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Bilancio positivo per la libera circolazione delle persone

Anche nel settore edilizio i fenomeni di dumping salariale sono stati limitati Keystone

Il mercato del lavoro svizzero non è stato sconvolto dall'accordo sulla libera circolazione della persone con l'Unione europea (UE). L'impatto su disoccupazione e salari è stato contenuto.

È quanto afferma il terzo rapporto dell’Osservatorio della libera circolazione delle persone, alla vigilia dell’abolizione dei contingenti per i vecchi paesi UE. I sindacati sono però scettici.

La libera circolazione delle persone con l’Unione europea (UE), in vigore dal primo giugno 2002 e introdotta a tappe, non ha sconvolto negli ultimi cinque anni il mercato del lavoro svizzero.

Il terzo rapporto dell’Osservatorio della libera circolazione delle persone – realizzato dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO), dall’Ufficio federale della migrazione (UFM) e dall’Ufficio federale di statistica (UST) – fa il punto sul periodo tra giugno 2002 e dicembre 2006.

Secondo il documento pubblicato giovedì a Berna, malgrado un’immigrazione accresciuta, l’accordo non ha avuto un impatto notevole sulla disoccupazione o sui salari.

L’immigrazione – ha precisato Serge Gaillard della Direzione per il lavoro della SECO – non è aumentata con la libera circolazione. Essa si è svolta come previsto e ha risposto alle necessità dell’economia elvetica.

Immigrazione moderata

Le prime esperienze mostrano che l’immigrazione proveniente dai paesi dell’Est, che hanno aderito all’UE tre anni fa, è «moderata». Tra giugno 2006 e marzo 2007, soltanto la metà circa dei contingenti è stata utilizzata.

Il segretario di Stato all’economia Jean-Daniel Gerber ha dichiarato alla stampa che le attuali quote di crescita dell’economia non sarebbero state possibili senza il contributo della manodopera straniera. A suo modo di vedere, l’importanza della libera circolazione, a causa della diminuzione del numero dei lavoratori svizzeri, sarà destinata ad aumentare.

Per la Confederazione, la libera circolazione è necessaria per lo sviluppo del mercato del lavoro e la crescita economica generale. La domanda dell’economia è soprattutto forte per quel che concerne i lavoratori mediamente e altamente qualificati.

Svizzeri non esclusi

Per il momento non vi sono indizi di effetti negativi della libera circolazione sull’impiego in Svizzera, secondo il rapporto. L’occupazione è pure aumentata per gli svizzeri nei settori che presentano un elevato tasso d’immigrazione, ossia le professioni universitarie, i quadri e i tecnici. Secondo la SECO non è stato constatato «alcun fenomeno di esclusione delle persone attive svizzere».

La disoccupazione ha seguito la congiuntura, scendendo dal 3,7% nel 2005 al 3,3% nel 2006. Il tasso dei senza lavoro svizzeri è rimasto «nettamente inferiore» a quello degli stranieri. Inoltre, non vi è stato un aumento particolare della disoccupazione nei settori che hanno registrato un’immigrazione elevata. «Questa constatazione dimostra a sua volta che la manodopera straniere non ha provocato l’esclusione delle persone attive svizzere».

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Giudizi discordanti sui salari

Il rapporto non constata nemmeno effetti economici generali sull’evoluzione dei salari. Alcuni dei settori a forte immigrazione hanno registrato una progressione dei salari superiore alla media (settori alberghiero e della ristorazione, altri servizi).

I salari hanno invece subito una progressione più lenta nei settori come la costruzione e l’insegnamento. Parallelamente, i controlli effettuati nell’ambito delle misure di accompagnamento intese a evitare il dumping sociale e salariale confermano che le condizioni generali di salario in Svizzera sono rispettate «nella schiacciante maggioranza dei casi».

In termini più critici si è invece espresso Daniel Lampart, successore di Gaillard quale responsabile economista dell’Unione sindacale svizzera (USS). A suo avviso, accanto ai vari vantaggi, la libera circolazione provoca pressioni sugli stipendi e le condizioni di lavoro in quesi settori che non hanno salari minimi.

Prossimo passo

I contingenti saranno soppressi da venerdì 1° giugno per i 15 primi membri dell’UE, nonché per Malta e Cipro. Gli otto paesi dell’Est che sono entrati a far parte dell’UE nel 2004 resteranno invece sottoposti a limitazioni (quote, preferenza nazionale, controllo preliminare delle condizioni di lavoro e di salario) fino al 2011.

Regole transitorie di questo genere dovranno ancora essere negoziate con Bulgaria e Romania, nell’UE solo da quest’anno.

swissinfo e agenzie

La libera circolazione delle persone fa parte del primo pacchetto di accordi bilaterali conclusi tra la Svizzera e l’UE, approvato in votazione popolare.

L’accordo è entrato in vigore il 1° giugno 2002 con i quindici «primi» stati dell’Unione europea. Nel settembre del 2005 il popolo svizzero ha accettato di estendere l’accordo ai nuovi dieci membri dell’UE (Estonia, Lituania, Lettonia, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica ceca, Malta e Cipro), entrati nell’UE il 1° maggio 2004.

Dal 1° giugno 2007 la libera circolazione non sarà più accompagnata da restrizioni per i quindici «primi» stati membri dell’UE e per Cipro, Malta e i paesi dell’Associazione europea di libero scambio (AELS).

Gli otto paesi dell’est che hanno aderito all’UE nel 2004 rimangono invece sottomessi a delle restrizioni durante un periodo di transizione. L’estensione dell’accordo alla Romania e alla Bulgaria, che sono entrate nell’Unione europea il 1° gennaio 2007, è ancora in fase di discussione.

L’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE scade il 1° gennaio 2009. L’Unione europea lo prorogherà tacitamente. In Svizzera, il prolungamento sarà sancito da un decreto federale, contro il quale sarà possibile lanciare un referendum.

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