11 settembre: il giorno dell’Apocalisse
11 settembre 2001
08:48 (ora di New York) – Un Boeing 767 dell’American Airlines, dirottato, colpisce in pieno una delle due Torri gemelle del World Trade Center a New York.
09:03 – Sotto l’occhio delle telecamere un altro Boeing 767 della United Airlines si schianta contro la seconda torre ed esplode. Entrambi i grattacieli sono in fiamme.
09:05 – Due minuti dopo il secondo attentato, viene informato il presidente americano George W. Bush, che si trova in Florida.
09:40 – Bush dichiara che si tratta “apparentemente di un attacco terroristico”. Per motivi di sicurezza nazionale non rientra subito a Washington.
09:43 – Un Boeing 757 dell’American Airlines si schianta contro l’edificio del Pentagono, a Washington, facendo 189 morti.
10:00 – L’ Autorità americana per l’aviazione civile annulla tutti i voli. È una decisione senza precedenti.
10:05 – Una delle due torri del World Trade Center si accartoccia su se stessa.
10:10 – Crolla l’ala del Pentagono colpita.
10:10 – Un Boeing 757 della United Airlines si schianta al suolo in Pennsylvania, a sudest di Pittsburgh. I passeggeri, insorti contro i terroristi, sacrificandosi hanno probabilmente evitato un’altra strage.
10:28 – Crolla anche la seconda torre del World Trade Center. Restano 3000 tonnellate di macerie a “Ground Zero”.
12:30 – La tv annuncia: i morti sono diecimila. La cifra viene in seguito “ridimensionata”: circa 4000. Sui 4 aerei-bomba c’erano 266 persone tra passeggeri ed equipaggio. Choc nel mondo, tutti i leaders inviano messaggi di solidarietà agli Stati Uniti.
13:18 – Le forze Usa sono in stato di massima allerta. Dalla base militare di Barksdale Bush dichiara che “la libertà stessa è stata attaccata”. Poi riparte.
16:43 – Bush lascia anche la base militare di Offutt, nel Nebraska, sede dello Strategic Air Command , per rientrare infine alla Casa Bianca. La sua assenza dai luoghi colpiti subito dopo gli attentati farà discutere.
12 settembre 2001: è un atto di guerra. Si schiera la NATO
Parlando alla Nazione Bush dichiara che sono stati compiuti “atti di guerra”. I Paesi Nato si schierano al suo fianco: l’Alleanza è pronta ad agire. Osama bin Laden, il leader islamico considerato ispiratore delle stragi, nega ogni responsabilità ma…”ringrazio Allah per quanto è successo”.
13 settembre 2001: inizia l’isolamento dell’Afghanistan
Bush spiega che gli Stati Uniti preparano una lunga campagna militare contro il terrorismo islamico, in cui non colpiranno solo Osama bin Laden e l’Afghanistan, che lo ospita, ma anche altri gruppi terroristici e altri Paesi che li sponsorizzano. I servizi segreti sono autorizzati, nella loro guerra clandestina, ad uccidere.
14 settembre 2001: si alla forza
Il Congresso americano autorizza l’uso della forza. Bush proclama lo stato d’emergenza nazionale e decide il richiamo di 50mila riservisti. Lo stesso giorno buona parte dell’Europa si ferma per unirsi agli Stati Uniti nel lutto per gli attacchi terroristici. A 800 milioni di abitanti di 43 Paesi – dall’Islanda alla Russia – è stato chiesto di osservare tre minuti di silenzio a partire dalle 12.
15 settembre 2001: Kabul invita alla “guerra santa”
Da Kabul il regime dei talebani risponde invitando alla guerra santa, e minacciando i Paesi confinanti se decideranno di appoggiare un’azione militare degli Stati Uniti. “Ogni mussulmano deve essere pronto a sacrificarsi per l’Islam e i suoi precetti”, dice il mullah Mohammad Omar, leader supremo dei talebani. Anche Mohammad Omar è nel mirino statunitense.
17 settembre 2001: Wall Street resiste al ribasso
Dopo la prolungata chiusura, riapre il New York stock Exchange; Wall Street cede ma non crolla. La giornata di contrattazioni mette in ginocchio l’industria aerea; in rialzo quella degli armamenti. Privi del riferimento americano, i mercati finanziari mondiali attendevano con nervosismo la riapertura della borsa statunitense. Il crollo di Wall Street avrebbe potuto aprire la strada ad una recessione mondiale.
20 settembre 2001: è l’ora di unirsi
Davanti al Congresso George W. Bush lancia un monito al resto del mondo: “O con noi, o con i terroristi”. L’America considererà alleato del terrore qualsiasi Stato o movimento che non prende una chiara posizione a favore della coalizione contro i terroristi.
1° ottobre 2001: la ritorsione si avvicina.
“Ora agiremo”: la Casa Bianca fa avanzare le portaerei e fornisce armi ai ribelli anti-talebani. Il premier britannico Tony Blair afferma che l’attacco è inevitabile.
2 ottobre 2001: le prove accusano bin Laden
La Nato afferma che gli Usa hanno fornito “prove chiare e schiaccianti” del coinvolgimento della rete terroristica Al Qaeda negli attentati dell’11 settembre.
6 ottobre 2001: è finito il tempo delle discussioni
In un messaggio radiofonico Bush lancia un monito ai talebani: “Il tempo per consegnare Osama bin Laden sta scadendo”.
7 ottobre 2001: scatta il primo raid aereo
Bush annuncia il primo raid aereo e missilistico della campagna contro il terrorismo con una secca dichiarazione: “Su mio ordine, gli Stati Uniti hanno iniziato a bombardare i campi dei terroristi di Al Qaeda in Afghanistan e le installazioni militari dei talebani”.
13 novembre 2001: Kabul “liberata”
Dopo 5 settimane di bombardamenti, la capitale afgana Kabul cade nelle mani dell’Alleanza del Nord. Torna la musica, gli aquiloni: tutto quanto era stato proibito dai talebani. Si vedono i primi volti di donna senza burqa.
27 novembre 2001: la Conferenza di Bonn
I capi di quattro gruppi afgani e i rappresentanti dell’Onu aprono la conferenza di Bonn per discutere del futuro dell’Afghanistan dopo il regime dei talebani, e per trovare un accordo sulla costituzione di un nuovo governo d’unità nazionale.
swissinfo
In conformità con gli standard di JTI
Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative
Potete trovare una panoramica delle discussioni in corso con i nostri giornalisti qui.
Se volete iniziare una discussione su un argomento sollevato in questo articolo o volete segnalare errori fattuali, inviateci un'e-mail all'indirizzo italian@swissinfo.ch.