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Al suo villaggio, la discrezione è d’oro

Difficile ritrovare dei segni di Roger Federer là dove è cresciuto swissinfo.ch

È il più grande eroe sportivo nazionale. Eppure, la sua cittadina d'origine è più famosa per una fabbrica riconvertita e per un parco, piuttosto che per avere dato i natali a Roger Federer. Perché?

La risposta non è semplice, ma una cosa è certa: in Svizzera, la maggior parte delle persone associa Münchenstein, alle porte di Basilea, anzitutto con un grande parco e con una fabbrica trasformata in galleria d’arte.

È vero che è una passione tutta svizzera, quella per il basso profilo. I confederati si tengono alla larga dalle guerre, tengono segreti i conti bancari e addirittura si rifiutavano di prendere la parola alle Nazioni Unite fino a pochi anni fa, quando si decisero infine a chiedere – e ottenere – di diventarne membro a tutti gli effetti.

Questo potrebbe spiegare perché questa anonima cittadina di provincia, che porta un nome che solo uno svizzero riesce a pronunciare senza cadere nel ridicolo, non faccia granché per valorizzare il suo figlio più celebre.

Nessun monumento né cartello dedicato a Federer sorge sulle strade che portano al centro del villaggio. Non c’è una placca celebrativa nella casa con terrazza dove il tennista ha abitato. Neanche un tributo piccolo piccolo, è dato di trovare nella scuola elementare che il campione ha frequentato, giusto di fronte a casa Federer. Provate a chiedere in giro, nel paese, in che zona il Roger nazionale sia effettivamente cresciuto: otterrete in cambio una processione di teste e spalle che si scuotono, ignoranti.

Tutt’altra musica per la Schaulager. L’ex fabbrica ha conquistato una menzione sulle mappe da quando è stata trasformata in galleria d’arte dai più famosi architetti basilesi e svizzeri, Herzog & de Meuron.

Stessa storia per il parco di Grünen. Se Münchenstein fosse un club di tennis, l’arena centrale avrebbe la faccia di questa area popolare e ricreativa, con tanto di idilliaci laghetti, sculture giganti e spazi per giocare.

Non siamo mica gli americani

„Dovremmo fare di più per rendere onore a Federer”, ammette Nick von Vary, presidente del Tennis Club Old Boys Basilea, il circolo dove Federer ha iniziato a imparare i trucchi del mestiere. Ma: „Credo che la Svizzera sia troppo piccola per essere in grado di gestire una superstar di tale calibro. Fa parte della nostra identità nazionale: ci piace mantenere una certa distanza dalle celebrità. Non siamo certo il genere di popolo che ama celebrare le sue glorie, come per esempio fanno gli americani”.

Eppure, se ci sta un santuario in nome di Federer, è proprio in questo circolo che sorge nel verdissimo sobborgo basilese. Sui muri si stagliano gigantografie del campione in azione. Uno dei campi porta il suo nome.

Un paio di giovani tennisti aspettano il loro turno per un autografo di Marco Chiudinelli, un membro del Club Old Boys che si trova 100 posti dopo Federer nella classifica dell’ATP. Chiudinelli e Federer sono cresciuti insieme a Münchenstein.

Chiudinelli sostiene che Federer è un’ispirazione per i suoi concittadini, anche se sembrano riluttanti a mostrare apertamente quanto ne siano fieri. E ne sarebbe un segno, il fatto che il doppio degli juniores siano oggi iscritti al club, ovvero in tutto una trentina.

Sognando Roger

“Alcuni degli juniores credono che cominciando a giocare a tennis in questo club possono imparare a farlo come Roger”, dice Madeleine Bärlocher, che dirigeva il programma destinato ai più giovani quando Federer iniziò a giocare e che tuttora insegna ai giovanissimi.

La nuova promessa del club basilese non è un fanciullo, ma una bimba di sei anni, Viviane Handschin. Le sue battute e le sue schiacchiate sono molto migliori di quelle dei ragazzini ben più grandi di lei, con i quali si allena. Viviane si dedica al tennis quattro giorni a settimana. Ma secondo suo padre, Federer non ha giocato nessun ruolo particolare nella passione della piccola per il tennis. Se le chiedi cosa fa quando non ha una racchetta in mano, Viviane risponde: „gioco a calcio”.

Ma se da qualche parte c’è stata un’influenza di Federer, è nell’accrescere la già eccellente reputazione del circolo, aiutandolo così a restare un posto di lavoro attraente per allenatori talentuosi. Il francese Sébastien Ndoumbe è attualmente al lavoro con i giovani più promettenti dell’Old Boys.

Fra i molti posti dove ha lavorato prima di Basilea c’è stata la Florida, dove Ndoumbe era in forze alla prestigiosa Nick Bollettieri Tennis Academy. L’allenatore racconta che nel suo paese d’origine, la Francia, l’insegnamento è centrato sulla tecnica. Mentre in Svizzera pari importanza viene riconosciuta al „feeling” per il gioco. Eppure, per un curioso gioco di specchi, pare altrettanto difficile trovare un „feeling” per Federer nei luoghi che hanno marcato gli anni della sua formazione.

swissinfo, Dale Bechtel, Basilea e Münchenstein
(traduzione di Serena Tinari)

Roger Federer è nato nel 1981 in una famiglia di appassionati di tennis: entrambi i genitori giocavano – e benino – presso il Tennis Club Old Boys di Basilea. Il piccolo Roger ha iniziato a colpire palle da tennis all’età di tre anni e a otto è entrato a fare parte del circolo.

Nei successivi cinque anni, Roger Federer si allena all’Old Boys. A dodici anni smette di giocare a calcio per concentrarsi sul tennis. Oltre all’allenamento con il suo allenatore del club, Seppli Kacovsky, dal 1991 al 1995 riceve lezioni private dall’australiano Peter Carter.

Nel 1995, a 14 anni, Federer è diventato campione junior svizzero ed è stato scelto per allenarsi al Centro di Ecublens. Ci resta fino alla fine delle scuole superiori, nel 1997: da allora prese a incrementare la sua partecipazione ai tornei internazionali di tennis per juniores.

Roger Federer è diventato tennista di professione nel luglio 1998.

1989-1994: Seppli Kacovsky. Nato in Cecoslovacchia, Kacovsky era primo allenatore al Tennis Club Old Boys di Basilea.

1991-1995, 1997-1998: Peter Carter. L’australiano Carter ha impartito lezioni private ogni settimana a Federer, quando questi aveva dai 10 ai 14 anni. Carter affiancò di nuovo il tennista nel 1997 in una nuova struttura a Bienne e a tempi alterni anche in seguito, fino a che Federer non divenne professionista.

1999-2003: Peter Lundgren. Con l’ingresso nel circuito dei tennisti di professione, Federer sceglie di affidarsi a Lundgren, uno svedese che aveva conosciuto a Bienne. Ma Carter rimase un punto di riferimento.

2005-2007: Tony Roche. Australiano, Roche vinse nel 1966 gli Open di Francia ed ha seguito Federer solo per poche settimane, prima del Gran Slam e dei Masters ATP.

2008: Federer si è servito per alcune settimane della consulenza di José Higueras. Lo spagnolo, che ha diretto per 20 anni una scuola di tennis a Palm Springs, negli Stati uniti, è considerato uno specialista della terra battuta.

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