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2002: Anno dell’adesione all’ONU

Keystone Archive

Il 3 marzo, il popolo svizzero approva l'adesione all'ONU, nonostante le paure agitate dalla destra populista.

Alla missione elvetica a New York, l’ambasciatore Staehelin brinda con i suoi collaboratori al tanto sospirato, quanto storico passo.

Sei mesi più tardi, il 10 settembre, la cerimonia ufficiale si svolge presso la sede di New York. La Svizzera diventa ufficialmente membro a pieno titolo dell’ONU. Cessa così l’ambiguità di un Paese presente e assente allo stesso tempo. Quel giorno, l’ambiguità della Svizzera si è risolta in favore di un impegno convinto in favore della pace, della sicurezza delle persone nelle zone di guerra, della lotta contro la povertà, dei diritti dell’uomo, della protezione delle minoranze, della salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile.

Più efficacia grazie all’adesione

La Svizzera ha fatto sue queste priorità fin dalla fondazione dell’ONU, nel 1945. E le ha sempre difese, pur non essendo membro, in tutti gli organismi specializzati dell’ONU di cui faceva parte. Con la partecipazione a pieno titolo, l’efficacia di questo impegno è destinata a migliorare ancora.

Il ministro degli esteri Joseph Deiss ha ricordato in occasione delle cerimonie per l’adesione che ogni approccio unilaterale, ogni isolamento nazionale conduce soltanto in un vicolo cieco. Un’osservazione che secondo Deiss vale per un piccolo Stato come la Svizzera, ma anche per una grande potenza come gli Stati Uniti.

La stampa svizzera ha infatti sottolineato la particolare atmosfera in cui si è svolta l’adesione della Svizzera all’ONU, il 10 settembre a New York, quasi esattamente un anno dopo l’attacco terroristico dell’11 settembre alle torri gemelle della metropoli americana.

“La Svizzera finalmente con noi!”

Momenti di grande emozione, con le parole dense di significato del segretario generale Kofi Annan: “Gli svizzeri sono finalmente qui. Li abbiamo attesi a lungo. La Svizzera è un vivido esempio di ciò a cui aspirano le Nazioni Unite: una società pacifica e multiculturale, basata su solide fondamenta democratiche”.

Emozione anche per il presidente della Confederazione Kaspar Villiger, che a New York ha vissuto probabilmente il momento culminante della sua carriera. Villiger ha sottolineato che la Svizzera resta uno Stato neutrale, una questione che per Berna resta d’importanza vitale.

La particolarità della scelta svizzera

E proprio attorno alla salvaguardia della neutralità ha ruotato gran parte del dibattito che ha preceduto la votazione del 3 marzo. Una votazione che ha fatto della Svizzera l’unico paese membro ad essersi pronunciato in modo così democratico sulla sua adesione all’ONU.

Il risultato positivo era poi stato ottenuto, dopo una campagna dai toni accesi, con il 54,6% dei consensi dei votanti, ma con il minimo scarto di un solo cantone.

L’evoluzione delle mentalità rispetto al 1986, quando l’adesione era stata bocciata con il 75% dei voti negativi, è indiscutibile. La gente si è resa conto che l’isolamento della Svizzera sul piano internazionale era sempre meno capito.

La Svizzera pesa di più

Per l’ambasciatore Staehelin, “il fatto di non essere più soltanto osservatori ci dà un peso nuovo e gli altri Paesi sono oggi più attenti a quel che dice la Svizzera. Certo, siamo sempre stati credibili, ma sicuramente in passato la nostra posizione ci rendeva meno influenti”.

“La popolazione ha capito che l’isolamento non aveva più senso e che oggi la neutralità è da intendere come un’apertura sul mondo e non come una chiusura su sé stessa come nazione”, ha spiegato il professore Victor-Yves Ghebali, dell’Istituto di studi internazionali di Ginevra.

Insomma, con l’adesione all’ONU la pagina della Guerra fredda sembra essersi definitivamente chiusa anche in Svizzera. La sua politica dei “buoni uffici”, che ha caratterizzato quegli anni di tensioni fra i blocchi, dovrebbe potere trovare nuovo slancio.

Oggi dalla Svizzera è richiesta una politica attiva, orientata alla pace e alla soluzione dei conflitti. In questo ambito, numerosi osservatori ritengono che la Svizzera parta da una buona posizione, proprio in quanto Stato neutrale e, inoltre, privo di passato coloniale.

Mariano Masserini, swissinfo

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