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Accordo più vicino sul fondo di coesione

Il contributo svizzero al fondo di coesione dell'UE sarà nei prossimi mesi al centro dei negoziati tra Berna e Bruxelles Keystone Archive

Dopo il compromesso sul bilancio adottato dai Venticinque, la Svizzera spera di raggiungere in tempi brevi un accordo con l'UE sul fondo di coesione.

Berna e Bruxelles non hanno ancora risolto le divergenze sull’impiego del miliardo di franchi che la Confederazione verserà per sostenere l’allargamento ad Est dell’UE.

Il compromesso sul bilancio raggiunto venerdì notte dai capi di Stato e di governo dei Venticinque dovrebbe accelerare i tempi per una decisione definitiva sulle modalità, con cui dovrà essere distribuito il contributo svizzero al fondo di coesione dell’Unione europea.

È questo almeno l’auspicio espresso sabato dall’Ufficio dell’integrazione (UI) dei Dipartimenti federali degli affari esteri e dell’economia.

L’intesa finanziaria adottata dai Venticinque dovrebbe infatti sgombrare il campo dai timori di alcuni paesi, secondo i quali la chiave di ripartizione del denaro messo a disposizione da Berna avrebbe potuto costituire un precedente per i versamenti del fondo di coesione all’interno dell’UE.

Ora che sono risolte le divergenze sugli equilibri finanziari in seno all’UE, la Commissione europea dispone di chiare indicazioni per riprendere in mano il dossier sugli aiuti svizzeri al fondo di coesione.

Contributo all’allargamento

La Confederazione si era impegnata l’anno scorso a versare 1 miliardo di franchi sull’arco dei prossimi 5 anni, quale contributo all’allargamento verso Est dell’UE, concretizzato nel maggio del 2004.

Secondo Bruxelles, anche l’economia svizzera può infatti beneficiare dell’apertura di un mercato comunitario più vasto, in seguito all’adesione di 10 nuovi paesi all’Unione.

Il 25 settembre scorso, il popolo svizzero ha d’altronde approvato l’estensione ai 10 nuovi membri dell’UE dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, entrato in vigore nel 2002 con i Quindici.

I 200 milioni di franchi all’anno versati dalla Svizzera al fondo di coesione dell’UE dovrebbero venir destinati in particolare a sostenere lo sviluppo economico dei nuovi paesi aderenti.

Divergenze ancora aperte

Tra Berna e Bruxelles rimangono però ancora importanti disaccordi sull’impiego di questo contributo.

Per il governo svizzero il miliardo di franchi promesso dovrebbe venir destinato unicamente ai 10 nuovi membri dell’UE. Bruxelles vorrebbe invece includere tra i beneficiari anche la Spagna, il Portogallo e la Grecia.

I Venticinque vogliono inoltre strappare un accordo vincolante alla Svizzera, in modo da poter definire l’impiego degli aiuti concessi.

Il governo elvetico preferisce invece una soluzione più flessibile, sotto forma di dichiarazione d’intenti, per evitare tra l’altro di creare un precedente giuridico.

Il «problema elvetico» sarà ora affrontato dagli ambasciatori dell’UE, prevedibilmente prima ancora delle festività natalizie.

Altri dossier bloccati

Da parte svizzera si guarda con attenzione alle discussioni interne all’UE, perché l’Unione evita di fare avanzare altri dossier finché non è risolta la questione del miliardo di franchi.

In gioco vi sono la ratifica dei bilaterali e l’estensione della libera circolazione delle persone ai dieci nuovi membri dell’UE.

Queste intese sono nell’interesse di entrambe le parti, ha ricordato sabato l’Ufficio dell’integrazione.

«Crediamo che l’UE farà il necessario per poter mettere in vigore in tempo utile gli accordi», si dice convinto l’UI.

Ritardi come quelli verificatisi con il primo pacchetto di bilaterali non sono desiderabili, ma le conseguenze non sarebbero eccessivamente gravi, viene precisato.

È in ogni caso positivo il fatto che ora l’UE dispone di cifre chiare per quanto concerne il suo budget, ha sottolineato Martin Fischer, portavoce del Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca, due settori toccati direttamente dagli accordi bilaterali.

swissinfo e agenzie

La Svizzera ha promesso di versare un contributo finanziario di 1 miliardo di franchi sull’arco di 5 anni (200 milioni all’anno) per sostenere l’allargamento ad Est dell’Unione Europea.

Per Berna questo contributo dovrebbe venir destinato unicamente ai 10 nuovi membri dell’UE.

Bruxelles vuole invece includere anche la Spagna, il Portogallo e la Grecia.

I Venticinque chiedono inoltre la conclusione di un accordo vincolante sulla destinazione e l’impiego di tali aiuti, mentre il governo svizzero vorrebbe trattare direttamente con i paesi beneficiari.

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