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Allarme spinello: troppi ragazzi italiani fanno il pieno di “erba” in Ticino.

L'acquisto transfrontaliero di prodotti della canapa sta assumendo dimensioni piuttosto preoccupanti Keystone

La denuncia è partita qualche settimana fa da Como. Tra gli adolescenti si registrano sempre più frequentemente casi di collassi, intossicazioni e ricoveri in ospedale per l'uso di droghe leggere. Sono le conseguenze del turismo dello spinello. I ragazzi che dalla Lombardia, ma anche da altre regioni del Nord Italia, si riforniscono di marijuana nei canapai ticinesi sono in costante aumento.

“Shock da spinello” lo hanno definito i medici degli ospedali Valduce e Sant’Anna di Como. La sintomatologia non lascia spazi a dubbi: svenimenti, perdita di contatto con la realtà, stati depressivi e altri malesseri, che richiedono il ricovero in ospedale per uno o due giorni. Vittime per lo più giovani sino ai 18 anni di età. Secondo i sanitari il fenomeno negli ultimi sei mesi sta registrando una crescita preoccupante.

Un allarme del resto confermato dalle ultime statistiche sul pendolarismo della canapa al confine tra Italia e Svizzera. Su 151 casi di traffico di stupefacenti scoperti nel solo mese di aprile dal Corpo delle guardie di confine il grosso riguardava sequestri di “erba”. Il valico di Chiasso-Brogeda si sta confermando come un crocevia per l’acquisto e lo smercio di droga leggera. Nei primi quattro mesi di quest’anno alla dogana italiana sono stati sequestrati complessivamente oltre 20 chili di marijuana, ossia un quantitativo pari a quello intercettato nell’arco di tutto il 2000. A comprare non sono i giovanissimi per il consumo personale o la spinellata tra amici. Qualche giorno fa è stato arrestato un trentunenne di Pavia che aveva imbottito i sedili della sua auto con mezzo chilo di marijuana acquistata a Lugano.

Attualmente nel cantone sono una quarantina i negozi di derivati della canapa, approvvigionati per lo più da coltivazioni locali. Nei canapa-shop vicini alla frontiera il via vai di ragazzi italiani s’intensifica soprattutto il sabato pomeriggio. Basta un sacchettino aromatico per profumare gli armadi, legalmente in vendita, per ricavare 10 spinelli.

Fumo buono e certo meno rischioso di quello che si può acquistare in Italia dagli spacciatori di strada. E così la processione continua. Arrivano con l’auto guidata dall’amico più grande o anche in motorino, ma c’è anche chi cerca di passare la ramina verde, come nel caso di due ventenni di Mantova bloccati a metà marzo in un bosco tra Varese e il Ticino con sette etti di “erba”.

La legge svizzera permette la vendita di derivati della cannabis nella forma di tisane, deodoranti, cosmetici o altri prodotti sino ad arrivare alle birre e agli indumenti, ma vieta di fatto qualsiasi forma di esportazione o importazione degli articoli prodotti con la canapa. Per stroncare il traffico le guardie di confine hanno irrigidito la sorveglianza, mentre si susseguono i blitz della polizia nei canapi.

Alla fine di aprile è stato chiuso per ordine della magistratura uno dei negozi storici di Chiasso il Flower Power, metà preferita di centinaia di ragazzi italiani. A gennaio la stessa sorte era toccata ad un locale di Balerna.
Sono le ultime operazioni di una strategia di controlli a tappeto che nel 2000 ha portato alla perquisizione di 17 canapai, al sequestro di tre tonnellate di “erba” e alla chiusura di 11 punti vendita. Ma il business continua alla grande, nonostante gli interventi sempre più decisi di polizia e magistratura.

Libero D’Agostino

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