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“Sono un terzomondista preoccupato”

L'ex segretario generale dell'ONU, Boutros Boutros-Ghali ha partecipato a Friburgo ad un convegno sull'Europa Keystone Archive

Non dimenticare il Sud. Ecco il messaggio che Boutros Boutros-Ghali ha lanciato da Friborgo ad un'Europa che si rivolge invece soprattutto ad Est.

Sud sempre più instabile

“La sfida principale per il continente europeo nei prossimi anni giungerà da Stati del sud del Mediterraneo: Marocco, Algeria, Egitto, Turchia, Siria,…” sostiene il famoso diplomatico egiziano. Un insieme non omogeneo di 12 Stati poveri che, secondo Boutros-Ghali, nel 2050 avranno praticamente gli stessi abitanti dell’intera Europa: circa 300 milioni di persone.

“Ineguaglianze già oggi vistose, in seguito alla liberalizzazione del commercio e alla mondializzazione, aumenteranno ulteriormente a causa delle diverse evoluzioni demografiche dei due blocchi: esplosione al Sud; stagnazione o addirittura calo al Nord”. Il tutto potrebbe rivelarsi fonte di gravi instabilità sociali, politiche o economiche “che non si potranno risolvere semplicemente con misure difensive”.

Che l’Europa aiuti per aiutarsi

Il concetto espresso da colui che ha guidato l’ONU dal 1992 al 1996 è chiaro: occorre integrare ed aiutare. Non escludere. “L’Europa deve evitare che il fossato tra la sua ricchezza e la povertà dei suoi vicini si scavi ulteriormente. Sarebbe un nuovo muro di Berlino, questa volta invisibile, senza mattoni, ma ugualmente terribile”.

“Il continente europeo non potrà restare tale se non si impegnerà a favore della non-Europa” rileva Boutros Boutros-Ghali. “Nel suo sviluppo, l’Europa si è rivolta a Nord. Oggi è tentata a guardare ad Est. Ma è solo a Sud che potrà rinnovare quell’umanesimo che ha fatto la sua grandezza”.

Le riforme in atto

L’intervento dell’ex segretario generale delle Nazioni Unite è stato il corollario della 27. Giornata dell’Europa, tenutasi martedì all’Università di Friborgo.

L’incontro ha avuto come protagonisti esperti svizzeri ed internazionali, soffermatisi sulle riforme istituzionali in atto in un’UE sempre più bisognosa di un lifting in vista di un suo futuro, probabile, allargamento ad est.

Questioni altrettanto complesse di quelle menzionate da Boutros-Ghali e che saranno certamente oggetto di aspre battaglie tra euroscettici e fautori di un’Europa compatta. Ad esempio, come ripartire le competenze tra l’Unione ed i singoli Stati membri? Quale modello decisionale adottare? Unanimità o maggioranza? Come eleggere il presidente della Commissione? A suffragio universale o tramite gli organi comunitari? Come dar voce su scala continentale ai parlamenti nazionali? In sostanza, come realizzare una vera e propria Costituzione europea?

Nel corso delle discussioni di Friborgo, l’esempio svizzero, basato su federalismo e pluriennale convivenza pacifica, è stato spesso preso a modello. Forse, almeno in parte, lo sarà anche a Bruxelles.

La Berna “ufficiale” esclusa

Di questi temi non si dibatte, in effetti, solo nell'”isola” Svizzera. In merito, i quindici hanno recentemente creato la Convenzione europea, organo diretto dall’ex presidente francese Valéry Giscard d’Estaing, che si è riunito per la prima volta lo scorso 28 febbraio a Bruxelles.

Ai lavori partecipano gli Stati dell’Unione, membri dell’europarlamento e della Commissione. In qualità di osservatori sono stati pure invitati i candidati all’adesione all’UE, il mondo economico e la società civile.

Non però la Svizzera. Siccome la sua domanda d’adesione è congelata dai tempi del no allo Spazio economico del 1992, dal punto di vista ufficiale, la Confederazione non ha diritto di parola in questo dibattito. Un dibattito che comunque la riguarda da vicino.

Marzio Pescia

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