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Anche la Svizzera piange la morte di Rugova

Rugova era un leader popolare, candidato al Nobel per la pace nel 1996 Keystone

La Svizzera esprime le proprie condoglianze al popolo kosovaro per la morte del suo presidente, Ibrahim Rugova, vittima a 61 anni di un cancro ai polmoni.

Lo statista ha saputo incarnare le aspirazioni dei kosovari con moderazione. La Svizzera spera che la sua morte non comprometterà i negoziati per la stabilizzazione della regione.

Il presidente della Confederazione, Moritz Leuenberger, ha onorato la memoria di Ibrahim Rugova con queste parole: «È grazie anche al suo impegno che si è potuta trovare una via d’uscita nel conflitto in Kosovo.»

Anche il Dipartimento federale degli esteri ha espresso la sua profonda tristezza per il decesso del presidente del Kosovo.

«Ibrahim Rugova resterà una grande figura nella storia dei balcani. Il filosofo, scrittore, e statista ha saputo incarnare le aspirazioni del suo popolo con moderazione», scrive il ministero degli esteri nel suo comunicato ufficiale, che sottolinea l’azione pacificatrice esercitata da Rugova, in un contesto regionale segnato da una storia drammatica.

«È grazie in gran parte al suo contributo che si sono verificate le condizioni che hanno permesso l’apertura, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dei negoziati sullo statuto futuro del Kosovo», prosegue la nota.

Il Gandhi dei Balcani

Ibrahim Rugova, 61 anni, è morto di cancro ai polmoni sabato a Pristina, senza poter realizzare il suo sogno d’indipendenza del Kosovo. In febbraio prenderanno avvio i negoziati internazionali che potrebbero portare proprio alla realizzazione di questo sogno, che la Svizzera ha sempre sostenuto.

Oltre ad offrire il proprio sostegno diplomatico, per favorire il dialogo tra Pristina e Belgrado, la Svizzera è molto implicata in Kosovo, con l’aiuto umanitario, con una forza di pace e con investimenti per favorire la stabilizzazione.

Un kosovaro su dieci vive in Svizzera

Inoltre, la comunità degli immigrati kosovari, con circa 200 mila persone, è tra le più importanti: in pratica un kosovaro su dieci vive nella Confederazione elvetica.

Rugova, laureato alla Sorbona e per anni unico leader riconosciuto degli albanesi del Kosovo, era considerato anche dai suoi avversari politici come protagonista indiscusso della turbolenta storia della provincia serba a maggioranza albanese.

Fra il 1990, quando autoproclamò l’indipendenza del Kosovo, fino al 1999 quando l’intervento della Nato costrinse le milizie di Milosevic ad abbandonare la provincia, Rugova era stato il fautore di una linea moderata che lo aveva spinto a creare uno Stato parallelo, non violento, ma nettamente distinto da Belgrado.

I successi politici e militari ottenuti dall’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) lo misero in ombra e ai negoziati di Rambouillet (il cui fallimento determinò l’inizio dei bombardamenti da parte dell’Alleanza atlantica) di fatto lo relegarono ai margini della scena. Ma il suo isolamento durò poco.

Un leader carismatico

Quando la parola tornò alla politica, Rugova si riaffermò come leader e statista riuscendo a vincere tutte le elezioni politiche svolte sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite e ad essere puntualmente rieletto alla presidenza.

Un carisma che neppure la grave malattia, da lui stesso annunciata nel settembre scorso, aveva scalfito. La consigliera federale Micheline Calmy-Rey aveva incontrato Ibrahim Rugova per l’ultima volta nell’estate del 2005, ribadendo l’impegno della Confederazione per la stabilizzazione dei Balcani.

Per il momento assume le funzioni di presidente ad interim il capo del parlamento del Kosovo, Nexhat Daci, che resterà in carica fino alle nomina del nuovo presidente da parte del parlamento.

swissinfo e agenzie

La Svizzera si è espressa in favore di uno statuto di indipendenza del Kosovo in sede ONU, e ha manifestato la sua disponibilità a fungere da mediatore tra le due parti.

Il Parlamento ha prolungato la partecipazione dei militari svizzeri della forza di pace KFOR in Kosovo (Swisscoy) fino alla fine del 2008.

In Svizzera vivono circa 200’000 kosovari.

Abitato da una popolazione a maggioranza albanese, il Kosovo fa ancora parte formalmente della Serbia.

Dal 1999, dopo l’invasione delle truppe serbe e l’intervento delle forze della Nato, la provincia è sotto l’amministrazione dell’ONU.

Ancora oggi sussistono tensioni tra la maggioranza albanese e la minoranza serba, costretta a vivere sotto la protezione delle forze internazionali di pace.

Veri e propri negoziati sullo statuto definitivo della regione sono stati rinviati a più riprese, in attesa di una stabilizzazione della situazione.

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