuta a “vivere felice la creolizzazione e la presenza di persone approdate in Luisiana da tutto il mondo”.

swissinfo.ch: Che cosa fa di lei un intellettuale americano?

Alexandre Leupin: Intellettuale, per il fatto che le idee, le culture passate, presenti e future, la singolarità degli esseri sono per me cose viventi.

La qualità di americano che lei mi attribuisce solleva una questione appassionante. La mia solidarietà con il popolo americano si cristallizza definitivamente l’11 settembre 2001. Condivido l’idea di libertà, anche economica, che fa vivere gli Stati Uniti oltre i suoi confini geografici.

Detto questo, io sono un emigrato di lusso, è vero, ma eterogeneo, sospeso tra le differenze culturali che separano gli Stati Uniti dall’Europa. Queste differenze, d’altronde, non sono poi così profonde: sono principalmente legate a un narcisismo freudiano delle piccole differenze, che impallidiscono di fronte ai valori condivisi al di qua e al di là dell’Atlantico.

Possiamo definire questa comunità di idee a partire dall’Illuminismo, e dunque da valori come democrazia, libertà, dibattito basato sulla razionalità, sviluppo economico. Questi valori sono fragili e recenti, dobbiamo difenderli da ogni forma di totalitarismo, ma sono i soli a dare un senso alla parola Occidente. E non una continuità immaginaria dell’Occidente con il mondo dell’antica Grecia. Solo in questo senso mi definirei come un intellettuale “occidentale”.

swissinfo.ch: Partendo da Ginevra, che cosa l’ ha portata a diventare un insegnante in Luisiana e una personalità del mondo francofono nel Nord America?

A.L.: Un matrimonio e le limitate possibilità in Svizzera per un medievalista. La mia fortuna è stato quella di atterrare in Louisiana, l’unico stato dove la cultura francese è viva ed organica, ad eccezione di alcune contee dello stato del Maine, nel nordest degli Stati Uniti.

La mia rivista, quindi, benché sia pubblicata su Internet, che è ovunque, perderebbe gran parte del suo significato se fosse trapiantata fuori dalla Louisiana. La Louisiana, del resto, è fonte di ispirazione per gli scrittori che ho invitato, come Pietro Guyotat, Jacques Henric, Valerio Novarina, Catherine Millet e Jean-Michel Olivier. 


swissinfo.ch:  Allora, come sta il francese, dalle sue parti, in Luisiana?

A.L.: Molto bene e nel contempo molto male. Molto bene perché oltre un milione di persone si dichiarano francofone e, attraverso il loro profondo attaccamento alla lingua e alla cultura, formano una comunità che sostiene la creazione e la ricerca. Parlo francese con i miei vicini e, nel paese cajun (cajun indica la varietà di francese parlata dai francofoni dello stato americano della Louisiana, ndr), gli scambi sono in francese. In base al numero degli studenti, il programma di francese alla LSU è il più grande degli Stati Uniti, sia a livello di licenza che di dottorato.

Nel sud della Luisiana ci sono anche degli indiani, gli Houma, cattolici e francesi. Nel 1700, Jean-Baptiste Le Moyne de Bienville, un esploratore francese, fu mediatore tra gli Houma e un’altra tribù, il Bayougoula. Le tribù collocarono un grande totem rosso per delimitare i confini territoriali; il nome Baton Rouge – senza accento circonflesso – dove vivo, deriva proprio da questo episodio. Pierre Guyotat mi ha fatto parte di un’etimologia un po’ più birichina.

Il francese assume qui un ruolo simile a quello del latino che, nel 842 d.c., con il Giuramento di Strasburgo, crea la Francia e la Germania a partire dalle appartenenze linguistiche. Tutto questo passato ha lasciato tracce poetiche sotto forma di toponimi, nomi di strade, di villaggi e città. 


Ma qui in Louisiana il francese sta anche molto male perché in questo momento nelle università stiamo assistendo, sotto la pressione economica, a una drastica riduzione delle materie umanistiche letterarie. A farne le spese, infatti, le lingue e le letterature straniere. In molte università – come Irvine, in California, New York, ecc – i programmi dell’insegnamento del francese vengono soppressi.

Probabilmente ho vissuto l’età dell’oro in cui i contribuenti pagavano gli accademici per scrivere libri a piccola tiratura e rivolto a pochi lettori eletti. Gli studi universitari di Lettere à sono al centro di un rapido cambiamento. Devono adattarsi alle nuove condizioni, ovvero meno sovvenzioni per la ricerca, classi più numeroser, ecc.

E’ finito il tempo in cui la classe degli insegnanti si riproduceva per discepoli interposti…. Ad eccezione dei libri, la sola produzione degli insegnanti si è spesso ridotta, purtroppo, alla fabbricazione di disoccupati. Queste nuove condizioni non sono, tuttavia, tipiche degli USA. In Francia, il fenomeno è simile. Peccato, perché la bellezza dell’arte e della letteratura non ha prezzo. 


swissinfo.ch: Dal suo osservatorio di Baton Rouge, qual è la sua opinione sulla Svizzera di oggi?

A.L.: La Svizzera ha assunto un fascino esotico. Apprezzo ancora di più l’attaccamento alle libertà fondamentali e al federalismo, che garantisce un futuro ai francofoni. E, naturalmente, apprezzo paesaggi, monumenti culinari come raclette e fondue, i buoni vini bianchi di Vaud e Vallese.

Scherzi a parte, quello che mi manca in America, sono le tracce vive e poetiche di una storia di oltre due millenni: la chiesa carolingia di Müstair, il soffitto dipinto di Zillis, la cattedrale di Saint-Pierre, le strade romane sul Passo dello Julier. E’ bello, grazie all’emigrazione, rinnovare lo sguardo su Derborence e poter sognare Ramuz, vedere le Alpi ricordando Hodler o Hans Beat Wieland, ripensare a Segantini e rivivere l’eterno ritorno del medesimo con Nietzsche a Sils.

Questi segni sono infinitamente preziosi, fanno sognare, offrono bellezza e profondità al presente, ma solo quando si è persa l’opportunità di averli ogni giorno a portata di mano.

Ginevra. Il ginevrino Alexandre Leupin ha conseguito una licenza in Lettere nel 1971 nella sua città natale. Poi, dieci anni dopo, un dottorato (Il Graal e la letteratura, ricerca sulla prosa di Arturo). 
 


 

USA. Dopo aver insegnato al Liceo e all’Università di Ginevra, ha fatto tappa all’Università di Oxford (Ohio). Ha lavorato anche presso l’Università della California e quella di Poitiers, in  Francia. E’ approdato alla Louisiana State University nel 1983 come professore associato. 
 


 

Titoli. Questo medievalista è autore di dieci libri e du numerosi articoli, recensioni, lezioni. E’ Distinguished Research Master della sua università e, in Francia, cavaliere delle Arti e delle Lettere (2000). Ha creato nel 2005 una rivista francese on-line: Mondes francophones.com.

Traduzione Françoise Gehring

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