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All’estero dibattito su elezioni in Svizzera

I rappresentanti dei quattro più grandi partiti della Svizzera a Monaco di Baviera sono stati tempestati di domande dai compatrioti residenti in Germania ASO

Gli esponenti dei quattro maggiori partiti della Confederazione si sono confrontati in un dibattito al Congresso degli svizzeri di Germania. Al centro delle discussioni gli accordi bilaterali Svizzera-UE. Si è pure parlato dell'impegno elvetico per la Quinta Svizzera.

Era chiaramente un dibattito di campagna elettorale, ha commentato un membro del pubblico che ha assistito alla tavola rotonda tenutasi sabato a Monaco di Baviera al congresso annuale degli svizzeri in Germania. Una diaspora importante, visto che conta ben 70mila membri.

Le posizioni dei politici sul podio e gli argomenti che hanno esposto alla diaspora circa l’impatto degli accordi bilaterali fra la Svizzera e l’Unione europea (UE) sulla Confederazione erano contrastanti. Ma evidentemente l’obiettivo di ognuno era identico: riuscire a convincere gli svizzeri che vivono in Germania a votare per il proprio partito alle elezioni federali del prossimo 23 ottobre.

Le reazioni del pubblico hanno peraltro evidenziato che gli espatriati in Germania seguono molto attentamente le vicende politiche in Svizzera. Così, come nella Confederazione, anche nella diaspora in molti si sono già fatti le proprie opinioni. Per i cittadini elvetici residenti in Germania sembrano prevalere gli aspetti positivi degli accordi bilaterali.

La questione degli stranieri

In discussione è anche stata posta la questione degli stranieri in Svizzera. Leggi e stato di diritto sono uguali per tutti, ha sottolineato il senatore popolare democratico Filippo Lombardi, interpellato dal moderatore Peter Kaul, vicepresidente dell’Organizzazione degli svizzeri di Germania. Di conseguenza anche i reati devono essere puniti allo stesso modo, siano essi compiuti da stranieri o da cittadini elvetici. Il consigliere agli Stati ticinese ha giudicato che l’immigrazione è positiva per l’economia svizzera.

Il discorso degli stranieri in Svizzera è molto distorto, ha dichiarato il deputato nazionale socialista Hans-Jürg Fehr. Lo sciaffusano ha denunciato i costanti tentativi di mettere gli abusi in primo piano nella politica sociale.

Ma “mi stupisce che in tema di abusi non si senta mai parlare delle violazioni delle leggi commesse da datori di lavoro svizzeri”, ha osservato Fehr. A suo dire, il 40% di costoro e non rispetta le leggi e versa ai lavoratori stranieri salari da dumping.

Secondo il presidente dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) Toni Brunner, il suo partito è l’unico che osa nominare le disfunzioni in Svizzera con il loro vero nome. “Il saldo migratorio netto è di 330mila persone arrivate in Svizzera dal 2004. Cosa fare con tutte queste persone?” Ci sono troppo poche abitazioni e le infrastrutture dei trasporti rischiano il collasso.

Per questo l’UDC ha lanciato un’iniziativa popolare per limitare l’immigrazione. Bisogna anche bloccare i negoziati per nuovi accordi con l’UE, ha aggiunto il consigliere nazionale sangallese.

Il suo collega di parlamento Mark Hutter, liberale radicale, vede invece la Svizzera come un paese aperto. “Il successo dell’economia svizzera è basato in gran parte sugli stranieri, di cui siamo orgogliosi”, ha detto il deputato nazionale zurighese, citando grandi società come la Nestlé e la Brown Boveri, fondate da immigrati in Svizzera.

In confronto con altri paesi, la Svizzera ha effettivamente una percentuale elevata di stranieri. Ma “c’è qualche paese in Europa che ha raggiunto una crescita economica simile alla Svizzera?, ha chiesto il parlamentare liberale radicale. Per Hutter e il suo partito, la libera circolazione delle persone, basata sull’accordo bilaterale, è un modello di successo. “Metterla a repentaglio, sarebbe pericoloso”, ha detto.

Abbandono del nucleare

I media tedeschi hanno valutato positivamente la decisione del governo svizzero di rinunciare all’energia nucleare, ha detto il moderatore della tavola rotonda Peter Kaul. Un punto di vista non condiviso da tre dei quattro esponenti politici svizzeri. Soltanto Hans-Jürg Fehr sostiene l’abbandono del nucleare. Anzi, per il socialista, l’uscita interviene persino 20 o 30 anni troppo tardi.

Il presidente dell’UDC Toni Brunner ha criticato l’azione del Consiglio federale. Se non si dispone di alcuna strategia di sostituzione delle centrali nucleari, non si deve decidere, ha affermato il sangallese. A suo parere, si deve invece limitare l’immigrazione, perché più stranieri significa anche più consumo di energia.

Nemmeno il popolare democratico Filippo Lombardi si è detto veramente entusiasta della decisione, approvata in prima linea proprio dalla rappresentante del suo partito in governo, la ministra dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni Doris Leuthard. Forse la decisione è stata presa troppo velocemente, ha detto.

E il liberale radicale Mark Hutter ha addirittura previsto un collasso economico come conseguenza dell’inevitabile aumento dei prezzi dell’elettricità.

“Abbiamo le capacità tecniche di gestire un abbandono progressivo del nucleare, ma abbiamo anche le condizioni politiche?”, ha domandato Fehr. Il socialista ha espresso dubbi sull’adozione dei necessari provvedimenti per avviare il processo che dovrebbe fare uscire progressivamente la Svizzera dal nucleare.

Impegno per gli svizzeri all’estero

Circa il futuro delle relazioni tra Berna e Bruxelles, i rappresentanti dei quattro maggiori partiti sono stati unanimi su un punto: al momento in Svizzera l’adesione all’UE non otterrebbe la maggioranza in votazione popolare. La controversia, tuttavia, era sulla questione se un candidato sarebbe affatto utile o auspicabile.

Il pubblico  la questione più cruciale della tavola rotonda era però un’altra: che partito ha fatto cosa per i cittadini svizzeri che vivono all’estero?

Brunner ha sostenuto che il suo partito è il più avanzato in materia, perché alle elezioni l’UDC ha presentato il maggior di liste di candidati di svizzeri all’estero.

Fehr ha difeso una corretta rappresentazione degli espatriati in parlamento, che vedrebbe parificata la Quinta Svizzera a un cantone. La diaspora avrebbe una propria circoscrizione elettorale per due seggi al Consiglio degli Stati. Su questo punto è stato appoggiato da Filippo Lombardi. Il ticinese ha pure sostenuto la necessità di una legge sugli svizzeri all’estero, che è ancora in corso di elaborazione.

Markus Hutter ha precisato che il suo partito non allestisce più liste separate per i candidati residenti all’estero, ma che li integra nelle liste normali dei candidati liberali radicali. Secondo il partito, in questo modo avrebbero più possibilità di essere eletti.

Nella Confederazione l’Organizzazione degli svizzeri all’estero (OSE) rappresenta gli interessi degli espatriati. Le autorità la riconoscono come portavoce della Quinta Svizzera.

La diaspora ha il proprio parlamento: il Consiglio degli svizzeri all’estero (CSE), che si riunisce in Svizzera due volte all’anno, in primavera e in estate in occasione del Congresso annuale degli svizzeri all’estero.

Alla seduta primaverile svoltasi l’8 aprile a Brunnen, nel cantone di Svitto, il CSE ha adottato all’unanimità il “Manifesto elettorale 2011 dell’OSE”, che si rivolge a tutti i partiti e i candidati alle elezioni federali del 23 ottobre. Si tratta di un catalogo di sette richieste concrete della Quinta Svizzera per la prossima legislatura. 

Esso chiede:

di creare una legge per gli svizzeri all’estero;

di agevolare l’esercizio dei diritti politici dall’estero (voto elettronico, partecipazione all’elezione dei membri del Consiglio degli Stati);

di favorire la mobilità internazionale degli svizzeri (accordi sulla libera circolazione delle persone, eliminazione di ostacoli);

un’assistenza consolare adeguata (rete consolare sufficiente, sviluppo cyberamministrazione);

di sviluppare la comunicazione con la Quinta Svizzera (Gazzetta svizzera, swissinfo, SwissCommunity);

di consolidare il Consiglio degli svizzeri all’estero quale organo rappresentativo della Quinta Svizzera;

di rafforzare/sviluppare la presenza e la partecipazione internazionale della Svizzera.

Alla fine del 2010 nelle rappresentanze svizzere all’estero erano immatricolati 695’101 cittadini elvetici, l’1,5% in più di un anno prima. Di questi ben 538’243 sono maggiorenni ed hanno dunque diritto di voto e di eleggibilità.

In Germania alla fine del 2010 erano immatricolati 77’827 cittadini svizzeri, di cui 59’746 con diritto di voto ed eleggibilità.

Per partecipare alle votazioni e alle elezioni federali, devono essere immatricolati nella rappresentanza elvetica nel paese di residenza e iscriversi in un registro elettorale di un comune della Confederazione.

La partecipazione politica della Quinta Svizzera aumenta costantemente. Alla fine del 2010, nei registri elettorali erano iscritti 135’877 svizzeri dell’estero, pari a una crescita del 4,5% in un anno.

(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

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