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A Wengen vince lo sci

Podio tutto austriaco a Wengen per la 72esima discesa del Lauberhorn Keystone

Tripletta austriaca, con Eberharter, Trinkl e Strobl, nella discesa valida per la Coppa del mondo. Ma al di là del risultato agonistico, la gara si è risolta in una vera e propria festa dello sci.

Già quando si affronta il Lago di Interlaken e si rivolge lo sguardo verso l’alto, si capisce che la giornata farà parte dell’album dei ricordi. Assistere alla discesa del Lauberhorn è senza dubbio un evento eccezionale e quando si arriva a Wengen, accogliente paesino dell’Oberland bernese con 1’200 abitanti e posto a 1274 metri di quota, si intuisce che l’atmosfera è più pregnante di quanto ci si potevate aspettare.

Sembra quasi che lo sci e la Coppa del Mondo siano un pretesto per festeggiare: bancarelle con “vin brulé” o con la mitica zuppa di cipolle, senza dimenticare un goccio di grappa né i leggendari bratwurst, ecco i veri protagonisti in paese, dove la neve non è molta. Invece lassù, in quota, da dove si sono lanciati i discesisti, nessun rumore, la pace. In uno scenario idilliaco, con Eiger, Mönch e Jungfrau quali testimonial delle più belle montagne svizzere, migliaia di appassionati si sono dati appuntamento per assistere dal vivo alla discesa del Lauberhorn, vinta da Stefan Eberharter e dominata in assoluto dagli austriaci che hanno piazzato al secondo posto Hannes Trinkl, a 26 centesimi, e al terzo Josef Strobl, a 45 centesimi.

Assieme alla Streif di Kitzbühl, quella di Wengen è una delle poche discese che sono sopravvissute al boom dello sci degli Anni Novanta. Oltre quattro chilometri mozzafiato, con salti a velocità folle e tratti in cui la pendenza sembra non finire mai. E con passaggi spettacolari, tra i quali i più conosciuti sono il salto dell’Hundschopf, il passaggio sotto il ponte ferroviario oppure l’impressionante doppia curva in zona d’arrivo.

Il primo atto del Lauberhorn va dunque in archivio con gli austriaci a far festa e tutti gli altri (a parte il norvegese Aamodt che si è salvato, piazzandosi ottimamente quarto a 1″31 e facendo un ottimo affare in ottica combinata…) e gli svizzeri a rimuginare sugli errori commessi. Fiumi di birra per le “aquile” austriache e bratwurst stracotti per i rossocrociati come Didier Cuche, finito inspiegabilmente fuori dai primi 20 per problemi di materiale.

Franco Cavegn (12°) era partito bene, ma poi si è perso nella parte finale, mentre ha fatto una buona gara Ambrosi Hoffmann, finito 13° a 2″46, che ha preceduto Bruno Kernen (14° a pari merito con Dalcin e Greber…). Più staccati Steve Locher, 21° a 3″11, Rolf von Weissenfluh, 27° a 3″97 e Didier Defago 29° a 4″33.

Ma quando iniziano le cerimonie di premiazione, a Wengen va in scena il secondo atto della festa: quello popolare, che coinvolge turisti e addetti ai lavori. Gli appassionati di sci non sono come i tifosi da stadio, che indirizzano ingiurie ed epiteti contro le squadre avversarie. Qui vince lo sci, il campione, non importa che da quale parte del mondo arrivi. Per averne la prova, bastava vedere Eberharter portato in trionfo dai compagni di squadra per la via principale di Wengen…

Filippo Frizzi

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