Prospettive svizzere in 10 lingue

Accordo globale: procede bene la distribuzione dei fondi

Già nel 1997 le autorità svizzere e la comunità ebraica iniziarono a discutere del risarcimento delle vittime del nazismo, respinte ai confini elvetici Keystone

Nel dicembre 2001 è scaduto il termine per inoltrare una richiesta di indennizzo. 58'000 gli ex lavoratori coatti di imprese svizzere risarciti finora.

Procede ora speditamente la distribuzione dei soldi dell’»accordo globale» di New York ad ex lavoratori coatti ed ex profughi del nazismo respinti o maltrattati dalla Svizzera: lo afferma Gideon Taylor, Executive Vice President della Claims Conference, responsabile della distribuzione, sottolineando le molte difficoltà di verifica.

I versamenti erano cominciati lo scorso luglio per gli ex lavoratori forzati di imprese elvetiche in Germania o di imprese tedesche titolari di conti in Svizzera e, in dicembre, per gli ex profughi, a tre anni buoni dall’accordo globale raggiunto il 12 agosto 1998 tra le due grandi banche svizzere UBS e CS e la controparte ebraica. Taylor ha indicato che finora 58’000 ex lavoratori coatti hanno ricevuto 1000 dollari ciascuno. Altri 13’000 assegni dovrebbero presto seguire.

«È una grossa operazione logistica. Lavoriamo in otto lingue e le indennità vanno in 41 paesi diversi», spiega Taylor. Alla Claims Conference sono pervenute circa 220’000 richieste 10’000 delle quali da non ebrei – entro il termine limite fissato al 31 dicembre 2001. Taylor calcola che dopo l’eliminazione delle richieste multiple e infondate, le persone indennizzate saranno circa 150’000.

L’organizzazione tratta attualmente le istanze facili da controllare. Poi passerà a quelle per le quali i documenti ricevuti non bastano. I controlli sono molto difficili: «Cerchiamo i documenti necessari negli archivi del mondo intero. Non è semplice: si trovano per esempio 17 varianti del cognome Schwarz».

Proficua collaborazione con la Svizzera

Sono 4500 le persone che hanno chiesto di essere indennizzate in quanto ex profughi respinti dalla Svizzera o maltrattati nella Confederazione durante la Seconda guerra mondiale. Finora 95 persone originarie di 15 paesi sono state indennizzate con 2500 dollari ciascuna, ha indicato Taylor

«L’Archivio federale a Berna ci ha molto aiutati consegnandoci una lista con circa 6300 nomi. Tra 1500 e 2000 delle persone iscritte vivono ancora. Confrontiamo i nomi dei richiedenti con questa lista, che comprende tuttavia verosimilmente soltanto un terzo dei profughi respinti al confine elvetico».

Particolarmente delicate sono le richieste di persone che affermano di essere state maltrattate in Svizzera. I richiedenti hanno descritto nei particolari i maltrattamenti subiti. «Nessuno dice che la maggioranza degli ebrei che si sono rifugiati in Svizzera sono stati maltrattati. Ma ci sono alcuni casi che prendiamo in considerazione con versamenti simbolici», dice Gideon Taylor, aggiungendo che durante i negoziati sfociati nell’accordo globale è stata la parte svizzera a insistere per l’inclusione degli ex profughi.

Gli 1,25 miliardi versati basteranno a soddisfare tutte le richieste? Secondo Taylor tutto dipenderà dalla somma necessaria per rispondere alle richieste di chi rivendica fondi in giacenza in Svizzera. A costoro il piano di ripartizione riserva esplicitamente un massimo di 800 milioni di dollari, mentre non è stata fissata una cifra precisa per profughi e coatti. Il tribunale competente di New York dovrà modificare la ripartizione se le richieste sono inferiori alle previsioni in una delle categorie di beneficiari. Secondo Taylor, i versamenti costituiscono «un gesto di rispetto e di riconoscimento dell’ingiustizia subita da questa gente. Con questi pagamenti nessuno diventerà ricco».

swissinfo e agenzie

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