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Aids: speranze da una nuova cura

Il T-20 sembra più efficace delle cure attuali, ma sarà anche molto più caro Keystone

La casa farmaceutica svizzera Roche ha sviluppato una nuova sostanza, il T-20, che previene l'entrata del virus nelle cellule.

I risultati dei test clinici resi pubblici lunedì a Barcellona, dove è in corso la quattordicesima conferenza internazionale contro l’Aids, indicano una forte riduzione del virus HIV nel sangue dei sieropositivi.

La Roche potrebbe immettere sul mercato la rivoluzionaria cura già a partire dall’anno prossimo. A differenza delle terapie esistenti, il T-20 attacca il virus dell’aids prima che entri nel sistema immunitario, ridando così speranza a tutte quelle persone per cui i trattamenti attuali non funzionano più.

Grazie a questo metodo rivoluzionario, detto “inibitore della fusione”, la quantità di virus presente nel sangue si è abbassata a livelli quasi inesistenti nel doppio dei pazienti rispetto a quelli sottoposti ad altre cure. I test sono stati condotti da Roche e dalla ditta biotecnologia americana Trimeris.

Per iniezione sottocutanea

Per un breve periodo, dopo l’introduzione dei cocktail di medicamenti, sembrava che il virus dell’aids potesse essere tenuto a bada. Ma in seguito si è capito che un problema crescente era la resistenza alle cure, data la rapidità con cui muta il virus.

“il 30-50% dei malati è stato infettato da una variante del morbo resistente ad uno o più componenti del cocktali retrovirale” spiega a swissinfo Alexander Klauser, portavoce di Roche.

Il T-20 è stato iniettato a più di mille pazienti, in Nord-America, in Brasile, in Europa e in Australia. Nella prima serie di test, il 37 per cento dei pazienti non presentava tracce evidenti del virus nel sangue dopo 24 settimane dall’inizio della cura. Un secondo studio ha mostrato una percentuale di successo del 24 per cento.

Il prezzo

Roche non ha ancora rivelato il prezzo della cura, ma ammette che sarà costosa. Il T-20 è la proteina più complicata mai prodotta da Roche: la sua fabbricazione richiede 106 stadi di sintesi chimica.

Il fatto che debba essere iniettata (il tratto gastrointestinale distruggerebbe una proteina così complessa prima di raggiungere il sangue), significa anche che il suo impiego sarà limitato.

Presto un vaccino?

Alla conferenza internazionale contro l’Aids si è parlato anche di altri sviluppi nella lotta contro il morbo che riguardano la ricostruzione del sistema immunitario, attaccato come noto dal virus. Intanto una compagnia americana, la VanGen ha annunciato che un vaccino potrebbe essere pronto tra cinque anni.

swissinfo

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