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30 candeline ecologiche per Greenpeace

Azione di protesta di Greenpeace contro la discarica chimica di Bonfol nel maggio del 2000 Keystone Archive

Greenpeace ha festeggiato sabato 30 anni di lotta planetaria in nome della natura: dalla difesa della tigre siberiana alla lotta contro gli organismi geneticamente modificati. Diventata la più conosciuta e la più mediatica delle organizzazioni ecologiste, ancora oggi continua a far tremare i colossi industriali e ad esasperare i governi.

L’organizzazione conta 2,6 milioni di aderenti in un centinaio di paesi, 39 uffici nazionali e un giro d’affari di 143 milioni di euro (circa 217 milioni di franchi). Il contributo finanziario più importante è quello di Germania (oltre un terzo), seguono Olanda (27%) e Stati Uniti (12,6%).

Greenpeace Svizzera – 155 000 membri – contribuisce per circa il 5 % al budget di Greenpeace International. All’inizio la sezione elvetica era integrata in quella tedesca, ma nel 1985 si è staccata grazie all’impegno di alcuni volontari.

Il movimento nascente ha cominciato a distribuire volantini per sensibilizzare la popolazione ai problemi legati all’inquinamento, proprio al momento delle pioggie acide in Europa, e a reclutare membri, racconta Martina Zehnder, che ha partecipato alla sua fondazione. Il numero dei membri è rapidamente cresciuto, fermandosi a circa 110 000 persone a metà anni ’90, per poi riprendere a salire.

Oggi la sezione svizzera di Greenpeace sostiene le campagne internazionali e a creare nuove rappresentanze. Le ultime sono state aperte in India e Thailandia nel 1999, spiega Clément Tolusso, portavoce della sezione svizzera.

Per Tolusso, l’interesse suscitato da Greenpeace svizzera si spiega con la presa di coscienza graduale degli interessi ecologici. Ma l’essenziale «è avere i mezzi per denunciare i problemi» e non crescere a qualunque prezzo, secondo il portavoce.

Negli ultimi anni la vita di Greenpeace in Svizzera è stata caratterizzata da una serie di denunce e processi contro e da parte dell’organizzazione. Processati in maggio da un tribunale argoviese, 37 militanti hanno preso multe tra 400 e 1700 franchi per aver perturbato illegalmente il trasporto di scorie nucleari.

Greenpeace ha invece vinto lo scorso luglio il processo contro le Forze motrici del Nord-Est della Svizzera (NOK). Le NOK reclamavano 605 000 franchi di risarcimenti perché alcuni militanti avevano bloccato per dieci giorni nel marzo 1997 un convoglio di combustibile nucleare esausto a destinazione dell’Inghilterra e della Francia. Dopo un lungo procedimento, la corte ha accordato un indennizzo di 61 690 franchi all’organizzazione ecologista.

swissinfo e agenzie

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