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Battaglia per un fiume tra Svizzera e Italia

L'esistenza della fonte termale dei Bagni di Craveggia, in Val Vigezzo, è documentata già nel XV secolo

Il progetto di costruire una centrale idroelettrica in Val Vigezzo suscita timori in Ticino. L'impianto potrebbe compromettere l'equilibrio idrico nella vicina Val Onsernone.

Oltre a sollevare interrogativi dal punto di vista ambientale, il progetto pone il problema dell’utilizzo delle acque transfrontaliere.

La centrale idroelettrica dovrebbe sorgere nella zona dei Bagni di Craveggia, un’area in territorio italiano, a poche decine di metri dal confine svizzero.

Il progetto, interamente in mano a una ditta privata, prevede di captare le acque di uno degli affluenti dell’Isorno e di convogliarle a fondo valle per trasformarle in energia idroelettrica.

L’impianto è relativamente piccolo: la centrale dovrebbe produrre 21 milioni di kwh annui, sufficienti a coprire il fabbisogno di circa 6’000 famiglie.

Danni all’ecosistema

In Ticino, dove scorre l’Isorno, il progetto ha però sollevato una levata di scudi: si teme che la captazione delle acque prosciughi in pratica il fiume, con un conseguente notevole danno all’ecosistema della Valle Onsernone.

Il caso è pure approdato in Parlamento federale. Il deputato ticinese Fabio Abate ha infatti presentato un’interpellanza al governo con la quale chiede alle autorità di prendere in mano la situazione per tutelare gli interessi svizzeri.

“La deviazione del fiume comporterebbe un danno irreparabile ai deflussi dell’Isorno, con un conseguente prosciugamento della falda freatica”, spiega a swissinfo Fabio Abate.

E questo “proprio nella zona dove è stata da poco istituita una delle più grandi riserve forestali integrali della Svizzera e su una porzione importante del previsto Parco nazionale del Locarnese”, precisa nella sua interpellanza il deputato.

Rilascio minimo sufficiente

Il vicesindaco di Craveggia, Fabrizio Ramoni, respinge l’ipotesi di un impatto maggiore in Val Onsernone: “Non è vero che verrà portata via tutta l’acqua del fiume, poiché il progetto prevede un rilascio minimo (la quantità d’acqua che viene lasciata scorrere, ndr) doppio rispetto a quello contemplato dalla legge italiana”.

Inoltre, la centrale dovrebbe essere costruita alla confluenza di due torrenti, uno in territorio italiano, l’altro in territorio svizzero, e “quest’ultimo non verrà assolutamente intaccato”, precisa.

Anche in Val Vigezzo, però, il progetto non fa l’unanimità, sottolinea Federico Cavalli, presidente della Comunità montana vigezzina e sindaco di Malesco, precisando che nella regione sono una decina le centrali simili in fase realizzativa.

“Molti non vedono quali opportunità possano creare sul territorio”, spiega Federico Cavalli. “Costruire tutte queste centrali si tradurrà in un disastro ambientale non indifferente in una valle che vuole vivere di turismo e non più di solo frontalierato”.

Impatto ecologico

L’impatto ecologico è tutt’altro che nullo: alterazione della continuità del corso d’acqua, della circolazione delle falde acquifere sotterranee e del paesaggio naturale, nonché distruzione di flora e fauna a causa della riduzione innaturale dei regimi idrologici….

“Il problema fondamentale è di valutare gli effetti cumulativi di tutte queste centrali”, sottolinea il presidente della Comunità montana vigezzina. “Non bisogna solo vedere il danno su un tratto di fiume, ma si deve fare un discorso più globale, che tenga conto dell’intero bacino idrico e che coinvolga sia gli svizzeri che gli italiani”.

Per tale ragione, Federico Cavalli ha chiesto al presidente della provincia di organizzare una conferenza italo-svizzera sulle acque superficiali.

Mani legate

Secondo Fabio Abate, le autorità svizzere devono reagire. In caso contrario, il deputato ticinese stima che si creerebbe “un precedente pericoloso”.

“Fra qualche anno l’acqua sarà un bene importantissimo – precisa – e se davanti all’UE ci permettiamo di non reagire vorrà dire che forse abbiamo sottovalutato l’importanza di questa risorsa naturale, l’unica che abbiamo nel nostro paese”.

A Berna per il momento l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), competente per questo dossier, ha le mani legate. “La centrale si trova su territorio italiano e la Svizzera non può proibirla; il governo italiano ha comunque reagito bene e ci ha informati del progetto”, spiega Willy Geiger, vicedirettore dell’UFAM.

Superare le frontiere

Le autorità svizzere possono comunque ancora giocare la carta della Convenzione sulla valutazione dell’impatto ambientale (Convenzione di Espoo firmata da numerosi Stati europei).

“Questa convenzione – spiega Geiger – prevede che in caso di progetti di costruzione di infrastrutture che possono avere un forte impatto ecologico, lo Stato contraente consulti il paese vicino e faccia il possibile per minimizzare gli effetti sull’ambiente”.

Federico Cavalli sottolinea dal canto suo la necessità di superare le frontiere: “Dobbiamo cominciare a ragionare in termini di sistemi. L’acqua dell’Isorno va nel fiume Maggia, che a sua volta confluisce nel Ticino e poi si getta nell’Adriatico. L’ambiente non ha confini”.

swissinfo, Daniele Mariani

L’unica via d’accesso per raggiungere i Bagni di Craveggia è una strada forestale che parte da Spruga, in Svizzera, l’ultimo paese della Val Onsernone.

La strada appartiene ad un consorzio che include il comune e il patriziato del comune elvetico.

La strada è chiusa con una barriera. Finora il consorzio ha messo a disposizione gratuitamente del comune di Craveggia la chiave per aprire la barriera.

Quando il progetto di costruire una centrale idroelettrica si è precisato, il consorzio ha tolto il privilegio al comune italiano, che ora è tagliato fuori da una porzione del suo territorio. Dall’Italia, infatti, i Bagni sono raggiungibili solo percorrendo un lungo sentiero.

Il comune di Craveggia si è rivolto al deputato di Alleanza Nazionale Marco Zacchera, il quale ha chiesto l’intervento del Ministero degli esteri italiano, evocando il rischio di una “crisi diplomatica” tra Svizzera ed Italia. I servizi di Massimo D’Alema per ora non hanno ancora preso posizione.

I Bagni di Craveggia si trovano a 977 metri d’altezza. Il più vecchio documento che menziona l’esistenza di una fonte termale data del 1406.

Nel 1823 venne costruito un albergo, distrutto da un incendio nel 1881. L’hotel venne poi ricostruito, ma nel 1951 una valanga lo distrusse nuovamente. Oggi rimangono alcuni ruderi.

Nel 1944 molti partigiani in fuga dalla Repubblica dell’Ossola passarono dai Bagni di Craveggia per rifugiarsi in Svizzera.

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