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Ackermann sarà rigiudicato

Josef Ackermann è alla testa della Deutsche Bank dal 2002 Keystone

Il dirigente svizzero della Deutsche Bank ritornerà in tribunale per rispondere del ruolo svolto durante un'acquisizione aziendale avvenuta 5 anni fa.

La Corte federale di giustizia tedesca ha accettato la richiesta del Ministero pubblico di Düsseldorf, il quale vuole un nuovo processo contro Josef Ackermann e cinque altri imputati.

Mercoledì, la più alta istanza giuridica tedesca ha annullato la sentenza di proscioglimento di prima istanza. Si terrà dunque un nuovo processo nell’affare Mannesmann, che vede coinvolto il dirigente elvetico della Deutsche Bank Josef Ackermann.

Il giudice della Corte federale tedesca Klaus Tolksdorf ha dichiarato che l’assoluzione è stata errata «in pochi ma decisivi punti». Dal canto suo, l’istituto bancario tedesco non ha rilasciato nessun commento immediato.

Nel luglio 2004, il tribunale di Düsseldorf aveva assolto Ackermann e altri cinque imputati nel processo più spettacolare intentato nel dopoguerra all’establishment economico-finanziario tedesco.

Il dirigente svizzero della Deutsche Bank, la più importante banca tedesca, era stato assolto, dopo essere stato accusato di malversazioni ai danni degli azionisti della Mannesmann, il conglomerato tedesco attivo anche nel settore della telecomunicazione.

Maxi bonus

L’anno scorso, l’accusa aveva chiesto fino a tre anni di reclusione, in parte senza condizionale, per amministrazione infedele semplice o aggravata e complicità. I giudici avevano però deciso che i forti premi (56,8 milioni di euro) versati ai dirigenti della Mannesmann al momento dell’acquisizione da parte di Vodafone (2000), non costituivano un reato penale.

Pur non avendo ricevuto lui stesso dei premi, Ackermann era sul banco degli imputati perché sedeva nella commissione del consiglio di sorveglianza della Mannesmann, quando questa fu rilevata dalla Vodafone. È stato proprio il consiglio di sorveglianza ad approvare il versamento dei premi ai vertici del gruppo tedesco.

Oltre all’alto dirigente svizzero, erano imputati anche Klaus Esser, l’ex patron di Mannesmann, e Klaus Zwickel, l’ex numero uno del più potente sindacato tedesco, l’IG Metall.

Premi giustificati

La tesi dei pubblici ministeri si basava sul fatto che l’entità dei premi decisa dal consiglio di sorveglianza della Mannesmann (15 milioni di euro corrisposti al solo Esser) era tale da danneggiare gli azionisti dell’azienda, anche se i ripetuti dinieghi opposti da Esser alle offerte di Vodafone, prima di accettarne l’offerta, avevano fatto lievitare il valore dell’azienda di oltre 70 miliardi di euro, facendo così incassare notevoli cifre agli stessi azionisti di Mannesmann.

La difesa aveva invece sostenuto che, visto il successo dell’operazione, i maxi-bonus non solo erano dovuti, ma pienamente coerenti all’entità del valore creato da Esser per i suoi azionisti.

Un monito ai dirigenti

La sentenza non fu una sorpresa: già nel mese di marzo il tribunale aveva indicato che a suo avviso non c’erano prove di abusi.

Il processo aveva tuttavia sollevato accesi dibattiti tra i sostenitori della gestione d’azienda all’anglosassone, di cui è un rappresentante Ackermann, e i critici nei confronti degli eccessi dei super manager.

Nonostante l’assoluzione, il processo è stato una sorta di monito ai dirigenti tedeschi. «Essi devono dirsi che se non si comportano correttamente è possibile che debbano rispondere dei loro atti di fronte ad un tribunale», aveva affermato il capo della federazione delle Camere di commercio e dell’industria, Ludwig Georg Braun.

swissinfo e agenzie

Josef Meinrad Ackermann è nato il 7 febbraio del 1948 a Mels, nel canton San Gallo.
1973: termina i suoi studi nel campo dell’economia bancaria.
1977: inizia la sua scalata in seno al Credit Suisse.
1993-1996: responsabile della banca.
22 maggio 2002: diventa il capo della Deutsche Bank (ed è il primo dirigente straniero dalla fondazione della banca nel 1870).

Josef Ackermann, 57 anni, è amministratore delegato e presidente della Deutsche Bank.

Il processo di Düsseldorf riguardava fatti inerenti al rilevamento dell’azienda di telecomunicazioni tedesca Mannesmann da parte della britannica Vodafone nel 2000.

Insieme ad altri cinque alti dirigenti della Mannesmann, Ackermann era stato accusato di amministrazione infedele (per un valore di quasi 57 milioni di euro).

Il processo si era chiuso nel luglio 2004 con l’assoluzione di tutti gli imputati.

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