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Arrestato l’ambasciatore svizzero in Lussemburgo

Le indagini che hanno condotto all'arresto di Friederich sono avvenute in stretta collaborazione fra autorità svizzere e lussemburghesi swissinfo.ch

L'ambasciatore svizzero in Lussemburgo, Peter Friederich, è stato arrestato su suolo elvetico in relazione ad un caso di riciclaggio di denaro.

Il Ministero pubblico della Confederazione, che ha reso noto l’arresto, ha avviato in stretta relazione con la Polizia giudiziaria federale e le autorità lussemburghesi indagini preliminari nei confronti dell’ambasciatore.

Friederich è sospettato di riciclaggio di denaro in relazione a transazioni private di denaro di origine incerta, nell’ordine di svariate centinaia di migliaia di franchi svizzeri. Da lunedì l’ambasciatore è in carcere preventivo in Svizzera.

Collaborazione tra Svizzera e Lussemburgo

Hansjürg Mark Wiedmer, un portavoce del Ministero pubblico, ha dichiarato a swissinfo che le autorità hanno fatto tutto il possibile per individuare l’origine del denaro.

All’origine delle indagini vi è un’indicazione ricevuta dall’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro dalle autorità lussemburghesi per la lotta al riciclaggio e trasmessa al Ministero pubblico.

“Siamo stati informati dalle autorità del Lussemburgo alla fine di febbraio”, ha detto Wiedmer. “L’8 aprile, il Ministero pubblico della Confederazione ha aperto un’inchiesta contro ignoti. Dopo aver ricevuto ulteriori informazioni dal Lussemburgo, il 3 luglio abbiamo esteso le indagini alla persona dell’ambasciatore.”

Wiedmer ha sottolineato che il presunto caso di riciclaggio è una questione privata e non riguarda l’ambasciata svizzera in quanto tale.

Friederich è stato interrogato a Berna lunedì scorso e quindi posto in carcerazione preventiva. La detenzione è stata confermata mercoledì dal giudice istruttore federale.

L’arresto di Friederich mette ulteriormente sotto pressione il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) già investito dalle polemiche non ancora sopite sulle dimissioni dell’ambasciatore svizzero a Berlino Thomas Borer.

Partiti costernati

I partiti politici svizzeri hanno definito il caso Friederich uno scandalo, che rischia di mettere a repentaglio il segreto bancario svizzero.

Per il Partito socialista svizzero, la vicenda potrebbe indebolire la posizione svizzera nei negoziati con l’Unione europea. Il riferimento è evidentemente alle trattative bilaterali sull’armonizzazione fiscale. L’Ue chiede l’accesso alle informazioni relative a cittadini europei che hanno capitali in Svizzera – una proposta su cui la Svizzera non intende negoziare.

Il Partito radicale ha parlato di scandalo e ha espresso la propria “grande delusione”, soprattutto perché la vicenda tange il ruolo cruciale della diplomazia quale carta da visita ufficiale della Svizzera.

Contro conlcusioni affrettate si è espresso il Partito democratico cristiano, che ha tuttavia chiesto che sulla vicenda sia fatta luce il più rapidamente possibile.

Un diplomatico con una lunga esperienza

Peter Friederich, 60 anni, è laureato in scienze politiche all’Università di Ginevra. Prima di ricoprire nel 1999 la carica di ambasciatore in Lussemburgo, era stato capo missione in Vietnam e Cuba.

In precedenza era stato responsabile per la formazione e il reclutamento del personale del DFAE a Berna. Nel 1990 ha fatto parte del coordinamento generale per rafforzare la cooperazione con gli Stati dell’Europa centrale o orientale.

Riciclaggio di denaro

L’indagine del Ministero pubblico della Confederazione, ha detto Wiedmer, si basa sull’ipotesi di violazione dell’articolo 305bis del codice penale svizzero. L’articolo, introdotto nel codice nel 1990, definisce il reato di riciclaggio di denaro, cioè ogni atto “suscettibile di vanificare l’accertamento dell’origine, il ritrovamento o la confisca di valori patrimoniali” di sicura o presumibile origine criminosa.

La Svizzera si è dotata nel 1998 di una legge sul riciclaggio di denaro, che stabilisce per gli intermediari finanziari (banche, assicurazioni, fiduciarie, case da gioco) l’obbligo di diligenza, vale a dire l’obbligo di conoscere i propri clienti e di segnalare all’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro le transazioni finanziarie sospette.

Wiedmer ha aggiunto di non poter aggiungere ulteriori dettagli sul caso, poiché le indagini sono ancora in corso.

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