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AIDS: più soldi per un’epidemia che riguarda tutti

Un'assistente sociale spiega come usare il preservativo. L'africa è uno dei continenti più colpiti dall'AIDS Keystone

Mentre a Barcellona si apre la conferenza internazionale sull'AIDS, la Svizzera è accusata di non fare abbastanza per combattere l'epidemia.

Alle accuse delle organizzazioni non governative l’Aiuto AIDS svizzero e la sezione svizzera di Médecins sans frontières (MSF) rispondono che i 10 milioni di dollari destinati al fondo di lotta contro il virus non sono sufficienti.

Secondo queste fonti si tratta di un importo che equivale al contributo fornito da un Paese come la Nigeria e che corrisponde ad una frazione di quello che versano altre nazioni europee come la l’Olanda o l’Italia. La prima devolve 127 milioni di dollari all’anno, la seconda, l’Italia, 200 milioni.

“Dovremmo fare il possibile affinchè in tutto il mondo le persone colpite dal virus vengano curate e le autortà e l’industria farmaceutica svizzere diano il loro contributo”, dice Jan Suter, responsabile della sezione internazionale dell’Aiuto AIDS svizzero, precisando che attualmente il contributo elvetico corrisponde ad un importo di due franchi all’anno per persona.

Aspettando i risultati….

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), responsabile del contributo svizzero al fondo globale, respinge le critiche: “Dieci milioni di dollari sono l’uno percento di tutto l’aiuto ufficiale allo sviluppo della Svizzera”, spiega Jacques Martin, che gestisce i fondi.

“Una volta non versavamo niente. Poi, di colpo, siamo passati a dieci milioni. Da questo punto di vista troviamo ingiusto accusarci di non fare abbastanza”. Martin ci tiene a sottolineare chre la Svizzera ha sempre detto che si tratta di un primo passo e che l’aumento dei fondi dipenderà dai risultati raggiunti.

“E’ legittimo voler vedere se questi soldi servono davvero ad alleviare le sofferenze di questi malati, se davvero vanno alle persone giuste”, dice Martin a swissinfo. “Riesamineremo la situazione in un secondo tempo, alla luce delle nuove informazioni a nostra disposizione”.

Provvedimenti drastici

Nel suo ultimo rapporto il programma congiunto delle Nazioni Unite per l’AIDS (UNAIDS) afferma che più di 40 milioni di persone, in tutto il mondo, hanno contratto il virus dell’HIV e che nei prossimi 20 anni 70 milioni moriranno se non verranno presi immediatamente provvedimenti drastici.

“In molte parti dell’Africa le conseguenze economiche, sociali e politiche dell’epidemia sono già ora catastrofiche”, dice a swissinfo Dominique de Santis, di Unaids. Più di 28 milioni di africani sono colpiti dall’AIDS e in alcune nazioni del continente nero il 30% della popolazione adulta ha già contratto il virus.

“Il segno più tangibile è l’impatto che l’AIDS ha sull’aspettativa di vita. Nel Botswana, ad esempio”, spiega Dominique de Santis, “l’aspettativa di vita è scesa da un massimo di 62 anni, prima dell’epidemia, ad un minimo attuale di 37 anni”.

La malattia influisce quindi in modo determinante sugli anni migliori di una persona e ha, naturalmente, anche ripercussioni negative sull’economia del Paese. Sappiamo che in alcuni dei Paesi africani più colpiti, un terzo degli insegnanti muoiono per colpa dell’AIDS”.

Un fenomeno globale

Anche se il continente africano è particolarmente colpito dall’epidemia, l’AIDS si sta espandendo anche nell’Europa dell’est e in Estremo Oriente. Secondo Leila Kramis, portavoce della sezione svizzera di Médecins sans frontières, le nazioni occidentali dovrebbero esportare nei Paesi in via di sviluppo e in quelli emergenti gli strumenti che si sono già rivelati efficaci nelle società ricche.

In Africa, ad esempio, solo 30’000 persone hanno a disposizione quei farmaci che nelle società occidentali permettono ad un malato di AIDS di restare in vita. “Il messaggio che vogliamo trasmettere a Barcellona è che curare un malato è possibile”, dice Leila Kramis.

“In 12 nazioni abbiamo dei progetti pilota che ci dimostrano chiaramente che un trattamento medico è una cosa fattibile. Quello che dobbiamo fare ora è permettere al maggior numero possibile di malati di usufruire di questi trattamenti”.

In Camerun, Médecins sans frontières è riuscita a far scendere il prezzo del cocktail di farmaci anti AIDS da 1’500 dollari all’anno a 300 dollari, facendo pressione sull’industria farmaceutica. Ma anche questi prezzi sono ancora troppo alti.

La situazione in Svizzera

Nei Paesi ricchi, come la Svizzera, le misure prese per lottare contro l’epidemia sembrano invece dare i loro frutti. “Lo scorso anno, per la prima volta da 9 anni abbiamo registrato solo un piccolo incremento dell’8% del numero delle persone colpite dal virus.”, afferma Suzanne Matuschek, responsabile della sezione AIDS all’Ufficio federale della sanità, che guiderà la delegazione elvetica a Barcellona.

“Ora dovremo vedere se questa bassa percentuale costituisce una vera e propria tendenza, valida per tutto l’anno, o se si è trattato solo di una fluttuazione”. Sia le organizzazioni governative, che quelle non governative sono comunque d’accordo nell’affermare che la riunione di Barcellona sarà un’ottima opportunità per scambiarsi idee e combattere contro le discriminazioni che ancora accompagnano questa malattia.

“Abbiamo bisogno di molto più denaro, di molta più buona volontà e di molta più comprensione per riuscire a combattere efficacemente il virus”, dichiara Ruth Rutmann, direttrice dell’Aiuto AIDS svizzero. “Non si tratta di una malattia sporadica, che tocca gli uni, ma non gli altri: è un’epidemia che ci riguarda tutti”.

Vincent Landon

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