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Bertossa, resistenza agli intralci del governo italiano

Per Bernard Bertossa , anche i giudici possono esprimere le loro opinioni Keystone Archive

Il procuratore generale di Ginevra sostiene il diritto dei giudici a denunciare le ingerenze di parlamenti o governi negli affari giudiziari.

Ci sta abituando a dichiarazioni eclatanti in questo periodo di fine mandato, dopo dodici anni passati al Palazzo di Giustizia di Ginevra con l’incarico di procuratore generale. Eppure Bernard Bertossa non si esprime mai con piglio polemico, anzi, il suo stile sobrio e pacato sembra accreditarlo rispetto ai suoi detrattori, che denunciano complotti internazionali e misteriosi club delle toghe rosse.

Ultimo in ordine di tempo l’intervento di lunedì davanti alla stampa estera a Ginevra. L’occasione per confermare ai giornalisti argentini una voce trapelata qualche giorno fa, ovvero che ci sono 10 milioni di dollari sui conti bloccati nel quadro dell’inchiesta sull’ex presidente Carlos Menem, accusato di riciclaggio e traffico d’armi.

Ma le dichiarazioni più eclatanti Bertossa le ha riservate all’Italia, almeno a giudicare dalle reazioni. “Il regime politico al potere cerca con ogni mezzo di impedire alla giustizia penale di operare contro la corruzione” ha detto il procuratore generale. Poi, stimolato dai corrispondenti italiani, ha commentato l’affermazione dell’ex sottosegretario Carlo Taormina, secondo cui certi giudici dovrebbero andare in prigione. “Ci sarebbero forse più motivi perché ci sia lui in prigione”, una battuta che gli è valsa un preavviso di querela da parte di Taormina.

Bernard Bertossa non se ne cura e si mette a disposizione per esprimere le sue convinzioni e il suo stato d’animo pacioso. Al telefono, dal suo ufficio nella città vecchia che domina tutta Ginevra, ha gentilmente risposto alle nostre domande.

Swissinfo: Perché è così duro con il governo italiano in questo periodo?

Bernard Bertossa: La ragione è semplice, questo governo ha adottato un’attitudine che consiste nell’impedire alla giustizia italiana di fare il suo dovere. C’è una volontà esplicita del governo italiano di mettere ostacoli sulla strada della giustizia e per noi magistrati non è ammissibile un tale comportamento, si tratta di un’ingerenza intollerabile negli affari giudiziari.

Swissinfo: Come risponde alle critiche, che le vengono indirizzate, di essere un po’ troppo spregiudicato nei riguardi di un Paese democratico vicino e amico.

Bernard Bertossa: Mi pare che ci sia totale indipendenza della giustizia rispetto al governo svizzero e anche (ride, quasi a dire: ci mancherebbe solo questa) rispetto a governi stranieri. Noi abbiamo come giudici il diritto di dire le nostre opinioni. Siamo limitati dal segreto d’ufficio, ma non dobbiamo essere sottoposti ad altri divieti. Quando un parlamento o un governo svizzero o straniero mette in difficoltà la giustizia, è nostro dovere dirlo direttamente.

Swissinfo: C’è un costante botta e risposta tra Svizzera e Italia sul tema del segreto bancario e della giustizia. L’anno scorso c’erano state le dichiarazioni del ministro Del Turco, recentemente quelle del ministro Tremonti e le rogatorie generano attri

Bernard Bertossa: Sul piano giudiziario c’è un clima del tutto adeguato per lavorare in modo redditizio. Noi non abbiamo nessun problema con i colleghi italiani. Come giudici svizzeri, siamo a disposizione per aiutare i colleghi stranieri; collaboriamo in considerazione della necessità di combattere il crimine non solo nel nostro paese ma anche fuori dalle nostre frontiere.

Swissinfo: Ma lei continua a denunciare importanti intralci a questa collaborazione fruttuosa tra magistrati. E’ ottimista o pessimista ?

Bernard Bertossa: Non posso farmi indovino. Però ci sono accordi internazionali, come la Convenzione europea per la collaborazione tra le autorità giudiziarie, che l’Italia non può esimersi dall’applicare. Se consideriamo le decisioni prese recentemente dai giudici di Milano io sono ottimista, perché in queste sentenze è stata ribadita la preponderanza delle convenzioni internazionali nei confronti della legislazione interna. Penso quindi che il governo italiano non sarà in grado di farci retrocedere nella pratica della collaborazione tra giudici.

Flavio Fornari

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